5 luglio 2017 – Perquisito Marco Lillo
La Guardia di Finanza di Napoli, su mandato della procura partenopea, ha perquisito la casa di Marco Lillo, autore degli scoop sull’inchiesta Consip e sulla fuga di notizie. Nei confronti di Lillo è scattato anche il sequestro di cellulari e pc con l’obiettivo di analizzare i documenti presenti, le chiamate e le chat su Whatsapp e Telegram. L’ipotesi di reato è di rivelazione del segreto d’ufficio attraverso la pubblicazione del libro Di Padre in figlio. “C’è un telefonino, quello di Tiziano Renzi, che è accusato da mesi di traffico di influenze dalla Procura di Roma e che, però, non è stato mai preso – sottolinea Lillo sul nostro sito – Perché, evidentemente, interessano più il mio e quello di Federica Sciarelli“. Inoltre, aggiunge Lillo, “l’informativa del 9 gennaio era in possesso di tutti i grandi giornali italiani dal giorno prima rispetto a quando l’ho avuta io”.

14 settembre 2017 – La prima sentenza: Marco Gasparri patteggia condanna a 1 anno e 8 mesi
L’ex dipendente Consip Marco Gasparri ha patteggiato una condanna ad un anno e 8 mesi di reclusione per l’accusa di corruzione. Si tratta della prima sentenza nella vicenda giudiziaria che coinvolge Consip. “Ho preso 100 mila euro nell’arco di quattro anni per informare Romeo sulle gare bandite da Consip”, aveva confessato l’ex dirigente nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip. Gasparri ha di fatto ammesso la corruzione ribadendo ciò che aveva già spiegato ai pm romani durante l’interrogatorio di dicembre scorso.

15 settembre 2017 – La pm di Modena Musti e le accuse a Scafarto e al Capitano Ultimo
La pm di Modena Lucia Musti riferisce al Csm che nel 2015 il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto e il colonnello Sergio Di Caprio (il capitano Ultimo) le prospettarono la possibilità di “far esplodere una bombagiudiziaria per “arrivare a Matteo Renzi”. La pistola fumante, secondo i Dem, di un tentativo di incastrare l’ex premier, anche attraverso l’indagine sul padre. La pm di Modena riferisce un colloquio relativo all’inchiesta del 2015 sugli affari della coop Cpl Concordia. E al Csm descrive come “esagitati” i due Carabinieri che, sostiene, le si rivolsero indicando come possibile bersaglio grosso Matteo Renzi. Scafarto, indagato per falso nell’indagine sul caso Consip che coinvolge Tiziano Renzi, tace. Di Caprio si difende e contrattacca: “Non ho mai svolto indagini per motivi politici e mai citato Renzi. È linciaggio mediatico”. Col passare dei giorni, si capirà che la deposizione della Musti non aveva il senso dato dal Partito democratico per difendere Renzi.

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