Era il 13 marzo quando la polizia uccise la 26enne Breonna Taylor nella sua abitazione a Louisville, in Kentucky. La ragazza, insieme a George Floyd, è diventata negli scorsi mesi simbolo delle proteste del Black Lives Matter, il movimento che chiede giustizia per le loro uccisioni e per le vite degli afroamericani. Ma nessuno dei tre agenti che quella notte di marzo fecero irruzione in casa, durante una operazione antidroga, è stato incriminato per la morte della ragazza. Solo l’agente che ha sparato è stato accusato di condotta negligente e pericolosa, accusa per la quale rischia se condannato fino a 15 anni di carcere. Gli altri due poliziotti che accompagnavano Brett Hankinson invece non sono stati accusati neanche di quello. La decisione del Gran giurì ha scatenato la rabbia dopo più di 100 giorni di proteste nelle strade degli Usa.

Gli scontri e la rabbia – A Louisville nella notte i manifestanti hanno invaso le strade e si sono scontrati con la polizia. A nulla è valso il coprifuoco imposto dal sindaco della città alle ore 21 per cercare di evitare una notte di violenza. Due agenti di polizia sono stati feriti a colpi di arma da fuoco durante le manifestazioni. Secondo le prime ricostruzioni, i poliziotti sono stati colpiti mentre eseguivano accertamenti su segnalazioni di spari in un incrocio dove c’era una grande folla. Un giornalista dell’Associated Press riporta che i manifestanti nel centro di Louisville hanno cercato di evitare i blocchi della polizia, che presidia la zona, ma gli agenti in tenuta antisommossa e veicoli militari hanno bloccato le strade. Il capo della polizia di Louisville, Robert Schroeder, ha detto che un sospetto è in custodia, ma non ha specificato che quella persona stesse partecipando alle manifestazioni. Entrambi gli agenti dovrebbero riprendersi e uno è stato sottoposto a intervento chirurgico.

La motivazione del Grand giurì – Il 13 marzo il compagno di Taylor – Kenneth Walker – aveva sparato e colpito a una gamba uno degli agenti. I tre poliziotti avevano risposto sparando 32 colpi. Per il Grand giurì la reazione degli agenti era giustificata perché Walker ha sparato per primo. La decisione è “offensiva”, dice Ben Crump, il legale della famiglia Taylor. Kamala Harris, la candidata democratica alla vicepresidenza, ammette di non aver avuto modo di leggere la decisione ma afferma: “Non c’è dubbio che la famiglia di Breonna Taylor meritava giustizia ieri, la merita oggi e la meriterà domani”, afferma. I legali di uno dei tre agenti coinvolti nel caso sono soddisfatti. “La morte di Breonna Taylor è una tragedia. Ma gli agenti non hanno agito in modo non professionale. Hanno svolto il loro compito e non hanno infranto la legge”, spiega Kent Wicker, legale di Jonathan Mattingly, uno degli agenti coinvolti nel caso. Nell’annunciare la decisione del gran giurì il procuratore del Kentucky, Daniel Cameron, ha dichiarato che molte persone non sarebbero state soddisfatte dal risultato. Cameron spiega che Mattingly e l’agente Myles Cosgrove – colui che ha sparato il colpo definito che ha ucciso la ragazza – “secondo la legge del Kentucky erano giustificati all’uso della forza per proteggersi. Questa giustificazione ci impedisce di perseguirli per la morte di Taylor”. Brett Hankison invece è stato incriminato per negligenza, ovvero per l’aver sparato in direzione di un appartamento nelle vicinanze mettendo a rischio la vita di altre persone.

Le reazioni – Anche nel centro di Portland (Oregon), città protagonista di mesi di manifestazioni contro la brutalità della polizia, centinaia di persone sono scese in strada sotto la pioggia nella notte davanti al Centro di giustizia della contea di Multnomah. I manifestanti scandivano lo slogan “Whose life mattered? Breonna Taylor!” (“Di chi contava la vita? Breonna Taylor!”). Molte donne afroamericane si sono rivolte alla folla e hanno incoraggiato le persone a votare e continuare a premere per il cambiamento.

“La violenza non è mai e non potrà mai essere la risposta – ha scritto il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, commentando i fatti di Louisville – Jill e io stiamo pregando per gli agenti colpiti a Louisville”. Poco prima, in un altro tweet Biden aveva sottolineato: “Dobbiamo continuare a pronunciare il nome di Breonna Taylor, sostenere la sua famiglia ancora in lutto e non rinunciare mai a garantire la piena promessa dell’America a ogni americano”. Per il presidente Donald Trump, il procuratore generale del Kentucky, “è una star, sta facendo un lavoro fantastico”, ha detto, sottolineando che “la giustizia non è sempre facile”.

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