“Dietro a tutto quello che è successo, c’è il fatto che abbiamo sempre considerato il medico come un ordinatore di spesa, non come uno che produce salute. Allora, io voglio chiedere a qualche economista che differenza c’è, in termini economici, tra produrre salute e produrre automobili, perché qui pare che produrre automobili, computer e quel cavolo che si vuole sia una cosa benemerita, mentre produrre salute siano soldi da buttare via”. Sono le parole pronunciate nella trasmissione “24 Mattino” (Radio24) dal presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, Guido Marinoni, che fa un lungo j’accuse alla Regione Lombardia, al governo e alla Protezione Civile nella gestione dell’emergenza coronavirus.


“C’è stato un depotenziamento drammatico del Ssn (Sistema sanitario nazionale) – spiega – e poi si è andato a tagliare in parti gli ospedali e tutto quello che è medicina del territorio, che è stata pensata come qualcosa che al più doveva occuparsi di cronicità. Adesso abbiamo visto drammaticamente che non è vero. È stata tagliata la nostra sanità pubblica, che è stata affidata alle aziende sanitarie ospedaliere. E quello che si fa in Lombardia non è nemmeno lontanamente paragonabile a quanto fatto dai vecchi medici condotti insieme ai sindaci che, nella fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, ci hanno portato fuori dalle malattie infettive. Adesso le malattie infettive ritornano. Ecco che si spiega cosa è successo”.

Marinoni si sofferma sul caso specifico di Bergamo: “Qui è andato tutto male, tranne una cosa: lo sviluppo delle terapie intensive e la creazione di un nuovo ospedale grazie a tutte le forze produttive della società civile bergamasca. Non so se della politica, ma sicuramente della società civile. E questo ospedale è stato realizzato in tempi brevissimi, altro che la Cina. Per il resto, è andato tutto male. Si è scambiata una emergenza, che era di sanità pubblica, per una emergenza di terapie intensive. All’inizio, non sono stati isolati i casi, non sono state fatte le indagini epidemiologiche, non sono stati fatti i tamponi ai pazienti – spiega – I medici sono stati mandati in giro senza protezione individuali, poi si sono dovuti procurare tutto dal ferramenta o dai negozi per l’edilizia. A Bergamo sono morti 5 medici e 150 sono malati di coronavirus. E soprattutto i medici hanno involontariamente diffuso il contagio. È stata anche fatta una politica dissennata sulle case di riposo. La prima settimana Ats ha imposto l’apertura dei centri diurni per anziani, diffondendo così l’infezione”.

E aggiunge: “Addirittura si è proposto di portare i malati covid nelle case di riposo, separando le strutture, ma senza aver chiaro come distinguere le equipe sanitarie. Siamo intervenuti per fermare questa cosa. Tutto quello che si poteva sbagliare è stato sbagliato con una politica territoriale inesistente. Tutti abbiamo sottovalutato il problema e questo si spiega con la non conoscenza del problema stesso. Io sento i miei colleghi di altre regioni e forse non si stanno commettendo gli stessi errori della Regione Lombardia. Tuttavia, quello che è successo davvero a Bergamo, secondo me, non l’ha capito nessuno – prosegue – E un conto è sottovalutare il problema, un altro conto è non mettere in atto le misure tecniche di sanità pubblica necessarie per contenere il problema, il che non è stato fatto proprio da un punto di vista tecnico di gestione della sanità pubblica. C’è stato anche l’errore di tutti gli errori: non chiudere immediatamente i Comuni di Nembro e Alzano. Una incapacità tecnica di gestione e un’errata interpretazione della vera natura del problema da parte della Regione hanno prodotto tutto questo”.

Marinoni evidenzia anche le responsabilità del governo e della Protezione Civile: “È mancata tutta la catena di comando. Direi che è quasi difficile attribuire allo Stato delle responsabilità, perché lo Stato non c’è stato. La Protezione Civile ha detto che per gli operatori sanitari erano necessari i dpi, ma su tutto il territorio, a ora, si va avanti con protezioni individuali che vengono da donazioni, dalle aziende fino all’Aeronautica Militare. Lo Stato non ha provveduto in alcun modo ad approvvigionarci di questo materiale. Non dico gratis, perché lo avremmo pagato. Inoltre, i dati forniti dalla Protezione Civile sono privi di utilizzabilità – chiosa – Si sono scambiati i dati dei ricoverati per quelli relativi al numero totale dei malati. Si sono anche scambiati i dati dei decessi per quelli dei morti in ospedali. Insomma, dati inutilizzabili. Anche per i test, si è detto che i tamponi sono necessari per escludere la contagiosità. Non è proprio così, perché poi ci dovremo arrangiare per il rientro, ma in Lombardia alla fine si possono fare al massimo 5500 tamponi al giorno e, se si pensa a una operazione rientro, è una disponibilità assolutamente ridicola. Quindi, al di là delle loro conferenze stampa, mi sfugge cosa abbiano fatto lo Stato e la Protezione Civile”.

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