Blinda la maggioranza ma anche la permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. E rilancia l’appello del premier: il Pd, il Movimento 5 stelle ma anche Italia viva dovrebbero correre insieme alle regionali di settembre. Parola di Dario Franceschini. Il ministro dei Beni culturali ha rilasciato un’intervista a Repubblica che in pratica è una promozione su tutta la linea del presidente del consiglio. “Io apprezzo moltissimo il lavoro di Conte, come ha guidato il governo in uno dei passaggi più difficili della storia della Repubblica e come cerca sempre il punto di equilibrio in una coalizione inevitabilmente complicata”, dice il capodelegazione del Pd nell’esecutivo. “Anche per questo – ha specificato – deve essere chiaro che per noi non esistono né un altro premierun’altra maggioranza in questa legislatura. Ogni nostra parola, anche quando appare critica, è per migliorare l’azione del governo, non per indebolirla”. Solo qualche giorno fa Conte ha incontrato Nicola Zingaretti: un faccia a faccia di un’ora che – secondo i rumors – doveva servire a riavvicinare il capo dell’esecutivo al segretario del partito di maggioranza. “Il Paese ci chiede di essere all’altezza della sfida, accantonando toni rissosi e interessi di parte e lavorando come una squadra. Per questo confesso di essere molto stanco di retroscena che dipingono ogni fisiologica e utile discussione nel governo sul merito di norme e provvedimenti, come un agguato”, dice oggi Franceschini.

Che è ottimista per la tenuta dell’esecutivo nella fase di ripartenza: “Da tutte le crisi – continua – anche dalle più drammatiche, possono emergere delle opportunità. Il Paese ci chiede di essere all’altezza della sfida, accantonando toni rissosi e interessi di parte e lavorando come una squadra”. Il ministro esclude l’ipotesi di un ingresso del segretario del Pd Nicola Zingaretti nel governo: “Mi pare che Nicola abbia detto con chiarezza che intende rafforzare l’azione di governo nel suo ruolo di segretario e di presidente di Regione”.

Il titolare dei Beni culturali poi si aggiunge al segretario, al collega ministro Francesco Boccia e a Michele Emiliano nel rispondere positivamente all’appello di Conte sulle regionali: Pd e M5s devono correre insieme. “Il controsenso politico è che una squadra che sta governando l’Italia poi si presenti divisa alle elezioni regionali. Chi può capire il perché? Non insieme contro la destra ma gli uni contro gli altri. Politica e semplice buonsenso dicono che è un errore gravissimo e in questadirezione vanno le parole di Zingaretti e Conte su cui sarebbe utile un supplemento di riflessione di 5 Stelle e Italia viva“. A proposito d’Italia viva, i renziani sembrano volersi mettere di traverso sulla legge elettorale: l’esecutivo potrebbe approvare la nuova norma con i voti di Forza Italia? Franceschini non dice esplicitamente di no ma fa notare: “Sulla legge elettorale ci sono l’accordo al momento costitutivo del governo, condizione perpoter votare tutti la riduzione dei parlamentari, e una proposta di legge firmata da tutti i gruppi dimaggioranza. Pacta sunt servanda, tutto qui”.

A livello di agenda di governo, il ministro risponde così a una domanda sull’ipotetico uso del Mes e aulla “revisione” dei decreti sicurezza di Salvini: “Prima si decidono le cose da fare poi che risorse è più conveniente utilizzare per farle. Ci aspetta un mese molto impegnativo con una agenda fitta. Il decreto Semplificazioni, lo scostamento e le ulteriori misure economiche e sociali, i decreti sicurezza e la prima lettura della legge elettorale”. Quanto al taglio dell’Iva, Franceschini dice che a lui non “dispiacerebbe l’idea” ma “solo per chi usa metodi di pagamento elettronici al posto del contante“. Il piano di lavoro per le riforme e il Recovery fund? “Le scelte che faremo condizioneranno il futuro dell’Italia nei prossimi 20 anni e io penso a quattro grandi direttrici: digitalizzazione del Paese, rivoluzione verde, grandi infrastrutture e capitale umano, cioè scuola e cultura. Nessun governo degli ultimi trent’anni ha avuto questa possibilità. Non ci riuscissimo per le nostre incapacità o divisioni, macchieremmo una intera generazione politica di una colpa imperdonabile e indelebile”.

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