Si fa serrato il pressing del Pd su David Sassoli dopo l’annuncio della ricandidatura a Roma di Virginia Raggi. La fuga in avanti della sindaca ha messo in difficoltà i dem, che negli ultimi giorni avevano intavolato una trattativa con i vertici nazionali del M5s per studiare una exit-strategy da proporre alla titolare del Campidoglio, sul cui nome esiste da tempo un veto unanime e reciproco. Nelle ultime 12 ore, dunque, si è deciso di puntare forte sul presidente del Parlamento europeo, che concluderà il suo mandato a Strasburgo alla fine del 2021. Il problema è che, contattato da ilfattoquotidiano.it, Sassoli lascia intendere di non avere alcuna intenzione di candidarsi a sindaco della sua città. “Ho già smentito dieci volte, non so più come dirlo: è una cosa che non c’è, non esiste”. E sulle pressioni ricevute nelle ultime ore, aggiunge: “Ho letto anche le interviste e i totonomi, ma io faccio tutt’altro: non si possono graffiare così le istituzioni, bisogna averne rispetto”. Una doccia gelata sul Pd, proprio mentre Raggi si appresta a condurre almeno altri due mesi da candidata unica al soglio di Palazzo Senatorio. Fermo anche il centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia che attendono di “pesarsi” alle prossime regionali e immaginano “un candidato civico, molto conosciuto: un giornalista tv oppure un imprenditore”.

Si smarca anche Letta. Il Nazareno prende tempo – Sempre in mattinata, a chiudere la porta in faccia al Pd, con una dichiarazione all’Agi, è stato anche Enrico Letta, l’altro nome “caldo” che il Nazareno vorrebbe coinvolgere nella corsa al Campidoglio: “Non sono in partita – ha riferito – Io non sono romano, faccio altre cose, in questo momento penso sia importante che per Roma ci sia un bravo o una brava sindaca romana”. “Ne discuteremo a settembre, dopo le regionali”, replicano abbastanza sicuri dal Nazareno, lasciando intendere che sarà importante capire il risultato complessivo della tornata elettorale del 20 e 21 settembre. Di certo gli animi degli esponenti dem in vacanza sono piuttosto agitati. Il tema è sempre lo stesso: trovare il “campione”, il “big” da proporre come valida alternativa alla sindaca uscente. L’obiettivo è non perdere lo spareggio per andare al ballottaggio con il centrodestra. In tanti hanno già avanzato pubblicamente la propria candidatura: la senatrice Monica Cirinnà, i presidenti di municipio Sabrina Alfonsi, Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri, il consigliere municipale Tobia Zevi. Fra i nomi dei papabili avanza anche quello di Valerio Carocci: il presidente dell’associazione Piccolo America (per ora in silenzio) nelle ultime settimane ha ricevuto attestazioni di stima anche dal premier Giuseppe Conte, oltre che da Nicola Zingaretti e dall’eurodeputato Massimiliano Smeriglio.

Beppe Grillo twitta: “Daje!”. Si lavora alle liste civiche – “Ora però ti portiamo in vacanza”. Andrea Severini, marito di Raggi, qualche ora dopo la notizia della ricandidatura posta su Facebook un selfie sorridente della coppia e del figlio Matteo in partenza per le vacanze. L’obiettivo per ora è stato centrato. Per le successive 12 ore si sono susseguiti i complimenti e gli endorsement dei principali esponenti della sua maggioranza, ai quali ha annunciato la volontà di ricandidarsi. E i vertici del M5s? Fino all’ora di pranzo solo un preoccupante silenzio. Intorno alle 14.30 si è mosso il garante e fondatore del movimento, Beppe Grillo, che ha pubblicato un tweet con una foto che lo vede ritratto con la sindaca capitolina e un semplice incitamento alla romana: “Daje!. Con o senza endorsement nazionali, tuttavia, Raggi viene descritta con i suoi come “decisa ad andare avanti”. “Ha fatto un piccolo azzardo – rivela un suo collaboratore – necessario per stanare alcuni meccanismi che si erano messi in moto negli ultimi giorni”. Il riferimento è a una possibile trattativa nazionale, evocato dal vicepresidente del Lazio, Daniele Leodori, per un “nome alternativo” di stampo giallorosso (o “contiano”) a quello della sindaca uscente. Si lavora, stando ai rumors, a una candidatura con almeno tre liste a sostegno. Quella principale avrebbe il simbolo del M5s, mentre le altre due sarebbero una legata al mondo della sinistra radicale – per andare a “rubare” consensi a Zingaretti – e l’altra di stampo cattolico, “ispirata – dicono i suoi – dal rapporto privilegiato con Papa Francesco“.

Stadio Roma, Metro C e D, concorsone: le “delibere elettorali” – Cosa succederà ora in Campidoglio? Gli ultimi 10 mesi del mandato Raggi si divideranno sostanzialmente in due: i primi 5 mesi saranno dedicati a “portare a frutto l’importante lavoro messo in cantiere nel corso del mandato”, come spiega il capogruppo pentastellato, Giuliano Pacetti. La seconda metà sarà campagna elettorale pura. L’obiettivo è far arrivare in Aula, entro Natale, i provvedimenti che tireranno la volata verso l’appuntamento di giugno. Su tutti, la convenzione che darà il via libera definitivo allo stadio dell’As Roma. Il cambio di proprietà del club giallorosso, con l’arrivo del texano Thomas Friedkin, ha restituito entusiasmo in una città che vive il calcio con una passione spesso trascinante, motivo per il quale dal Campidoglio vogliono sfruttare il più possibile la scia di consenso derivante dal raggiungimento dell’obiettivo. L’altro risultato su cui si punta forte sarebbe la consegna dei progetti della parte restante (e principale) della Metro C e della futura Metro D, così da ricevere i necessari finanziamenti dal ministero dei Trasporti e avviarne l’iter di realizzazione. L’altro tema forte è quello del Concorsone 2020, già annunciato in anteprima da ilfattoquotidiano.it, che porterà altre 1.500 assunzioni e nuovo consenso fra i quasi 25mila dipendenti pubblici. Entro l’anno, infine, sono attese anche le delibere di approvazione (con ricapitalizzazione) del bilancio di Ama Spa e dei nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti – fra cui la nuova discarica di Malagrotta 2 – “secondo il piano rifiuti di Zingaretti”.

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A Roma la Raggi tenta il bis. Ma prima del merito voglio parlare del metodo

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