Parti offese tutti assenti all’udienza preliminare per il processo sulla mafia dei Nebrodi. L’Agea, ma anche il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali non si sono presentate all’udienza preliminare nell’aula Bunker a Messina che si è tenuta lo scorso 25 novembre, durante la quale la gup Simona Finocchiaro ha ammesso, invece, la richiesta di costituzione di parte civile dell’Ente Parco dei Nebrodi. Un’assenza insolita ma non irrecuperabile: hanno tempo per la costituzione di parte fino all’inizio del dibattimento.

È prevista per il 2 dicembre la prossima udienza di fronte al gup per il processo scaturito dall’inchiesta della procura di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, che lo scorso gennaio ha portato all’arresto di 94 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, falso e truffa. L’indagine ha rivelato come le due note famiglie mafiose dei Batanesi e dei Bontempo Scavo avessero messo su un sistema di estorsioni per accaparrarsi terreni e accedere ai contributi comunitari concessi dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). Questa era addirittura diventata la principale attività dei clan mafiosi sui Nebrodi, per un giro di affari di 10 milioni di euro: è la cifra che avevano ottenuto dall’Ue dal 2012 come contributi all’Agricoltura anche grazie all’aiuto di un notaio compiacente e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli (Cca) che istruiscono le pratiche per l’accesso ai contributi europei per l’agricoltura, hanno incassato fiumi di denaro.

Dall’indagine al processo: lo scorso settembre le richieste di rinvio a giudizio e da novembre sono iniziate le udienze preliminari. Sono dunque le battute iniziali con le richieste di patteggiamenti, abbreviati e costituzioni di parti civili definite lo scorso 25 novembre. Ma a verbale Finocchiaro ha segnato l’Agea e il ministero come assenti. C’è ancora tempo per la costituzione fino all’inizio del dibattimento previsto ormai per il prossimo anno, mentre a dicembre sono già fissate le prossime udienze preliminari. E se lo scorso gennaio 94 persone erano state arrestate, di cui 48 in carcere e 46 agli arresti domiciliari, sono invece adesso 133 i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio, depositata lo scorso settembre, da parte del pool della procura di Messina, formato dal procuratore aggiunto, Vito Di Giorgio, e dai pm Antonio Carchietti, Francesco Massara e Fabrizio Monaco.

Tra gli arrestati lo scorso gennaio anche il sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo, tornato poco dopo in libertà, e sul quale adesso pende la richiesta di giudizio della procura. Per il pool messinese dalle indagini era “emerso un contesto di significazione probatoria e chiavi di lettura dell’attentato Antoci (avvenuto nel maggio del 2016) che si è posto in contrasto con gli interessi della mafia”.

Articolo Precedente

Mafia, confisca da 150 milioni per i beni del costruttore del “sacco” di Palermo

next
Articolo Successivo

“Mafie e virus sono fatti l’uno per l’altro. Dallo smaltimento dei rifiuti sanitari all’affare dei farmaci: il business dei clan al tempo del Covid”: il rapporto di Libera

next