Un assessore e candidato finanzia a pochi giorni dal voto delle Regionali in Veneto un’associazione nel suo Comune che organizza il Carnevale. Non solo: chiede nomi e indirizzi dei soci, con lo scopo di cercare sponsor elettorali. È accaduto a Verona, dove l’assessore allo Sport e alle manifestazioni, Filippo Rando, che fa parte della giunta del sindaco Sboarina, ha concluso in questo modo le manifestazioni del Papà del Gnoco.

La denuncia arriva dal consigliere comunale del Partito Democratico, Federico Benini: “Rando ha accordato un contributo ad un gruppo carnevalesco del quartiere di San Massimo e, convocandone per il giorno 16 settembre il referente al fine di definire i dettagli dell’operazione, si è caldamente raccomandato di fargli avere anche i nomi e gli indirizzi di ciascuno dei componenti del gruppo”. Si tratta, accusa Benini, di uno “straordinario esempio di attaccamento alla funzione, si direbbe: vuoi vedere che l’assessore ci tiene a conoscere uno ad uno tutti i carnevalanti destinatari del contributo?”.

Quindi aggiunge: “Peccato che Rando non sia soltanto assessore in carica, ma anche candidato al consiglio regionale del Veneto con la lista personale del presidente uscente Luca Zaia e la campagna elettorale lo assorbe a tal punto che la settimana scorsa non ha trovato il tempo di venire in consiglio comunale per illustrare la sua unica proposta di delibera”. Non si tratta di comportamenti incompatibili, osserva Benini, ma “rischiare di mischiare i due ruoli appare quanto meno inopportuno. E l’assessore vuole conoscere nome, cognome e indirizzo di tutti i componenti? E perché tutta questa fretta nel concordare un contributo a Carnevale ufficialmente finito e a pochi giorni dal voto regionale? O fa il candidato o fa l’assessore”.

Una posizione analoga è stata espressa dal candidato presidente del centrosinistra, Arturo Lorenzoni: “Fare campagna con i soldi degli altri è indice di scarsezza di idee e argomenti, un modo maldestro di fare campagna elettorale e, diciamolo, un pessimo biglietto da visita per la politica. E l’utilizzo di fondi pubblici per raccattare qualche voto è una vergogna a cui ci rifiutiamo di abituarci, anche perché i fondi erogati sono raccolti dalle tasse di cittadini e imprese”.

Però “mescolare il ruolo di rappresentante di un’istituzione e quello di candidato a caccia di voti fa un pessimo servizio alla città, alla politica e pure alle associazioni. Purtroppo non è la prima volta che capita, ma noi lavoriamo perché sia l’ultima”. Il centrosinistra denuncia “un altro caso di beneficienza con i soldi degli altri”. Afferma, infatti, che il candidato consigliere regionale Riccardo Barbisan, poi estromesso dalle liste per aver chiesto e ottenuto il bonus-Covid da 1.200 euro, “lo aveva elargito a un’associazione di volontariato locale, il cui presidente era impegnato nella sua campagna elettorale”.

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