“Costa troppo, non bastano 5 milioni e manca la copertura finanziaria”. Lega e Movimento 5 Stelle hanno respinto la proposta di ridurre la tassazione sugli assorbenti igienici: la Camera ha respinto un emendamento proposto dal Pd al ddl sulla semplificazione fiscale con 253 voti contro e 189 a favore. L’Iva resterà al 22% invece che essere ridotta al 5%. Si può detassare il tartufo, la cioccolata e persino le ostriche ma non gli assorbenti igienici che resteranno un bene di lusso invece che un prodotto essenziale per l’igiene intima delle donne.

La cosiddetta “tampon tax” (o pink tax) non avrà ancora riduzioni. In Italia se ne parla da almeno due anni, da quando nel 2016 Pippo Civati, allora deputato di Possibile, propose di abbassare l’Iva dal 22% al 4% tra risolini di scherno di altri politici e battute sui social. E così le resistenze al riconoscimento sociale, economico e sanitario dei costi dell’igiene intima delle donne si fanno sentire dalle piazze al Parlamento.

Anche se il mestruo è un fatto biologico e la spesa per gli assorbenti viene sostenuta almeno una settimana al mese per un tempo di circa 30/40 anni e con costi notevoli che gravano sulle spalle donne che già percepiscono redditi inferiori a quelli degli uomini. La discriminazione tra uomini e donne si gioca a partire dai loro corpi: quello delle donne alla ricerca di un riconoscimento e di cittadinanza, viene sottoposto all’attenzione solo quando si tratta di controllarlo e normarlo ma spesso diviene invisibile quando si tratta di riconoscere positivamente la differenza di genere.

L’Italia, quindi, non farà parte, non ancora, di quei Paesi che hanno detassato gli assorbenti igienici dichiarandoli un bene essenziale per l’igiene delle donne. Il Kenya fu uno dei primi Paesi a detassare gli assorbenti nel 2004, la Spagna ha abbattuto la tassa al 10%, la Francia al 5%, l’Irlanda e il Canada l’hanno abolita, anche il Portogallo, l’Olanda e il Belgio hanno abbattuto la tassa. Al danno, ovvero alla negazione di una legge che avrebbe posto rimedio ad una mancanza di equità, si è aggiunta anche la beffa. Durante la trasmissione Omnibus (La7) andata in onda ieri mattina, l’imprudente Francesco D’Uva, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, ha provato a spiegare le ragioni della bocciatura dell’emendamento. Dopo essersi esibito in un mirror climbing di ispirazione ambientale, “gli assorbenti inquinano”, si è permesso di suggerire alle donne che cosa fare durante le mestruazioni: dovrebbero utilizzare coppette igieniche o tornare agli assorbenti di stoffa, ovvero quei triangoli di cotone o lino, scomodi e ingombranti che adoperavano le nostre nonne. Mi chiedo se D’Uva ne abbia mai visto uno. Io suggerirei al deputato pentastellato, dato che ama infilarsi nei panni delle donne, di provare a indossarli una settimana al mese per i prossimi due anni e a vedere come ci si sente comodi soprattutto se si deve far sport, o andare al lavoro e peccato che non ne potrà mai verificare la funzionalità.

Le risibili motivazioni del deputato pentastellato sono state smontate da Beatrice Brignone che in un post su Fb gli ha ricordato che anche le coppette igieniche sono tassate al 22% (peraltro nell’emendamento si chiedeva l’abbattimento dell’Iva anche per quelle) e che anche con una tassazione alta, gli assorbenti igienici inquinano ugualmente.

Forse dovremmo cominciare a fare proteste più energiche. Me ne viene in mente una: raccogliere una copiosa mole di assorbenti igienici di stoffa, utilizzarli seguendo il paternalistico suggerimento del deputato D’Uva  e recapitarli ogni mese davanti a Montecitorio. Tanto per ricordare loro che le donne aspettano che si decidano a ridurre la tampon tax.

@nadiesdaa

Aggiornato da redazione web alle ore 18 del 17 maggio

Articolo Precedente

Taiwan, via libera alle nozze gay: è il primo paese in Asia a legalizzare il matrimonio omosessuale

next
Articolo Successivo

Oggi in Italia gli omofobi non si vergognano più

next