I bambini e gli adolescenti di oggi sono i figli di un’Italia disuguale, di città quasi mai a misura di minori. La crisi economica degli ultimi anni, i tagli alla spesa sociale, la complessità delle relazioni familiari pesano sulle condizioni di crescita dei più piccoli e ne contraggono le prospettive, anche perché la mobilità sociale appare frenata. Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, società senza scopo di lucro nata per attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

In vista della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Con i Bambini nell’ambito del Fondo ha commissionato a Demopolis un’indagine sulle percezioni dell’opinione pubblica in tema di povertà educativa minorile, per verificare la consapevolezza dei cittadini e le sensibilità da far maturare. Oggi, nella percezione dei cittadini, è la disattenzione dei genitori (76%) la principale causa di povertà educativa dei minori. Due su tre citano le condizioni di disagio sociale (67%), di svantaggio economico (64%), di conflittualità familiare (62%). Il 59% segnala il degrado dei quartieri di residenza fra le cause della povertà educativa. Circa uno su due segnala la frequenza scolastica irregolare, gli stimoli inadeguati, le scarse occasioni culturali e del tempo libero, l’uso eccessivo dei social network.

Appena un quarto degli italiani cita il mancato accesso agli asili nido e ai servizi per l’infanzia. Nel vissuto degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, le città non sono a misura di minori per l’inadeguatezza dei servizi sociali (78%), del trasporto pubblico (71%), della qualità dell’aria (70%). Meno di un terzo promuove i servizi e le strutture per l’infanzia, con un dato che muta sensibilmente nelle differenti aree del Paese, e che nel Mezzogiorno scende al 21%. Sei su dieci ritengono non adeguati gli spazi verdi e le occasioni culturali e per il tempo libero.

Superano le 4 citazioni positive su 10 soltanto le strutture sportive e la scuola che però, da sola, non ce la fa: non può essere l’unico puntello extra-familiare di sostegno alla crescita di bambini e adolescenti. Le maggiori preoccupazioni avvertite dagli italiani, pensando ai minori, sono fenomeni per lo più adolescenziali: la dipendenza da smartphone e tablet (66%), bullismo o violenza (61%), la diffusione della droga (56%), l’aggressività nei comportamenti (52%).

Per il 71% degli italiani, rispetto a vent’anni fa, il sistema scolastico è peggiorato. I problemi della scuola sono un articolato di variabili economiche e politiche, ma anche umane e relazionali, fra studenti, docenti e genitori. Per la maggioranza assoluta si tratta di problemi connessi alla mancanza di fondi e alla progressiva riduzione di risorse (71%), ma anche di relazioni infruttuose con il mondo del lavoro (63%). Oltre 6 cittadini su 10 segnalano invece il bullismo e la condotta degli studenti, il progressivo impoverimento del linguaggio e delle competenze di base. La maggioranza cita inoltre le condizioni degli edifici e il rapporto, sempre più difficile, tra genitori e insegnanti. Preoccupante il fatto che solo metà dei ragazzi, negli ultimi 12 mesi, abbia partecipato a spettacoli, presso cinema o teatri. Il 58% dichiara che i figli, nell’ultimo anno, non hanno letto libri. Il 72% non ha potuto fruire del tempo pieno a scuola. Meno di un quinto, infine, ha frequentato l’asilo nido.

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