Partecipare a un governo politico a guida Mario Draghi non è più un tabù per il Movimento 5 stelle. Anzi è la direzione verso cui, almeno una parte dei vertici, vuole spingere e il discorso di Giuseppe Conte davanti a Palazzo Chigi ha segnato l’apertura ufficiale. “Auspico un governo politico che sia solido e che abbia la sufficiente coesione per fare scelte politiche”, ha detto l’ex premier in quello che forse sarà uno dei discorsi più importanti per il suo futuro.

Ma cos’è cambiato in meno di 24 ore? Il caos della lunga assemblea con i gruppi parlamentari M5s di ieri è stata una tappa necessaria: la delusione per la fine dell’esecutivo Conte 2 e soprattutto l’amarezza per la sconfitta nella partita contro l’eterno nemico Matteo Renzi andavano affrontate collettivamente. Serviva lo sfogo e serviva cercare di esorcizzare la più dura delle botte. Ora però, bisogna voltare pagina. Perché, è la convinzione dei vertici, stare fuori da un governo istituzionale, potrebbe fare più male che schierarsi all’opposizione. E soprattutto mollare il tavolo al centrodestra (o peggio a Silvio Berlusconi e ai renziani) sarebbe la vera vittoria di chi li vuole fuori dai giochi.

Il primo a rompere il silenzio oggi e a far capire che l’aria stava cambiando è stato Luigi Di Maio e non ha scelto mezzi termini: “Abbiamo il dovere di partecipare e ascoltare”, ha detto in una nota. “Poi decideranno i parlamentari”. E’ il “momento di essere maturi”. Neanche un’ora dopo, il premier dimissionario ha convocato la stampa e aperto per “il bene del Paese”. E lo ha fatto presentandosi ai 5 stelle se non come il leader, almeno come una delle prossime guide: “Al Movimento dico: io ci sono e ci sarò”. E’ stato il segnale definitivo per le aperture e ora fondamentali saranno le reazioni dei gruppi parlamentari: “Si apre un nuovo scenario”, ha commentato il senatore Primo Di Nicola, tra i primi promotori del dialogo. “Tutti i partiti saranno coinvolti e non ci sarà governo più politico di quello di Draghi. Dovremo scegliere se abbandonarlo al centrodestra, oppure accettare la sfida condizionando e recitando anzi un ruolo da protagonisti per gestire le immense risorse del Recovery fund e tutte le altre partite connesse con i bisogni e i diritti dei cittadini”. E’ tutta qui la chiave per capire cosa si muove nelle teste dei vertici del Movimento: le resistenze interne ci sono, soprattutto al Senato, ma il dialogo è partito. Tanto che subito si sono accodati ex ministri e sottosegretari: da Lucia Azzolina (“Serve coraggio, apriamoci alla partecipazione”) ad Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. A chiudere il cerchio è arrivato anche il capo politico reggente Vito Crimi: “Alle consultazioni andremo e porteremo il Movimento con la sua storia”. A partire dalla difesa del “reddito di cittadinanza”.

Conte leader? Il silenzio assenso di Grillo – “Io ci sono e ci sarò“. Con queste poche parole Conte si è rivolto al Movimento 5 stelle e marchiato uno dei momenti che faranno la storia della creatura di Beppe Grillo. Il primo presidente del Consiglio espresso dai grillini lascia Palazzo Chigi e lo fa dando la sua benedizione a “un’alleanza con il centrosinistra” che non può finire così. E aprendo a un governo politico di Mario Draghi, ovvero un esecutivo con dentro esponenti politici del Movimento. E’ un passaggio fondamentale, per qualcuno drammatico, per altri l’ennesima richiesta di maturità. Chi ha ragione lo deciderà la storia. Intanto un fatto: il silenzio assenso di Beppe Grillo segna che le mosse di Conte e Di Maio sono concordate. O almeno c’è stata una condivisione. Il fondatore ha scelto di non esporsi finora, nonostante una sua semplice parola possa cambiare completamente il corso degli eventi in casa 5 stelle. E in questo vuoto, anche e in primo luogo di leadership, gli altri cercano di organizzarsi. Perché la prima emergenza è evitare la disgregazione di tutto.

