La sorpresa della nuova Inter di Antonio Conte e il fantasma della vecchia Juventus di MassimilianoAllegri. Le sei vittorie consecutive dei nerazzurri e qualche balbettio dei bianconeri. I dubbi su Maurizio Sarri, l’attesa, la rivalità, il derby d’Italia. Tutto molto coinvolgente. Ma dopo due mesi di “chiacchiere” ci sono ancora i bianconeri davanti a tutti. Inter-Juventus è un duro risveglio per tutti quelli che speravano di assistere al ribaltone in campionato. È stata anche una grande partita: erano anni che la Serie A non assisteva a un match così tirato, importante, spettacolare per le idee dei due allenatori a confronto e il valore delle squadre in campo; nell’ultimo lustro, solo la famosa Juve-Napoli del gol di Koulibaly. I tifosi, a prescindere da fede e colori, si augurano di vederne tante altre di Inter-Juve così, ne ha bisogno il nostro calcio. Ciò detto, però, la sfida ha ristabilito in maniera piuttosto netta le gerarchie.

Forse era stata solo un’illusione collettiva, c’eravamo tutti lasciati un po’ prendere dall’entusiasmo e dalla speranza di riavere un campionato equilibrato. L’equilibrio non c’è, non ancora almeno. Nello scontro diretto la Juventus si è dimostrata nettamente superiore agli avversari, al di là del punteggio che magari avrebbe anche potuto essere diverso. E in fondo non è una sorpresa. Nessuno pensava seriamente che i bianconeri fossero più deboli dell’anno scorso: il mercato non sarà stato pirotecnico ma ha portato comunque De Ligt, Danilo, Rabiot, Ramsey e il reintegro di Higuain. La verità è che gli unici dubbi erano su Sarri, la sua capacità di raccogliere l’eredità di Allegri, il suo impatto sull’universo bianconero. Ma la verità è anche che Sarri è un grande allenatore.

L’ha dimostrato ieri sera, scacciando forse definitivamente le perplessità degli scettici. Le ha indovinate tutte: l’approccio alla gara, la sorpresa Dybala (schierato dall’inizio e subito a segno), la mossa di allargare e allontanare dall’area gli attaccanti per portare fuori i tre centrali dell’Inter (che infatti hanno faticato), l’alternanza di possesso palla e contropiede, i cambi decisivi di Higuain e Bentancur. È stato semplicemente perfetto. E con una guida sicura si è rivista la Juve che conosciamo fin troppo bene. Solida mentalmente, ricca di campioni, giocate, esperienza. Una squadra consapevole di se stessa, che nella sera più importante gioca la migliore partita dell’anno, fa vedere anche sprazzi di “sarrismo” (il gol del 2-1 è un esempio splendido del credo calcistico del tecnico). E poi ha la possibilità di pescare in panchina soluzioni quasi infinite, che non a caso hanno deciso la partita. Semplicemente la squadra più forte della Serie A, di gran lunga. In classifica è ancora tutto apertissimo, un punto di distanza conta nulla, siamo solo a ottobre, ma il verdetto di San Siro è chiaro.

Quanto all’Inter, se questa doveva essere la settimana della verità, inevitabilmente ne esce un po’ ridimensionata dopo due sconfitte. Più immeritata quella di Barcellona, più dolorosa quella di ieri su cui ci sono meno recriminazioni ma anche meno attenuanti: una grande squadra non avrebbe dovuto perdere in casa. L’Inter sta provando a diventarlo, non ci è ancora riuscita. Pur confermando tutto quanto di buono costruito in questi primi due mesi (al Camp Nou si è vista un’ora di calcio stellare, ieri comunque la partita è stata positiva), la doppia sfida ha messo in mostra i limiti dei nerazzurri. Non tanto tecnici o tattici, quanto proprio strutturali. L’Inter non ha i campioni dei rivali (che a certi livelli fanno sempre la differenza), ma non ha nemmeno le sue riserve. Quando è uscito Sensi per infortunio, si è spenta la luce. Quando Conte si è girato in panchina per provare a cambiare la partita, si è guardato intorno e ha trovato solo Politano. Le sue squadre, a maggior ragione questa non fenomenale, devono andare sempre a duemila all’ora per vincere: quando hai tante partite ravvicinate e pochi cambi all’altezza, l’intensità fisiologicamente si abbassa e il gap riemerge. Tutte cose note, che l’avvio roboante di campionato aveva fatto un po’ dimenticare: lo scontro diretto ha avuto il merito di ricordarle. Risultato: per il momento l’Inter è ancora dietro alla Juventus in classifica. Come sempre negli ultimi otto anni.

Twitter: @lVendemiale

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