“Ci accusano che hanno trovato droga a bordo”. A dirlo è uno dei 18 marittimi dei due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati la sera del primo settembre dalle autorità militari del generale Khalifa Haftar. I due motopesca Antartide e Medinea sono tuttora sotto sequestro in Libia, nel porto di Bengasi. Mentre i pescatori sono stati trasferiti nel carcere di El Kuefia, in stato di arresto.

A raccontare le loro condizioni, è il capitano del Medinea, Piero Marrone, in un pezzettino inedito di una telefonata registrata al margine di un’intervista andata in onda su La7. Secondo fonti libiche, nel corso di una perquisizione, gli ufficiali di Haftar avrebbero trovato dei panetti di sostanze stupefacenti, poi schierati sul molo e fotografati come una tradizionale operazione antidroga. “Ci vogliono incastrare, non so di cos’altro ci vorranno accusare”, dice l’armatore Marco Marrone. In effetti i pescherecci sono rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe saltata fuori soltanto durante gli ulteriori accertamenti. La circostanza non viene confermata dalla Farnesina.

Indirettamente invece ha trovato conferma la proposta di uno ‘scambio di prigionieri’ respinta però dal Ministro degli Esteri, Luigi di Maio che ha detto “non accettiamo ricatti sui nostri connazionali”. L’ipotesi avanzata dagli uomini di Haftar riguarda quattro libici, condannati a 30 anni dal Tribunale di Catania e detenuti in Italia, accusati di essere tra gli scafisti della cosiddetta Stage di Ferragosto in cui morirono 49 migranti. In Libia invece sono conosciuti come calciatori e lunedì scorso i loro familiari hanno manifestato per chiedere di bloccare la liberazione dei pescatori, per ottenere l’estradizione dei quattro.

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