“Voglio darvi le informazioni necessarie per la conclusione del vostro percorso. Entro il termine delle lezioni sarà organizzato un momento online, quindi a distanza, per la discussione di un elaborato. L’argomento lo sceglierete insieme ai vostri docenti”. Alla ministra Lucia Azzolina piacciono i social. Per questo li utilizza per anticipare misure che devono ancora essere approvate. Già perché mentre postava il video su Facebook su “Come si svolgeranno le prove delle classi terze della scuola secondaria di I grado, cosiddetta terza media” sul portale del Miur comparivano le sintesi de “Le Ordinanze su Esami di Stato e valutazione”. Ordinanze inviate “al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il parere che precede la pubblicazione”. Insomma quella della ministra è una semplice anticipazione. L’ennesima. Niente di definito, ancora.

Questo è il primo punto della questione esami, relativamente alla terza media. Possibile che fosse una priorità ineludibile far sapere a studenti e famiglie, con l’aggiunta dei professori, che “potrebbe essere così”. Che l’esame potrebbe svolgersi con le modalità indicate? Possibile che nessuno al Miur abbia ritenuto più utile attendere qualche giorno per dare notizia certa al mondo della scuola, in primis, di quel che accadrà? Attendere qualche giorno per fare chiarezza, definitivamente, davvero è sembrato così inutile? Una ministra che ha ripetutamente parlato agli studenti di “vicinanza”, ricordando il suo ruolo di insegnante, non può non aver pensato che offrire certezze sull’esame finale, sarebbe stato di conforto. Avrebbe messo un punto, dopo tante virgole.

Ma non è soltanto nella forma che la ministra Azzolina sembra aver peccato. Almeno finora. “Le sintesi” e il video de “Le Ordinanze” restituiscono un quadro, preoccupante. Per motivi differenti.

La sintesi del Miur è chiara. Fa riferimento “ad un elaborato finale”. Che andrà consegnato “prima del termine delle lezioni” e “sarà presentato oralmente, in modalità telematica, davanti al Consiglio di classe, sempre entro il termine delle lezioni e sarà valutato in sede di scrutinio finale”. Quel che è indubitabile è che con il termine delle lezioni andrà espletata anche la pratica dell’esame. Che verterà sulla presentazione dell’ “elaborato finale”.

Ma per trovare maggiori delucidazioni sull’elaborato è necessario leggere la bozza dell’ordinanza, dove si spiega che “è inerente una tematica individuata dal consiglio di classe per ciascun alunno”. Una tematica che deve essere individuata “tenendo conto delle caratteristiche personali e dei livelli di competenza dei singoli alunni”. Con lo scopo di “consentire l’impiego di conoscenze, abilità e competenze acquisite sia nell’ambito del percorso di studi, sia in contesti di vita personale, in una logica trasversale di integrazione tra discipline”. Non è tutto. “L’elaborato consiste in un prodotto originale”.

Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la scuola media ed abbia avuto in sorte, anche se non direttamente, di assistere negli anni scorsi alla presentazione all’esame di una mappa oppure di una tesina sa che l’ “originalità” era una qualità riscontrabile solo raramente. In più delle volte si trattava di lavori, non di rado con tematiche centrali “simili”, nei quali le relazioni tra le diverse discipline erano così fragili, da risultare forzate, se non inesistenti. Questo avveniva dopo un anno “regolare”. Con lezioni, interrogazioni e spesso tempi aggiuntivi. Per discutere, chiarire e suggerire.

Per queste ragioni immaginare che quest’anno i ragazzi, anche se con l’aiuto di professori, possano costruire “un elaborato originale” e con i caratteri descritti nella bozza dell’ordinanza, sembra davvero poco probabile. Considerando anche il tempo a disposizione, quel che rimane non solo al termine delle lezioni, ma anche dell’anno scolastico, esame compreso.

Nelle circa quattro settimane che rimangono, con oscillazioni determinate dai differenti calendari regionali, bisogna realizzare l’elaborato. Già perché finora ragazzi ed insegnanti hanno preparato altro. Qualcosa di diverso da quanto ipotizzato dal Ministero, non solo nel nome ma anche nella sostanza. La cosiddetta “tesina” ha un’altra natura rispetto all’elaborato, pur permanendo la interrelazione interdisciplinare. A fare soprattutto la differenza è l’originalità che per il Ministero p requisito indispensabile. Almeno per quest’anno, per tutto il resto “in deroga”.

Fare bene, fare in fretta. Nella confusione più totale. Questo sembra essere diventato l’imperativo del Miur. Poco importa se anche questa misura sembra essere stata pensata senza tener alcun conto degli insegnanti e dei ragazzi. Non per indifferenza. Molto più probabilmente per lontananza. Non è la prima volta che accade, ma in questa occasione fa più male.

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