Sono ballati i numeri dei positivi al Covid. E ora, in Regione Lombardia, ballano anche le date della campagna vaccinale. Le somministrazioni agli over 80 non partiranno il 25-26 marzo, come Letizia Moratti aveva annunciato mercoledì 27 gennaio in commissione Sanità al Pirellone. Ma, secondo quanto la stessa assessora al Welfare ha detto oggi in consiglio regionale, partiranno il 24 febbraio. Un miglioramento, senza dubbio. Ma anziché spiegare come sia stato possibile rivoluzionare il piano vaccinale in così pochi giorni tanto da guadagnare un mese, Moratti se l’è presa con le testate giornalistiche che avevano parlato di 25-26 marzo, chiedendo loro di rettificare l’informazione. Tra queste, anche ilfattoquotidiano.it, che aveva sottolineato come una partenza a fine marzo della fase 2, destinata oltre che agli ultra ottantenni alle persone tra i 60 e i 79 anni e ai malati cronici, poneva la Lombardia in coda alle altre regioni, a iniziare da Lazio e Puglia che hanno previsto di iniziare a vaccinare gli over 80 l’8 febbraio. La Moratti ha poi rivisto la sua posizione qualche ora dopo in conferenza stampa, scusandosi questa volta con i giornali e ammettendo che questi avevano semplicemente ripreso la “comunicazione che avevo fatto in commissione, ma era una comunicazione che prescindeva da quelle che poi sono state delle comunicazioni che ci ha fatto il governo che ha ampliato e anticipato i vaccini”. Un ampliamento non meglio specificato dall’assessora, che consentirà di procedere con le vaccinazioni “non più in sequenza, ma in parallelo”.
In commissione sanità, Moratti aveva annunciato che la fase 1, destinata ad operatori sanitari ed operatori ed ospiti delle RSA, si sarebbe conclusa il 5 marzo, dopo di che sarebbe partita la fase 1 bis, destinata a una serie di figure legate al mondo medico. “Questa fase, se verranno rispettate le consegne dei vaccini, dovrebbe presumibilmente chiudersi nelle giornate di fine marzo, quindi intorno al 25-26 marzo. E da quel momento potrebbe partire la fase 2”, aveva detto Moratti usando un condizionale che sembrava addirittura mettere in dubbio la possibilità di partire a fine marzo. Considerato il vistoso ritardo con quanto pianificato da altre regioni, ieri ilfattoquotidiano.it ha chiesto un chiarimento al portavoce dell’assessora con un sms: “La Lombardia attiverà la fase 2 delle vaccinazioni a fine marzo. Alcune regioni partono fra pochissimi giorni. Stiamo cercando di capire come mai”. Ed ecco la risposta, che non smentiva le date precedentemente comunicate: “Domani relazione assessore in consiglio”.
Stamattina la novità, con un cambio in corsa che ricorda la proposta poi ritirata sui vaccini da distribuire in base al Pil delle regioni. Sorpresi anche diversi consiglieri regionali che, come Elisabetta Strada e Niccolò Carretta, hanno sottolineato in Aula la discrepanza con quanto annunciato in commissione. “Mercoledì scorso in commissione Sanità ci aveva comunicato che la fase 2 sarebbe iniziata dopo il 25 marzo. Oggi apprendiamo che la fase 2 parte dal 24 febbraio. Io non so se questo sia l’effetto Bertolaso. Però sarebbe utile, assessore, che lei potesse entrare nel merito di come è stato possibile in pochi giorni accorciare di un mese la fase 2”, ha detto Michele Usuelli di +Europa, facendo notare che il ritardo rispetto alle regioni più virtuose rimane anche con la nuova data. Anticipata anche la conclusione della fase 1, che secondo quanto riferito stamattina si chiuderà il 23 febbraio, e la fase 1 bis, il cui inizio è ora previsto per il 10 febbraio.
Dopo gli over 80 e le persone fragili partirà una “fase massiva di vaccinazione”, che riguarderà 6,6 milioni di lombardi. Per loro “entro due settimane”, ha assicurato Moratti, sarà possibile accedere a un portale delle vaccinazioni per aderire al piano. A gestire tutto sarà un “comitato guida”, composto dalla stessa Moratti, dal governatore Attilio Fontana, dall’assessore alla protezione civile Pietro Foroni e da Guido Bertolaso. Nel corso della sua relazione Moratti ha comunicato di aver chiesto al commissario Arcuri di modificare i criteri di assegnazione dei vaccini alle regioni, passando da una distribuzione basata sui target di popolazione a una basata sul numero di abitanti. E di aver chiesto che le fasce da vaccinare con priorità all’interno di ciascuna fase del piano vengano definite a livello centrale dal governo, in modo da non avere differenze tra le varie regioni.