Febbraio 2015: l’inchiesta bis – La procura di Roma apre una nuova inchiesta dopo aver ricevuto gli atti dalla corte d’Appello.

30 giugno 2015: Il testimone Casamassima – Il maresciallo Riccardo Casamassima va dal pm Musarò e racconta: “Poco dopo l’arresto di Cucchi il maresciallo Roberto Mandolini è venuto alla caserma di Tor Vergata dove io prestavo servizio. Anche Mandolini prestava servizio a Tor Vergata ma da qualche tempo era stato trasferito alla guida della Appia. È entrato in caserma, si è messo la mano sulla fronte e ha detto: È successo un casino ragazzi, hanno massacrato di botte un arrestato. Poi è entrato nell’ufficio del comandante di Tor Vergata, Enrico Mastronardi, dove c’era anche la mia compagna – anche lei in servizio nell’Arma – e ha raccontato quello che era successo facendo proprio il nome di Cucchi”.

10 settembre 2015: i carabinieri indagati – Per la prima volta viene iscritto nel registro degli indagati il nome di un carabiniere. Il pm Giovanni Musarò arriverà a metterne sotto inchiesta cinque: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco rispondono di omicidio preterintenzionale. Sono i tre militari che per primi si occuparono del fermato in via Limonia. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne portato il giovane. Accusato di calunnia è anche un altro militare, Vincenzo Nicolardi, che avrebbe falsamente accusato gli agenti della polizia penitenziaria poi assolti nel primo processo.

11 dicembre 2015: la richiesta di nuova perizia – Nell’ambito dell’inchiesta bis la procura di Roma chiede una nuova perizia medica.

15 dicembre 2015: annullata assoluzione dei medici – La Cassazione annulla con rinvio l’assoluzione dei 5 medici del Pertini, che dovranno nuovamente essere processati. Assolti in via definitiva, invece, il medico che per primo visitò Cucchi, tre infermieri e tre agenti di polizia penitenziaria.

9 marzo 2016: Cassazione: “Illogico non aver fatto nuova perizia”- Nelle motivazioni dell’assoluzione dei medici gli ermellini scrivono che i sanitari avevano una “posizione di garanzia” a tutela della salute di Cucchi e il loro primo dovere era diagnosticare “con precisione” la sua patologia anche in presenza di una “situazione complessa che non può giustificare l’inerzia del sanitario o il suo errore diagnostico”.

18 luglio 2016: nuova assoluzione – Il secondo processo d’Appello per i medici si conclude con una nuova assoluzione.

7 ottobre 2016: “Morto per inanizione” – Nelle motivazioni dell’assoluzione dell’appello bis i giudici scrivono che i medici dovevano capire le condizioni del paziente, ma comunque il paziente avrebbe smesso di vivere: “Hanno colposamente omesso di diagnosticare la sindrome da inanizione” ma “appare logicamente poco probabile che Cucchi si sarebbe salvato”. Cos’è l’inanizione? Uno stato di decadimento generale, di deperimento organico come effetto della mancanza o della insufficienza di alimentazione. Una morte, scrivono i giudici nelle motivazioni del verdetto, “causata da un’insufficiente alimentazione e idratazione iniziata prima dell’arresto alla quale devono aggiungersi le patologie da cui era affetto (epilessia, tossicodipendenza e riferito morbo celiaco), lo stress per i dolori delle lesioni lombo-sacrali e un ‘quasi’ digiuno di protesta”.

17 gennaio 2017: chiusa l’inchiesta bis – La procura di Roma chiude la seconda indagine sull’omicidio Cucchi. Tra le testimonianze principali acquisite dalla procura c’è quella di Anna Carino, ex moglie di D’Alessandro, che al telefono dice all’ex marito: “Hai raccontato a tutti di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda…che te ne vantavi pure”. E poi, ovviamente, anche quella di Casamassima.

Articolo Precedente

Corruzione, il procuratore di Milano Francesco Greco: “Aziende investono più in tangenti che innovazione”

next
Articolo Successivo

Strage di Bologna, i periti: “Resti che non appartengono alla Fresu possono essere di vittime note. Interrutore trovato non c’entra”

next