Patrick Zaki resta in carcere in Egitto. In un tweet l’ong Eipr, di cui faceva parte il ricercatore egiziano, ha comunicato la decisione presa dalla corte antiterrorismo del Cairo: altri 45 giorni di custodia. Lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna è stato arrestato lo scorso 7 febbraio con l’accusa di propaganda sovversiva: domenica si è tenuta l’udienza che doveva decidere sul rinnovo o meno della custodia cautelare del 29enne. La sua legale, Hoda Nasrallah, ieri aveva espresso la speranza di una scarcerazione ma anche pessimismo sulla base di una disponibilità dichiarata del giudice a concedere a Patrick l’accesso a libri in carcere. “Dopo ore e ore di attesa, questa decisione sconcertante, vergognosa, lascia veramente senza fiato e sgomenti“, è il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

La decisione del tribunale del Cairo è stata comunicata nel giorno in cui il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, è volato a Parigi per un incontro con Emmanuel Macron. Nel corso del meeting, ha poi fatto sapere il capo del’Eliseo durante una conferenza stampa congiunta, è stato “affrontato in modo franco” il tema dei diritti umani in Egitto. Non è chiaro, però, se Parigi abbia avanzato delle richieste concrete al leader del Cairo, dato che la Francia è uno dei Paesi europei che intrattiene i rapporti più stretti con il regime di al-Sisi, soprattutto per quanto riguarda la guerra in Libia.

Il presidente francese ha poi precisato che esistono “disaccordi” tra Francia ed Egitto in tema di ”diritti umani”, ma “non condizionerei la nostra cooperazione in materia di difesa, come in materia economica, a questi disaccordi”. Dicendosi “promotore dell’apertura democratica” e di “una società civile dinamica e attiva”, Macron ha detto di accogliere favorevolmente il recente rilascio da parte del Cairo di “tre membri dell’ong” Eipr. Macron ha motivato la sua posizione parlando di “sovranità dei popoli” e considerando “più efficace avere una politica di dialogo piuttosto che una politica di boicottaggio, che ridurrebbe l’efficacia di uno dei nostri partner nella lotta al terrorismo e per la stabilità regionale”.

Zaki è in detenzione nella prigione di Tora da esattamente dieci mesi: il 7 febbraio era stato fermato all’aeroporto del Cairo di ritorno in Egitto da Bologna dove, all’ateneo Alma Mater, seguiva un master biennale in studi di genere. “Patrick terminerà questo anno terribile nella prigione di Tora – ha aggiunto Noury all’Ansa – È veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questo studente, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto”. La custodia cautelare in Egitto può durare due anni e dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, ora il caso è nella fase in cui sono previsti dei prolungamenti di 45 giorni.

Zaki “è accusato di utilizzare i social media per diffondere notizie e informazioni false”, si legge ancora nel tweet dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr). Secondo quanto riferito dalla ong, il suo caso è stato esaminato in una sessione che includeva circa 700 altri detenuti per varie questioni e sono stati rinnovati gli ordini di detenzione per tutti tranne uno. Le accuse a carico dello studente 29enne sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali, e lui stesso durante l’udienza di ieri, considerano fake ma che hanno configurato fra l’altro i reati di “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e di “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Secondo Amnesty, il giovane ricercatore e attivista per la difesa dei diritti umani rischia fino a 25 anni di carcere.

L’udienza era stata annunciata dal tribunale a sorpresa dopo la scarcerazione dei tre dirigenti dell’Eipr, la ong impegnata nella tutela dei diritti umani con cui il ragazzo aveva collaborato in passato. Ieri però la terza sezione del tribunale antiterrorismo egiziano – la stessa che deciderà su Zaki – ha deciso di congelare temporaneamente tutti i beni e le proprietà dei tre. L’udienza per la scarcerazione di Zaki era stata inizialmente fissata per gennaio, dopo 45 giorni dall’ultimo rinnovo del 22 novembre., poi è stata a sorpresa anticipata al 6 dicembre. Secondo quanto riferito da un gruppo in sostegno di Zaki, il ragazzo era presente. Presenti anche i diplomatici di Italia, Germania, Olanda e Canada.

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