“Stiamo inquinando troppo a causa delle mascherine usa e getta nelle scuole”. A lanciare l’allarme è l’associazione Altroconsumo, che in queste ore ha presentato i frutti di una ricerca sul numero di dispositivi di protezione individuale utilizzati nella scuola primaria, medie e superiori nell’arco di cinque giorni. Secondo l’analisi effettuata dall’associazione a difesa dei consumatori, considerando il numero degli studenti italiani (6.763.544) e le ore di lezione, il numero di mascherine utilizzate supera i 33 milioni a settimana. “Questa ingente quantità – spiega Altroconsumo– corrisponde a 155 tonnellate di rifiuti e a 118 tonnellate di CO2 prodotte dall’incenerimento delle stesse mascherine”.

Numeri che fanno rabbrividire. Altroconsumo ha calcolato che il peso delle mascherine utilizzate in una settimana dai nostri bambini e ragazzi equivale a quello di 27 elefanti africani adulti, così come le tonnellate di CO2 prodotte sono l’equivalente di un’auto che fa 20 volte il giro dell’equatore. “Le mascherine chirurgiche – precisa l’associazione – garantiscono protezione dal virus ma allo stesso tempo stanno generando un grave impatto ambientale”. Va detto, infatti, che i ragazzi che fanno il tempo pieno devono usare due dispositivi di protezione perché ogni quattro ore la mascherina va cambiata.

L’associazione in difesa dei consumatori non si è fermata alla sola analisi, ma ha elaborato una proposta: allungare il ciclo di vita delle mascherine usa e getta. Dopo aver testato un campione di mascherine distribuite nelle scuole italiane, Altroconsumo sostiene che sia possibile riutilizzare i dispositivi, lavandoli in lavatrice, almeno cinque volte. L’associazione ha testato in primis la filtrazione e la traspirabilità delle mascherine distribuite nelle scuole: tutti i prodotti, sostiene Altroconsumo, hanno ottenuto valutazioni eccellenti per quanto riguarda la filtrazione. In secondo luogo, è stato fatto un test per vedere se ci fosse un cambiamento di performance di questi prodotti dopo cinque lavaggi a 60 gradi (lavaggio intenso per testare le mascherine in condizioni di stress). L’esito sarebbe, riferisce ancora l’associazione, che non solo tutti i dispositivi mantengono invariate le proprietà filtranti ma migliorano addirittura in termini di traspirabilità.

Secondo l’associazione, inoltre, “analoghi studi sono stati eseguiti in Francia, dove numerosi enti si sono posti la stessa domanda e hanno dimostrato, attraverso test di laboratorio, che le mascherine chirurgiche possono essere lavate in lavatrice a 60°, asciugate in asciugatrice e riutilizzate fino a dieci volte, senza perdere la propria efficacia”. A spiegare ancor meglio la questione è Silvia Bollani, coordinatore test comparativi e inchieste di Altroconsumo: “L’idea che tutta la popolazione usi solo le mascherine usa e getta ci porta a un aumento dell’inquinamento. Sono un rifiuto emergente e hanno già prodotto inquinamento marino oltre che terrestre. Non dimentichiamoci che questi prodotti restano a lungo nell’ambiente essendo un tessuto plastico”. Da qui la proposta: “La nostra soluzione va contestualizzata. Il distinguo principale – specifica Bollani – è che sono mascherine usate in ambito di comunità e non sanitario. Dalla nostra analisi di laboratorio emerge in maniera chiara che dopo i lavaggi la perdita della loro performance è limitata”.

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