Un primo tempo da grande Inter, come non si vedeva da anni. Ma niente paragoni illustri per stasera, non è il caso: basta mezz’ora di solito Barcellona, una giocata di Messi, due grandi gol di Suarez, i colpi dei fuoriclasse e la superiorità dei campioni insomma, per perdere al Camp Nou. 2-1: gerarchie ristabilite, i nerazzurri di Antonio Conte di nuovo con i piedi per terra dopo la prima sconfitta stagionale. E all’ultimo posto in classifica insieme allo Slavia Praga nel girone di Champions League, dove la qualificazione non è ancora compromessa ma a questo punto decisamente in salita.

La serata del Camp Nou non è comunque da buttare. Non tutta almeno. Resta un’ora giocata alla pari con una delle favorite per la coppa, sul campo più difficile d’Europa, anzi a dire il vero dominata. Proprio per questo però restano anche e soprattutto tanti rimpianti, perché se la reazione dei blaugrana era da mettere in conto, e un pareggio ci poteva stare, i nerazzurri avrebbero dovuto tornare a casa almeno con un risultato positivo. Non esserci riusciti non è una tragedia, ma un piccolo segno di immaturità (o forse proprio inferiorità) quello sì.

La partita infatti si era messa come meglio non poteva. Pronti, via e l’Inter clamorosamente è già in vantaggio, al secondo minuto. Un gol a freddo, per certi versi un po’ fortuito perché frutto di un rimpallo. Per altri storico, perché al Camp Nou l’Inter non segnava da 49 anni (Coppa delle Fiere 1970, un’altra epoca, nemmeno la squadra del Triplete e di Mourinho che su questo campo costruì il suo destino c’era riuscita). Comunque non casuale: nasce da una trama nello stretto, tipica del calcio “contiano”, che si vedrà per tutto il primo tempo, finalizzata da Lautaro Martinez, che ci mette tutta la sua cattiveria, forse la qualità migliore, per centrare l’angolino di sinistro. L’1-0, tanto immediato quanto inatteso, non cambia il copione previsto del match, semmai lo accentua: Inter ancora più convinta nell’aspettare compatta e ripartire a tremila all’ora, Barcellona costretto ad attaccare per sfondare.

Nel tempio del tiki-taka Conte non arretra di un millimetro: se la gioca con i due piccoletti Sanchez e Lautaro davanti (Lukaku, affaticato, è a Milano a riposare in vista della Juve), soprattutto tutti piedi buoni a centrocampo, Sensi e Barella insieme al fianco di Brozovic, tanto ci sono i tre dietro ad alzare la saracinesca. Sarebbe meglio dire cinque, perché per l’occasione la tipica difesa a tre di Conte arruola a tempo pieno pure Candreva e Asamoah. L’Inter si difende, anche in undici nella propria metà campo. Ma i nerazzurri giocano sempre la palla, non la buttano mai, persino in area con Handanovic, per costruire qualcosa.

È la chiave del match, finché dura. Ogni uscita, quando riesce, è pericolosa: Barella quasi arriva in porta da solo, Lautaro supera addirittura il portiere ma si allarga troppo e non riesce a concludere, poi Ter Stegen fa un miracolo su un suo colpo di testa. A parte dieci minuti un po’ in apnea, l’Inter domina letteralmente il primo tempo e l’1-0 le sta decisamente stretto.

Col senno di poi non aver segnato il raddoppio è una colpa. Perché anche con Messi che passeggia per il campo, Griezmann avulso dal gioco, De Jong oggetto misterioso, il Barcellona è sempre il Barcellona: basta mezzo metro di spazio concesso e Suarez si inventa un gol al volo da fuori area che pareggia la partita, praticamente dal nulla. Tutto da rifare. Il contraccolpo è evidente, tutto sommato un po’ anche comprensibile, ma sarà fatale. Non è solo una questione psicologica ma anche tattica, perché intanto Valverde ha piazzato Vidal sulla trequarti, per aggiungere peso specifico al suo attacco ma soprattutto togliere il fiato a Brozovic.

Senza la sua regia, l’Inter non respira e la splendida squadra ammirata nel primo tempo non si vede più fino alla fine. Anche così avrebbe potuto conquistare un prezioso pareggio, ma nel finale arriva un’altra prodezza di Suarez, che beffa Godin e spiazza Handanovic proprio su uno dei rari contropiedi nerazzurri, che ha il solo effetto di riaccendere Messi e innescare il gol del 2-1. Definitivo. Restano le prove di Barella e Lautaro Martinez, alla prima grande notte Europea, un’ora da campioni, anche una sconfitta pesante. Se questa doveva essere la prova di maturità, il primo dei due esami nella settimana della verità, la nuova Inter di Antonio Conte non è bocciata né promossa, ma rinviata a settembre. Anzi, a domenica, contro la Juventus: lì non si potrà sbagliare un’altra volta.

Twitter: @lVendemiale

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