Sette anni fa era ai vertici del “forconi”, movimento di protesta anti-sistema, che aveva convogliato la rabbia di piccoli imprenditori un po’ ovunque in Italia. Adesso l’imprenditore di Povegliano Veronese Giovanni Zanon, 57 anni, ex membro del coordinamento nazionale, deve fare i conti con un’accusa di frode fiscale da 27 milioni di euro. Al centro di un’inchiesta condotta dalla guardia di Finanza, c’è la società Commercial Iron srl, attiva nel commercio all’ingrosso di minerali metalliferi e metalli ferrosi.

Secondo le contestazioni, la sede ufficiale della società sarebbe stata trasferita a Macerata, nel tentativo di eludere i controlli. Un rapporto delle Fiamme Gialle è finito sul tavolo del pubblico ministero Carlo Boranga che ha chiesto e ottenuto dal gip Luciano Gorra, del Tribunale di Verona, un sequestro preventivo di oltre 4 milioni e mezzo di euro. Si tratta sia di liquidità bancaria, che di altri beni appartenenti a Zanon (che aveva precedenti per reati fiscali), ora indagato per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il magistrato gli ha anche applicato la misura interdittiva del divieto (per una durata di 12 mesi) di esercitare imprese ed uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, considerato “il pericolo elevatissimo di prosecuzione dell’attività illecita”.

Il meccanismo, secondo la ricostruzione della Finanza, si sarebbe basato su una serie di fatture false emesse da una società fallita con sede in provincia di Reggio Emilia e che operava nel settore del commercio all’ingrosso di macchine e utensili agricoli. Il giro delle fatturazioni sarebbe di oltre 27 milioni di euro. A questo si aggiungono altre fatture per oltre 480mila euro emesse da una società romana operante nel settore del commercio all’ingrosso di rottami, risultata evasore totale e coinvolta in un altro traffico di fatture per operazioni inesistenti. Infine, ci sono fatture emesse da una società di diritto inglese che si occupa di pubblicità e sponsorizzazioni. Per questo, oltre a Zanon sono state denunciate altre tre persone, per concorso in una evasione complessiva d’imposta pari a 4 milioni 544 mila euro.

Nel 2013 l’imprenditore veronese fu uno dei promotori dei presidi dei “forconi”, che infiammarono l’Italia e minacciarono una marcia su Roma. In quell’occasione disse: “Siamo disposti a manifestare ad oltranza, finché non avremo risposte. Vogliamo nuove elezioni e che la classe politica vada a casa e non si ripresenti. La bandiera tricolore sarà il nostro unico simbolo. Non lasceremo i presidi nel resto d’Italia. Vogliamo liberarci dal tiranno, che è questo governo”. Infatti, aveva dato vita al “Movimento del Non Voto”, poi era entrato nel coordinamento nazionale dei Forconi di cui facevano parte Lucio Chiavegato, Danilo Calvani, Mariano Ferro, Augusto Zaccardelli, Giovanni Di Ruvo, Renzo Erbisti e Giorgio Bissoli. Il movimento conteneva anime molto diverse, ma con la presenza di numerosi esponenti di gruppi di destra.

(foto d’archivio: i “forconi” in piazza a Torino nel giorno della protesta nazionale il 9 dicembre 2013)

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