Da un lato il ministero dell’Ambiente applica la sospensione dei permessi di ricerca prevista dalla legge nazionale 12/2019 alla procedura di Via che riguarda ‘Scicli’, in Sicilia; dall’altro il Ministero dello Sviluppo economico dichiara che “non vi è accenno ad una estensione di tale norma (il riferimento è, in particolare, all’articolo 11/ter, ndr) alle regioni a statuto speciale” per quanto riguarda la terraferma. Eppure parliamo della legge che, oltre a disporre la sospensione dei permessi di ricerca e delle relative istanze, ha anche introdotto il PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee). È lecito domandarsi, dunque, se e con che strumenti la Sicilia parteciperà a questa transizione.

LA RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI – La dichiarazione del Mise è arrivata con una risposta a una richiesta di accesso agli atti del coordinamento No Triv sui permessi di ricerca di idrocarburi Fiume Tellaro e Case La Rocca, in Sicilia. Con due decreti assessoriali del 5 e del 28 febbraio 2019 la Regione, infatti, aveva autorizzato la realizzazione di tre nuovi pozzi esplorativi nell’area interessata dal permesso di ricerca ‘Fiume Tellaro’ già vigente prima della sospensione (dal 2004) e rilasciato un nuovo permesso di ricerca ‘Case La Rocca’. Tutto ciò era stato possibile applicando la legge regionale 14/2000 e dando attuazione al Protocollo sottoscritto nel 2014 da Mise, Eni, Regione Siciliana, Comune di Gela e altri. Da allora la deputata LeU Rossella Muroni ha depositato due interrogazioni, ricordando che “la legge regionale 14 è ritenuta incostituzionale da insigni giuristi” e definendo inaccettabile il fatto che “la Regione siciliana possa far tutto da sé”.

LE DICHIARAZIONI DEL MISE – Eppure la risposta del Mise è chiara e va proprio in questa direzione. “In Sicilia, per la sola terraferma, in virtù dello statuto speciale della Regione, la competenza normativa e amministrativa è completamente autonoma ed è disciplinata dalla legge regionale 14 (Disciplina della prospezione, della ricerca, della coltivazione, del trasporto e dello stoccaggio di idrocarburi liquidi e gassosi e delle risorse geotermiche nella Regione Siciliana)” scrive la dirigente del Mise, Silvia Grandi. E aggiunge che i dati in possesso della Direzione “sono forniti periodicamente dal competente ufficio regionale e riguardano esclusivamente avvisi di nuovi conferimenti con indicazione delle coordinate geografiche o di variazioni di area o di cessazioni”. Nero su bianco, la Direzione scrive di non essere a conoscenza di procedimenti amministrativi “che accompagnano il decorso dei suddetti titoli ubicati sulla terraferma (quelli per cui i No Triv hanno chiesto l’accesso agli atti, ndr) e né questi sono soggetti ad attività ispettiva da parte di questa direzione”.

L’INTERPRETAZIONE DELLA NORMA – È come se stessimo parlando di un’altra regione, invece è sempre la stessa, la Sicilia, quella dove “un altro pezzo di Stato, il ministero dell’Ambiente – commenta il Coordinamento nazionale No Triv – ha applicato la sospensione prevista dalla legge nazionale 12/2019”. E lo ha fatto, per la precisione, alla procedura di Via numero 3355, riguardante il permesso di ricerca di idrocarburiScicli”. Anche a ilfattoquotidiano.it il Mise risponde ricordando “l’autonomia della Sicilia, in quanto regione a statuto speciale” e spiegando che “sono in corso verifiche con il ministero dell’Ambiente, su quanto avvenuto in merito alla procedura di Via che riguarda ‘Scicli’”. Secondo i No Triv, però la risposta della dirigente del Mise contraddice “lo stesso ministro Stefano Patuanelli, alla luce di quanto ha affermato lo scorso 30 ottobre, nel corso dell’illustrazione delle linee programmatiche del ministero in Commissione Attività Produttive della Camera”.

Secondo il co-portavoce del Coordinamento No Triv Enrico Gagliano per comprendere la volontà del legislatore e, quindi, la ratio dell’articolo 11/ter della legge 12/2019, basta leggere un passaggio della relazione tecnica illustrativa di accompagnamento all’emendamento riguardante il PiTESAI. “Con l’emendamento in esame – c’è scritto nel testo – si vuole raggiungere la finalità di offrire un quadro territoriale di riferimento, definito e pienamente condiviso (Stato-Conferenza unificata), rispetto al quale pianificare lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, ispirato a valorizzare fortemente la sostenibilità ambientale, sociale ed economica”. Secondo Gagliano il Mise, interpretando letteralmente l’articolo “ignora la ratio della norma perdendo di vista la volontà del legislatore”.

NO TRIV: “ILLOGICO STRALCIARE LA POSIZIONE DELLA SICILIA” – Altro aspetto è quello legato al legame tra Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), che dovrebbero convergere sull’obiettivo della sostenibilità del settore energetico. Insomma il PiTESAI concorre al raggiungimento degli obiettivi del PNIEC. “È illogico approvare un piano integrato dell’energia che riguarda tutto il territorio nazionale – conclude il coordinamento – e avere al contempo un PiTESAI che stralcia la posizione della Sicilia. Dobbiamo immaginare che a tutto il processo di formazione ed approvazione del piano, non stiano prendendo parte le Regioni a statuto speciale. Un’assenza dai ‘tavoli romani’ cui si somma quella di una rappresentanza degli oltre 8mila Comuni italiani”.

Articolo Precedente

Clima, entro 30 anni il ghiacciaio della Marmolada potrebbe scomparire. Gli esperti del Cnr: “Il destino della montagna è segnato”

next
Articolo Successivo

La transumanza è patrimonio dell’umanità. Costa: “Esempio di approccio sostenibile. Stanziati 6 milioni di euro”

next