A dire il vero, secondo l’agenzia Ansa, Grillo ha parlato e lo ha fatto con alcuni parlamentari. A loro ha fatto un discorso di “responsabilità” e dell’importanza di sedere al tavolo di Draghi per “difendere tutti i provvedimenti portati a casa dal governo Conte, come il reddito di cittadinanza, il decreto dignità e le norme anticorruzione, e un programma che abbia tra i punti principali il reddito universale, una imposta patrimoniale per i super-ricchi, acqua pubblica, blu economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e banca pubblica”. Sono le “condizioni” che avrebbe indicato Grillo, condizioni pesanti perché escludono automaticamente altri interlocutori (a partire da Silvio Berlusconi, tanto per fare un nome scomodo). Ma anche le uniche a rendere necessario che il Movimento vada a quella consultazioni. Per questo, avrebbe detto Grillo, il “M5s siederà al tavolo per rispetto istituzionale” e “gentilezza” nei confronti del Presidente della Repubblica.

Il primo segnale di Di Maio – In queste ore di lunghe trattative, basta una dichiarazione per influenzare un’intera linea politica. Solo ieri i giornali titolavano sull’imminente implosione del Movimento 5 stelle e Alessandro Di Battista implorava i suoi di “non cedere” al principe delle élite Mario Draghi: “Vi offriranno di tutto”, ha scritto preparandoli alle barricate. Sembrava ed era una chiusura senza possibilità di appello. Oggi, la linea si è ribaltata. E, non a caso, a farsi portavoce della distensione è stato Luigi Di Maio. Già ieri aveva lasciato tutti a bocca aperta, smorzando i più agguerriti e chiedendo di limitare gli attacchi. Oggi è andato oltre: “Comprendo gli animi e gli umori di queste ultime ore. È legittimo”, ha scritto. “Stiamo attraversando una crisi politica complessa e non abbiamo colpe. Non abbiamo cercato noi lo stallo, non avremmo mai voluto che si arrivasse a questo, con una pandemia in corso e le enormi difficoltà del nostro comparto produttivo. Ma è proprio in queste precise circostanze che una forza politica si mostra matura agli occhi del Paese”. E proprio quel richiamo alla maturità, è stato il primo e vero appello: “Oggi si aprono le consultazioni del premier incaricato Mario Draghi, secondo la strada tracciata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ringrazio. In questa fragile cornice, il MoVimento 5 Stelle ha, a mio avviso, il dovere di partecipare, ascoltare e di assumere poi una posizione sulla base di quello che i parlamentari decideranno. Siamo la prima forza politica in Parlamento e il rispetto istituzionale viene prima di tutto”. L’ultima parola insomma, spetterà sempre agli eletti. Anche se, è ormai chiaro come la linea indicata dai vertici sarà quella che conterà davvero.

E’ bastato il via libera di Di Maio (e soprattutto dopo quello di Conte) a far venire allo scoperto la maggior parte dei big. Per prima è arrivata Virginia Raggi. “Rompiamo gli schemi, il M5s apra a Draghi”, ha detto al Foglio. Poi il capodelegazione uscente Alfonso Bonafede: “Ora il M5s, con lo stesso senso delle istituzioni parteciperà costruttivamente, a testa alta e con coerenza rispetto ai valori di sempre, alle consultazioni del neo-incaricato presidente Draghi”. Non da ultimo il sottosegretario e tra gli uomini più fedeli a Conte Riccardo Fraccaro: “Condivido pienamente le parole di Conte che coincidono con la volontà espressa dal Movimento 5 stelle di dare al Paese un governo politico, che abbia al centro lo sviluppo sostenibile”. Infine, il capo politico Crimi è partito dalla necessità di difendere “il reddito di cittadinanza”: “Sento già qualcuno appellarsi al presidente incaricato affinché lo tolga il reddito di cittadinanza”. Ma “abbiamo lottato con tutte le nostre forze per realizzarlo e, invece che affossarlo, dobbiamo portarlo definitivamente a termine completando il versante delle politiche attive del lavoro”. Per questo, ha garantito, “andremo alle consultazioni, ascolteremo attentamente quanto avrà da dirci e porteremo al tavolo il Movimento 5 stelle con la sua storia, le sue battaglie e le sue visioni. E, chiaramente, fra queste il reddito di cittadinanza è uno dei punti fermi. Perché, oggi più di ieri, nessuno deve rimanere indietro”. Niente è ancora detto e basterà una condizione fuori posto per far saltare tutto, ma intanto i 5 stelle hanno deciso di entrare nella partita.

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