“Gli stai a scrivere questa cosa? Ma lui la legge e la strappa subito o se la porta? Stanno cose delicate“. È il 13 dicembre 2017 e Fabrizio Piscitelli e Salvatore Casamonica dovevano comunicare con Carmine Spada, detto “Romoletto”, il boss dell’omonimo clan di Ostia, per inviargli i termini della pax mafiosa stipulata, secondo le indagini della dda di Roma, in un summit presso un ristorante a Grottaferrata, alle porte di Roma. Per farlo, si sono affidati all’avvocata Lucia Gargano, che lavorava per lo studio legale di Angelo Staniscia, difensore di fiducia di molti esponenti di spicco degli Spada, compreso il boss Carmine: le avrebbe dovuto consegnargli una lettera, un ‘pizzino’. E, in qualche modo, incassare l’assenso del “padrino”. Dalle conversazioni raccolte dalla Guardia di Finanza, emerge il ruolo di “trait d’union” di Gargano, apporto definito “concreto” alla “conservazione della capacità operativa dell’associazione mafiosa” sul litorale romano. Non è un caso che l’operazione sia stata definita “Tom Hagen”, dal nome dell’avvocato di don Vito Corleone, personaggio protagonista del film Il Padrino.

Durante il summit, Diabolik chiedeva a Gargano di scrivere una lettera da consegnare a Ottavio Spada, detto Marco, in carcere a Rebibbia. “Gliene ho parlato a Romolo”, rispondeva l’avvocata 36enne “dimostrando di aver compreso il tema”, secondo il gip Corrado Cappiello. Una trattativa che, secondo i presenti, avrebbe dovuto coinvolgere anche il titolare dello studio legale Angelo Staniscia (non risulta indagato) al quale Piscitelli, etichettandolo come “il matto”, affermava di aver già comunicato che “questa cosa di Ostia è importante” e che lui e Casamonica “si stavano esponendo”. “Mentre l’avvocato Gargano annuiva – si legge – Piscitelli proseguiva evidenziando la necessità che ‘il matto’ parlasse con Ottavio, cioè con Ottavio Spada detto Marco”, essendo quest’ultimo il soggetto ai ferri corti con Marco Esposito, detto “Barboncino” a capo della banda che in quel momento insidiava il potere criminale degli Spada. Proprio Esposito, aveva rapporti con Diabolik, che gli aveva venduto poche settimane prima circa 40mila euro di stupefacente. “Parlasse con Ottavio – ripeteva Diabolik, riferito a Staniscia – perché è questo Ottavio che ci sta in mezzo… se volete noi possiamo mettere di tutto e fate la pace… però deve essere la “pace”.

“Sin dal giorno seguente – si legge nell’ordinanza – Lucia Gargano si è recata presso la casa circondariale di Rebibbia per fare un colloquio con i detenuti Alessio Lori, Arben Zogu e Carlo Carrozzo”. Il ‘pizzino’ doveva arrivare a Ottavio Spada. “Sta vicino Ottavio! Ottavio è tranquillo…”, gli aveva detto Piscitelli il giorno prima. E in fatti Lori e Spada erano reclusi nello stesso reparto del carcere. Il colloquio si sarebbe poi ripetuto, secondo gli inquirenti, anche il 21 dicembre 2017, anche alla presenza dell’avvocato Staniscia. Gargano inizia a temere per la propria posizione poco tempo dopo, all’indomani dell’operazione Maverick, che porta in carcere Marco Esposito. Dalle carte emerge anche l’incontro di Grottaferrata: “Secondo te mi arrestano? Mi indagheranno sicuro”, dice lei a un interlocutore. In realtà, secondo gli inquirenti, Gargano aveva continuato a “lavorare” per Piscitelli, facendo in un’altra occasione, il 12 settembre 2018, da trait d’union con l’albanese Dorian Petoku, per fornire una risposta su “un affare avviato in Svizzera”, rimasto in sospeso dopo l’arresto di Salvatore Casamonica: “Diabolik ha detto quando vengono quelli che ti dicono che ti calano la droga con gli aerei… so guardie”, avrebbe riferito l’avvocata finita ai domiciliari. “Mi sono ritrovata lì per caso”, aveva invece riferito Gargano, interrogata dai pm per sommarie informazioni, a novembre 2019. Dichiarazioni che i magistrati ritengono “prive di pregnanza” dato invece la sua “partecipazione attiva” agli eventi.

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