Cinema

Mostra del cinema di Venezia 2020: cosa ci è piaciuto e cosa no negli ultimi giorni di Festival

di Davide Turrini

LAILA IN HAIFA di Amos Gitai (Concorso). Avete presente quando sul finire degli anni ’90 essere amanti del cinema autoriale impegnato significava andare a vedere i film di Gitai? Yom Yom-Kadosh-Kippur? Stile e politica, movimenti di macchina elaborati e j’accuse anti establishment israeliano. Ecco, se il trombonismo saccente, vittimista e petulante si scorgeva vent’anni fa, figuriamoci oggi. Cinque donne e una notte per seguirle nella città portuale di Haifa, all’interno solo ed esclusivamente di un locale/galleria d’arte/albergo. La specificità del luogo, uno spazio dove arabi e israeliani convivono, è anche la specificità dell’interminabile racconto (99 minuti che sembrano 200). Laila in Haifa è un vero e proprio disastro drammaturgico, zeppo di datatissimi luoghi comuni sulla politica, sull’arte, sull’amore, inzuppati in antico sapore laburista israeliano da far scappare, qui sul serio, gli spettatori della sala. Se poi aggiungiamo che Gitai chiede alle sue attrici di essere, in pace o in guerra, in casa o per strada, nel 1940 o nel 1995, sempre così sinuose, artefatte, impostate anche quando indossano un jeans e una maglietta, c’è davvero da spararsi alla tempia. Cinema stracotto ed impresentabile. Voto: 1

Mostra del cinema di Venezia 2020: cosa ci è piaciuto e cosa no negli ultimi giorni di Festival - 6/6
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