L’aviazione civile iraniana garantisce che l’aereo di linea ucraino precipitato mercoledì a Teheran – che ha provocato la morte delle 176 persone a bordo – non è stato colpito da un missile, al contrario di quanto sostenuto da Justin Trudeau, dal premier britannico Boris Johnson e dall’amministrazione americana: dopo Donald Trump, che ha detto di non credere a un guasto, il segretario di stato Usa Mike Pompeo ha infatti dichiarato di “ritenere possibile” l’ipotesi. Ora anche la Nato considera affidabile questa versione, che la Russia giudica “inaccettabile”: il segretario Jens Stoltenberg ha dichiarato di non avere motivo di dubitare delle notizie dalle capitali occidentali, convinte che il velivolo sia stato colpito da un missile terra-aria alcune ore dopo che l’Iran aveva lanciato l’attacco contro due basi statunitensi in Iraq per vendicare l’uccisione del generale Qassem Soleimani. L’Ucraina intanto ha ottenuto l’accesso ai registratori di volo delle scatole nere dell’aereo: lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Vadym Prystaiko. Subito dopo lo schianto, Teheran aveva annunciato che non avrebbe consegnato le scatole nere alla Boeing. L’agenzia semi-ufficiale iraniana Fars scrive che sabato ci sarà un incontro tra delegazioni iraniana e straniere per esaminare i risultati delle loro indagini. “Ci sarà un incontro e dopo aver esaminato le prime conclusioni, la causa del disastro aereo verrà resa pubblica“.

Stoltenberg: “Sulle indagini deve esserci piena cooperazione da parte dell’Iran” – “Non entrerò nei dettagli della nostra intelligence – ha detto – ma ciò che posso dire è che non abbiamo motivo di non credere ai rapporti che abbiamo visto da diverse capitali alleate della Nato“. Per Stoltenberg “la vicenda dell’aereo schiantatosi in Iran è una tragedia che deve essere chiarita e serve una inchiesta trasparente con una piena cooperazione da parte dell’Iran. In Medio Oriente nelle ultime ore – ha proseguito entrando al Consiglio esteri oggi a Bruxelles – abbiamo visto una certa riduzione della tensione nell’area, dobbiamo insistere su questo, serve una ulteriore de-escalation, nessuno vuole una nuova guerra”. Il segretario generale della Nato ha poi sottolineato che “sulle sfide urgenti dobbiamo continuare a sostenere l’Iraq” dove dobbiamo “addestrare per combattere il terrorismo. Questa è la ragione per cui è importante stare insieme, come è importante allo stesso tempo che gli Usa e l’Europa siano uniti e continuino a combattere il terrorismo”.

Le indagini – Quanto all’inchiesta sul volo caduto, l’Iran ha anche invitato la Boeing – finita nella bufera per le critiche dei dipendenti al 737 Max, da mesi a terra a seguito di due incidenti in cui sono morte 346 persone – a partecipare alle indagini, dopo aver negato alla compagnia la consegna delle scatole nere. E anche il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei, oltre a rinnovare l’invito ai tecnici della società, ha chiesto agli Stati Uniti di attendere i risultati dell’inchiesta, e ha respinto con forza l’ipotesi dell’abbattimento: “Nessuno si assumerà la responsabilità di una così grande menzogna una volta che si saprà che si tratta di una tesi disonesta”. Ha poi denunciato quella che considera un’operazione di guerra psicologica del governo degli Stati Uniti e ha dichiarato che secondo le norme internazionali “possono partecipare” all’inchiesta sulla sciagura aerea l’ente per l’aviazione dell’Iran e dell’Ucraina, le autorità di Kiev, la Boeing e i francesi. Una delegazione di esperti ucraini è già in Iran e il portavoce ha chiesto alla “Boeing di inviare suo personale per partecipare al recupero dei dati delle scatole nere”.

Sull’analisi delle scatole nere, Abedzadeh ha dichiarato che “in condizioni normali” l’Iran è “in grado di analizzare i loro dati. Ma poiché l’aereo è stato danneggiato è molto difficile estrarli direttamente, servono hardware e software speciali. Nel Paese li abbiamo”. Tuttavia, ha aggiunto, “se non saremo in grado di decifrarli, riceveremo l’aiuto da altri Paesi” e questa, ha rivendicato, “è una procedura normale”. Abedzadeh ha poi ribadito che “c’era fuoco a bordo dell’areo” e che prima dello schianto, poco dopo il decollo dall’aeroporto di Teheran, il pilota aveva deciso di invertire la rotta. “Bisogna indagare sulle cause – ha detto – Non è corretto commentare prima di analizzare le scatole nere”.

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