Un fiume di soldi. Quelli spesi. Quelli stanziati. Quelli promessi. Quelli che, probabilmente, non arriveranno mai. Dopo il Comitatone, che ha messo fine a un vuoto durato due anni, facciamo i conti in tasca a Venezia. O meglio, all’impegno dello Stato per salvare la città che sorge in un equilibrio instabile sulle acque e che proprio dalle acque deve difendersi, come hanno dimostrato le eccezionali acque alte di queste settimane. Con il Mose, il sistema di dighe mobili in costruzione da 16 anni. Con le opere di bonifica e gli interventi di salvaguardia. Con il finanziamento della Legge Speciale, che risale ormai a 45 anni fa. Numeri. E due domande dalle risposte ancora in parte nebulose. Quanto costerà per davvero il Mose? E quanto costerà mantenerlo?

In arrivo 325 milioni – Il ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha sciorinato una serie di cifre. La prima era già nota, ovvero che il Mose ha un costo fissato di 5 miliardi 493 milioni di euro, ormai “chiuso” da anni. Ma la più interessante è la seconda: “Abbiamo deliberato la conclusione del finanziamento per 325 milioni, che porteremo in legge di bilancio”. Quindi si tratta di uno stanziamento nuovo da aggiungere ai cinque miliardi e mezzo? La risposta del ministro, testualmente, è stata: “Originariamente, o meglio nell’ultimo aggiornamento, il prezzo del Mose era previsto a 5 miliardi 493 milioni. Con questi 325 milioni noi arriviamo al tetto del costo del Mose”. E quindi ai cinque miliardi e mezzo, visto che i 325 milioni (a differenza di quanto ha capito qualcuno), non vanno aggiunti, ma vi sono ricompresi. Il ministro però non ha voluto entrare nel merito delle voci di maggiorazioni, demandando al commissario straordinario Elisabetta Spitz, appena nominato, “una verifica dei costi e dello stato del Mose”. La prima domanda ha così un punto fermo, seppur con qualche dubbio, come vedremo tra poco. Ma anche la seconda è sospesa, demandata a quelli che Giuseppe Conte, ha definito i “compiti per casa”, in vista di un Comitatone-bis prima di Natale. Dagli 80 ai 100 milioni annui per la manutenzione? “C’è da fare un’approfondita riflessione su quella che sarà la governance del sistema lagunare – ha detto il premier – con particolare riguardo al Mose, a tutti i problemi di funzionamento e di manutenzione che comporterà questa opera complessa”. E quindi i costi sono ancora indefiniti.

Il mistero dei conti – Il tetto del Mose, secondo il ministro De Micheli, quindi non si tocca. Eppure non tutte le cifre tornano. Perché nel bilancio 2018 del Consorzio Venezia Nuova, depositato l’8 settembre scorso, gli amministratori straordinari Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo avevano confermato come alla fine del 2014 (l’anno dello scandalo, con la raffica di arresti) il costo totale fosse già di 5.439 milioni: 4.754 milioni stanziati e già disponibili, 518 milioni stanziati ma non disponibili e 221 milioni da stanziare. I 221 milioni sono poi stati assegnati dal Ministero delle Infrastrutture attingendo (decisione del luglio 2017) al “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”. Questa la suddivisione: 40 milioni nel 2017, 50 milioni nel 2018 e 2019, 20 milioni nel 2020, 2021 e 2022, 11 milioni nel 2023 e 10 milioni nel 2024. Pertanto, al 31 dicembre 2018 “tutti i finanziamenti sono stati stanziati e assegnati fino al valore programmatico di 5,4 miliardi, per ‘tranches’ in ben 15 anni, dal 2003 al 2018”. Così avevano scritto Fiengo e Ossola. Ma se erano già stanziati un anno fa, com’è possibile che il governo stanzi 325 milioni adesso? Di fronte a questa obiezione, ecco la precisazione ufficiale dell’ufficio stampa del ministro: “Il costo del Mose è 5.493 milioni, di cui già stanziati 5.168. A questi vanno aggiunti i 325 milioni che sono già nella disponibilità del bilancio dello Stato”.

Criticità e avviamento Il bisogno di soldi per il Mose è testimoniato dalla richiesta di attingere a un “tesoro” di 413 milioni di euro, già stanziati dal Cipe in passato, ma mai impiegato. Di cosa si tratta? Del risparmio che si è avuto nel ricorso al credito da parte di Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea degli Investimenti e altri istituti. Su 3 miliardi 390 milioni ricevuti dal Consorzio Venezia Nuova, erano stati calcolati oneri finanziari per 843 milioni di euro. Nella realtà la quota di interessi è stata di 323 milioni di euro e quindi il credito residuo verso lo Stato è di 520 milioni di euro. Per ricevere almeno 413 milioni, gli amministratori del Consorzio hanno avviato un’istruttoria presso il ministero delle infrastrutture. Dovrebbero servire per risolvere le criticità emerse negli ultimi anni, errori di progettazione e prima fase di avviamento. Ma qui si profila un autentico braccio di ferro, anche perchè il governo si è appena impegnato per 325 milioni (seppur già previsti).

Opere per la Laguna – Durante il Comitatone, il ministro De Micheli ha annunciato anche il finanziamento di interventi idraulici in tutti i Comuni della Laguna con 60 milioni di euro, da inserire nella legge di Bilancio, che si aggiungono a 40 milioni già previsti per il 2020. Il ministro dell’ambiente, Sergio Costa, ha messo sul piatto 72 milioni (già promessi dal governo Renzi) per la bonifica di Porto Marghera, sito di interesse nazionale (Sin), con un accordo di programma con Regione Veneto e Autorità portuale. E per i marginamenti delle isole (il cosiddetto corredo di bonifica) ci sono altri 47 milioni: 10 milioni già nelle casse della Regione Veneto e 37 milioni nelle casse del Ministero.

Tre miliardi. Non è finita – Il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, hanno chiesto tre miliardi di euro per Venezia. Una cifra colossale, divisa a metà e spalmata in dieci anni: 150 milioni all’anno. Se le richieste fossero accolte, si arriverebbe a un impegno dello Stato per Venezia di altri 3 miliardi e mezzo, oltre ai quasi 5 e mezzo per il Mose.

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