E’ passato un anno da quando il Parlamento italiano ha riconosciuto che gli assorbenti igienici non sono un bene di lusso e ha abbassato l’Iva dal 22 al 5%. Se non fosse che il regalo di Natale 2019 gentilmente concesso dal governo a tutte le italiane in età fertile era, come si dice a Roma, una “sola” perché riguardava solo gli assorbenti biodegradali e compostabili ovvero quelli che recano la dicitura Cic ( certificazione del Consorzio Italiano Compostatori) e Icea (certificazione degli enti che fanno le prove a terra e quantificano i tempi della biodegradabilità e quelli della riuscita del compost).

In pratica si tratta di un assorbente introvabile quanto l’amuchina e il lievito durante il primo lockdown e, anche qualora si riesca a reperirlo in supermercati bio, farmacie, siti internet, manco a dirlo costa il triplo di quello in cotone o sintetico non compostabile e biodegradabile e ha un potere assorbente molto più limitato rispetto a quelli che si trovano comunemente in commercio.

In poche parole, l’anno scorso di questi tempi milioni di donne italiane si sono sentite un tantino prese in giro non solo per i toni trionfalistici del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che annunciava un epocale ridimensionamento della tampon tax ma anche, come già scritto in questo blog, per l’intento “ecologico e ambientalista” dell’allora capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco Uva che in diretta tv ebbe il coraggio di dichiarare: “Ci sono delle alternative agli assorbenti usa e getta, ci sono possibilità non inquinanti come i pannolini lavabili e le coppette mestruali”.

Come se la lavatrice e il detersivo non inquinassero, come se il bucato a mano fosse il primo comma del manuale della perfetta casalinga anni Cinquanta e come se le mestruazioni per una donna fossero un vezzo, un piacevole appuntamento mensile come una partita di burraco con le amiche o un taglio di capelli da Coppola. Ma non era finita qui tanto che anche quest’anno siamo destinate a ricevere l’ennesima doccia fredda, anzi scozzese.

E’ infatti notizia di questi giorni che la Scozia, grazie all’approvazione definitiva e all’unanimità in parlamento di una legge rivoluzionaria, è il primo Paese al mondo a garantire la fornitura gratuita e universale alle donne degli assorbenti e di tutti i prodotti di base necessari nel periodo delle mestruazioni.

Proprio così, nella verde Scozia dove pure le aspirazioni ambientaliste non sono mai rimaste inascoltate, le autorità locali renderanno disponibili i prodotti per il ciclo a tutte le donne che ne hanno bisogno; le scuole, i college e le università avranno l’obbligo di fornire gli assorbenti gratuitamente a tutte le studentesse e persino in alcuni ristoranti, pub e club di calcio si fornirà il servizio in maniera completamente gratuita.

Una conquista importante che arriva dopo una campagna durata quattro anni, un gesto di grande civiltà che è di esempio per tutto il mondo e un aiuto assolutamente non trascurabile in termini economici per le donne e le famiglie.

Forse i politici nostrani che sull’argomento continuano ad errare e a perseverare nonostante il dibattito sia attualissimo anche in Italia ignorano un fatto incontrovertibile: dal menarca alla menopausa, ovvero per circa 40 anni della nostra vita, ogni mese per 4 o 5 giorni e anche più siamo costrette ad acquistare gli assorbenti e a cambiarli di media 4 volte al dì per un totale di circa 520 cicli mestruali e un consumo di circa 12.000 assorbenti.

Il fatto che gli assorbenti in Italia non siano non dico gratuiti ma nemmeno sottoposti ad una tassazione coerente con il fatto di essere un bene di prima necessità ci lascia sempre più sgomente perché l’iva al 22% che riguarda la maggior parte degli assorbenti in commercio è la stessa aliquota che si applica al tartufo, al rolex, alle auto di lusso mentre, lo ricordiamo, i volantini elettorali sono tassati solo al 4%.

Per il 2021 non chiediamo ai politici di casa nostra di indossare il kilt tartan e i calzettoni e di donarci a suon di cornamusa la gratuità perpetua degli assorbenti ma almeno di adeguarsi a quei Paesi come Germania, Francia, Gran Bretagna, Irlanda che hanno notevolmente abbattuto la tampon tax o l’hanno addirittura abolita.

Non sarebbe un regalo ma una conquista di giustizia, civiltà e democrazia e soprattutto eviterebbe la presa in giro della storiella ambientalista più finta di Babbo Natale degli assorbenti che inquinano il pianeta. Almeno Babbo Natale è simpatico, l’Iva al 22% è odiosa e ipocrita quanto i pubblicitari che fino a ieri ci raccontavano che il sangue mestruale era di colore blu e che “in quei giorni” che non si potevano neppure nominare eravamo acide e intrattabili.

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