La Lega in caduta sotto al 25 per cento, il Pd a due punti, i Fratelli d’Italia all’inseguimento del M5s. E il governo che nonostante le incertezze in alcuni passaggi comunicativi e le accuse di ritardi su alcune questioni (app, test e protezioni in testa) può contare sulla fiducia di quasi il 60 per cento, valori molto simili al sostegno che al momento incassa anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A pesare probabilmente su questo dato sono gli indici di gradimento – sensibilmente positivi – su come l’esecutivo si è mosso durante l’emergenza e su come ha pianificato la riapertura. E’ la sintesi del sondaggio settimanale di Ixè per Cartabianca.

Secondo i dati dell’istituto diretto da Roberto Weber il Carroccio registra l’ottavo ribasso dal 3 marzo (che coincide più o meno con l’emergenza Covid) e si ferma al 24,9. Il primo inseguitore è il Partito democratico che è immobile al 22,9 per cento ormai da tre settimane. Il Movimento 5 Stelle conferma di riprendere quota, tendenza assunta grazie all’attività al governo durante l’emergenza, e questa settimana (con un altro +0,4) torna al 16,8. Il balzo più evidente e rarissimo nel giro di così pochi giorni lo compiono i Fratelli d’Italia che in una settimana salta dal 12 al 13,8 per cento. Il boom del partito di Giorgia Meloni è la spiegazione in controluce del calo ulteriore della Lega e anche del tracollo – inaspettato, rispetto alla tendenza dell’ultimo mese – di Forza Italia che perde lo 0,7 per cento e si ritira al 7,2 per cento. Calano poi i restanti partiti di maggioranza, La Sinistra scende sotto al 3 per cento, mentre Italia Viva – nonostante il consueto attivismo del suo leader e alla grande presenza sui media – arretra di nuovo al 2,6.

L’area di governo vale al momento non oltre il 45,1. E’ significativo che invece gli indici di fiducia nel governo e nel presidente del Consiglio sono di molto superiori. Conte resta il leader più gradito con il 59 per cento, anche se registra il primo segno meno rispetto alla settimana precedente dall’inizio della pandemia. Il gruppo degli inseguitori è guidato dalla leader di Fdi Giorgia Meloni (35 per cento): dopo ci sono il segretario della Lega Matteo Salvini (31) e quello del Pd Nicola Zingaretti (28). Tutti sono stabili tranne Silvio Berlusconi (-1, al 22) e Matteo Renzi (-1, 11).

Ma se il leader nazionale, a leggere questi numeri, sembra un po’ appannato, c’è chi nella Lega ispira molta più fiducia: è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che, “forte di una gestione dell’emergenza giudicata esemplare nella propria regione” come sottolinea Ixè, supera tutti e raggiunge il 50 per cento degli italiani.

La fiducia in Conte sembra riflettersi anche sul suo governo o viceversa: l’esecutivo si appoggia sul 58 per cento di fiducia che si divide tra un 43 che risponde “abbastanza fiducia” e un 15 che risponde “molta”. Poca o nessuna fiducia, insieme, sono le risposte del 42 per cento.

Come detto all’inizio sono cifre che risentono in positivo dei giudizi sull’operato del governo durante l’emergenza: per il 69 per cento il parere su come ha agito l’esecutivo è positivo (per il 18 è molto positivo, per il 51 abbastanza). Va sottolineato che questo dato è in rialzo dopo l’annuncio della illustrazione della fase 2 da parte del capo del governo.

Una significativa maggioranza degli intervistati di Ixè ha apprezzato anche il piano di riaperture – all’insegna della prudenza – sviluppato e comunicato dal governo. Per il 48 per cento le riaperture previste in questa prima parte della fase 2 sono adeguate. Il 14 per cento addirittura pensa che le riaperture siano state troppo generose, mentre il 33 per cento è in linea con il pensiero di alcuni leader politici (anche di maggioranza) e industriali, secondo cui bisognava aprire di più.

Le risposte date all’istituto Ixè sono strettamente legate a quelle date ad altri due quesiti. Resta ampia, intanto, la fetta di chi è preoccupato dal rischio di un nuovo lockdown (39 per cento), anche se la maggioranza assoluta (51) pensa che i cittadini saranno sufficientemente responsabili (come accaduto finora peraltro) perché prosegua il progressivo allentamento delle restrizioni. Dall’altra parte rimane il confronto tra le preoccupazioni per la salute e quelle per l’economia: il 43 per cento esprime apprensione ancora per la questione sanitaria, ma il 50 pensa di più alle ripercussioni sull’economia. Un dato, quest’ultimo, che presto potrebbe avere ricadute su molti dei valori sia sulle intenzioni di voto sia sugli indici di fiducia e popolarità dei leader politici.

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