Gare truccate per favorire amici, spintarelle per uscire dal mirino dell’Antimafia, favori illeciti in cambio di soldi, cene di lusso e biglietti per il Festival di Sanremo e i grandi concerti, cene al Cambio, uno dei locali più lussuosi di Torino. Il pm torinese Gianfranco Colace ha chiuso un’indagine che vede coinvolte 40 persone, tra politici, imprenditori, esponenti della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine, accusate a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, traffico di influenze illecite, rivelazione di segreto.

L’inchiesta nasce cinque anni fa, quando la Procura inizia a indagare sulla figura di Giulio Muttoni (difeso dall’avvocato Alberto Mittone), ex patron di Set up live, società che organizza concerti e che con Live Nation ereditò gli impianti di Torino 2006 in Parcolimpico. Tutto nasce quando Muttoni, nel 2015, era in forte difficoltà perché la prefettura di Milano emise una interdittiva antimafia durante l’Expo. Secondo la Procura di Torino, in quel momento si attivò l’amico Stefano Esposito, all’epoca dei fatti senatore del Pd e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie. Esposito – scrive il pm nell’atto di chiusura indagini – si attivò “con più azioni esecutive di un disegno criminoso”, compiendo “atti contrari ai doveri d’ufficio” per aiutare Muttoni, che era anche consigliere delegato della Parcolimpico srl.

Per cercare di risolvere la questione dell’antimafia, il senatore dem – secondo il pm – contatta i vertici dell’Anac, favorendo un incontro a casa sua tra il presidente, Raffaele Cantone, e il legale di Muttoni. Obiettivo: “Acquisire informazioni volte a individuare strategie e consigli finalizzati a ottenere la revoca del provvedimento della prefettura di Torino”, come recita l’atto firmato dal pm Colace. In cambio, il senatore dem avrebbe ricevuto, sia da Muttoni che da Roberto De Luca (anch’egli indagato, presidente del cda di Live Nation e amministratore delegato di Parcolimpico) denaro e regali, come una cena al ristorante Il Cambio da 539 euro, un Rolex da collezione e un tapis roulant. Sempre a Esposito, il pm Colace contesta di “sfruttare relazioni con pubblici ufficiali per intervenire presso il presidente dell’Enac affinché facesse atterrare Madonna col suo aereo privato, a Milano Linate, in orario di chiusura”. E ancora, di “intervenire su Parco olimpico per liberare il sito olimpico della pista da bob di Cesana”, dove sarebbe dovuto sorgere un hotel.

Il secondo politico indagato è Enzo Lavolta, del Pd, consigliere comunale ora in corsa per le primarie in vista delle prossimi elezioni comunali a Torino. È accusato (con Esposito e Muttoni) di avere favorito la società Parcolimpico, a discapito della Gl events per il Terzo forum mondiale sullo sviluppo nel 2015, e (da solo) di un episodio di corruzione elettorale. “Sulla turbativa d’asta, che già chiarimmo col pm, siamo del tutto estranei – commenta il suo avvocato Mario Gebbia – e sull’ipotesi di corruzione elettorale Lavolta è vittima di una persona mentalmente non equilibrata che lui conobbe diversi mesi dopo le elezioni. Non può esserci stata stata alcuna corruzione”. Lavolta garantisce che non si ferma e si dichiara pronto a chiarire tutto: “Essendo i tempi della politica e della magistratura molto diversi – afferma – non verrà meno il mio impegno nel percorso tracciato delle primarie”.

Politici e imprenditori a parte, ci sono decine di esponenti delle forze dell’ordine, impiegati (anche un avvocato) indagati per aver “tradito” la divisa che indossavano o il loro ruolo di pubblico ufficiale, in cambio di salami, cene, vestiti, e soprattutto, biglietti dei grandi concerti organizzati (anche) dalle società degli indagati, come Muttoni. Un maresciallo della Finanza (che era in servizio presso la Dia di Torino) è sospettato di avere ricevuto biglietti per il Festival di Sanremo (nel 2015 e nel 2018) da quest’ultimo. Il finanziere avrebbe rivelato all’imprenditore che era arrivata alla Dia la richiesta da parte della prefettura di Milano di informazioni relative al monitoraggio degli appalti sull’Expo 2015. Una dipendente della prefettura di Torino, che rilasciò il permesso per usare fuochi freddi durante il concerto di Tiziano Ferro, in cambio avrebbe ottenuto due biglietti e la promessa di assunzione per la figlia in una ditta.

Nella stessa logica di do ut des era finito un vice comandante dei Vigili del Fuoco di Torino: biglietti per il Cirque du soleil in cambio di un’autorizzazione per un concerto. Un appuntato dei Carabinieri, abusando del proprio ruolo, di biglietti ne avrebbe chiesti e ottenuti 210. L’indagato, che ha una delle posizioni peggiori (perché ha molti episodi di reato contestati) è l’ex capo scorta del pm Andrea Padalino (che non è indagato). In cambio di biglietti, vestiti di marca, regali, il poliziotto garantiva iter rapidi sia per fare ottenere permessi di soggiorno, passaporti, porto d’armi. Non solo. Si sarebbe offerto per organizzare un incontro con Muttoni e il pm Padalino per aiutare l’imprenditore a liberarsi del fardello dell’interdittiva antimafia.

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