14 dicembre 2018 – Richiesta di processo per Lotti e altri 6
La Procura di Roma formalizza la richiesta di rinvio a giudizio per sette persone coinvolte nella maxinchiesta sul caso Consip. I pm hanno inviato al gip l’atto con cui si sollecita il processo per l’ex ministro Luca Lotti, per l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e per altre cinque persone. La richiesta di rinvio a giudizio ha riguardato – oltre a Lotti e a Del Sette – anche l’ex ufficiale del Noe, Gian Paolo Scafarto, che secondo l’impianto accusatorio avrebbe riferito, quasi in tempo reale, al Fatto Quotidiano le prime iscrizioni nel registro degli indagati, in particolare quella dello stesso Del Sette, nel procedimento avviato dalla procura di Napoli dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano nel dicembre del 2016.

4 marzo 2019 – Woodcock non ha violato i diritti di difesa dell’indagato Vannoni
La sezione disciplinare del Csm ha condannato il pm di Napoli Henry John Woodcock alla sanzione della censura all’esito del procedimento sul caso Consip, ma lo ha assolto, assieme alla collega Celestina Carrano, dall’accusa principale, per “essere risultato escluso l’addebito”: aver violato i diritti di difesa di uno degli indagati, l’ex
consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni. La sentenza, arrivata dopo tre ore di camera di consiglio, ha spiazzato la Procura Generale della Cassazione che pure ha visto infliggere a Woodcock la sanzione che aveva chiesto, mentre per Carrano aveva sollecitato la condanna all’ammonimento. Woodcock è stato dunque condannato per una vicenda minore: i virgolettati pubblicati da Repubblica nell’aprile del 2017 in cui sosteneva che il falso contestato dai pm di Roma a un suo stretto collaboratore, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, doveva essere il frutto di un errore, non di un dolo. Un giudizio che il pm napoletano ha ammesso di aver espresso in una telefonata confidenziale con una giornalista amica, che si era però impegnata a non scrivere nulla, salvo poi “tradire” la sua fiducia.

25 luglio 2019 – Il gip di Roma dice no alla richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi
No alla richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi. Lo ha deciso il gip di Roma, Gaspare Sturzo, a distanza di otto mesi dalla richiesta avanzata dalla Procura di fare cadere le accuse nei confronti del padre dell’ex presidente del Consiglio. Il giudice ha fissato la camera di consiglio per il prossimo 14 ottobre. Oltre alla posizione di Renzi senior, il giudice ha detto ‘no’ anche ad altri 9 indagati (per alcuni dei quali la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio per altre fattispecie) nei confronti dei quali i pm di piazzale Clodio avevano chiesto di archiviare singoli capi di imputazione. Tra loro l’ex ministro Luca Lotti (rivelazione del segreto d’ufficio), il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia (rivelazione del segreto d’ufficio), l’imprenditore Carlo Russo (turbativa d’asta). Respinta la richiesta di archiviazione anche per l’imprenditore Alfredo Romeo (corruzione e turbativa d’asta) e per l’ex parlamentare del Pdl, Italo Bocchino (corruzione e turbativa d’asta), l’allora ad di Grandi Stazioni, Silvio Gizzi (turbativa d’asta), l’ex ad di Consip Domenico Casalino (turbativa d’asta) e il dirigente Francesco Licci (turbativa d’asta).

3 ottobre 2019 – Lotti, Del Sette, Saltalamacchia, Russo e Vannoni rinviati a giudizio. Prosciolto Scafarto
La fuga di notizie relativa all’indagine sul maxiappalto Consip porta a processo cinque persone. Lo ha deciso il gup di Roma, Clementina Forleo, che ha accolto le richieste della Procura di Roma e fatto cadere le accuse nei confronti dell’ex maggiore del Noe Gian Paolo Scafarto e del colonnello dell’Arma Alessandro Sessa. Decisione sulla quale i pm hanno già annunciato l’impugnazione e il ricorso in corte d’Appello. Rinviati a giudizio, nel processo che scatterà il prossimo 15 gennaio, l’ex ministro Luca Lotti per l’accusa di favoreggiamento e l’ex comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette per rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento. A processo andranno anche l’imprenditore Carlo Russo per millantato credito, Filippo Vannoni, presidente all’epoca dei fatti di Pubbliacqua, società partecipata del Comune di Firenze, per favoreggiamento e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia per favoreggiamento.

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