Non basta la guerra nello Yemen. La pioggia torrenziale che da oltre un mese colpisce il Paese ha fatto crollare le case di fango di Sana’a, gioiello architettonico e patrimonio mondiale Unesco dal 1986. Almeno 130 persone sono morte da metà luglio ad oggi. Lo riporta la Bbc online, precisando che decine di persone sono rimaste ferite.

Le tipiche case bianche e marroni della città vecchia della capitale controllata dai ribelli, risalenti all’XI secolo, sono state a lungo minacciate dalla violenza della guerra in atto da cinque anni, ma finora erano state preservate. Le alluvioni seguite ai violenti nubifragi hanno invece lasciato il segno. Un residente, Muhammad Ali al-Talhi, ha detto alla Reuters – riporta ancora la Bbc – che lui e la sua famiglia sono rimasti senza casa dopo il crollo dell’antico edificio in cui vivevano, avvenuto venerdì scorso. “Tutto quello che avevamo è sepolto dal fango”, ha aggiunto. Gli oltre cinque anni di conflitto nello Yemen hanno portato a quella che l’Onu descrive come la peggiore crisi umanitaria del mondo, sempre più vicina a un punto di rottura. Milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari e si ritiene che il coronavirus si stia diffondendo – nella quasi totale assenza di dati ufficiali – in tutto il Paese.

A guerra, carenza di cibo e malattie, e perfino una invasione di locuste, si sono ora aggiunte precipitazioni del tutto eccezionali che avrebbero fatto collassare oltre un centinaio dei millenari palazzi in mattone essiccato. Altri cinquemila edifici del centro storico sono invasi dall’acqua e rischiano di subire danni irreversibili.

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