Xylella, la Puglia si multa da sola per gli alberi che non abbatte. E’ il paradosso in cui è finita la Regione per i ritardi negli abbattimenti degli ulivi colpiti dal batterio e la Regione, a causa di una delibera approvata nel 2018, è costretta a multare se stessa con sanzioni che oscillano dai mille ai 30mila euro per ogni pianta malata rimasta ancora in piedi. Oggetto delle multe, scattate nei giorni scorsi, sarebbero 18 alberi che si trovano a Ostuni, in provincia di Brindisi. Le sanzioni sono inflitte dall’Osservatorio fitosanitario regionale che, in caso di inadempienze, è autorizzato a multare l’ente incaricato degli abbattimenti, in questo caso l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali della Puglia (Arif). “Non siamo su scherzi a parte – commenta il copresidente del gruppo europeo Ecr-Fratelli d’Italia, Raffaele Fitto – ma siamo nella regione con i cittadini più attapirati d’Italia”.

Il paradosso delle ‘auto sanzionì è un atto dovuto, spiega la Regione, conseguenza della delibera 1890 del 2018. La delibera, infatti, stabilisce che le operazioni di trattamento fitosanitario ed estirpazione delle piante risultate infette nei monitoraggi 2018-2019, siano effettuate dalla Regione per il tramite dell’Arif, al fine di garantire che siano svolte con celerità, come richiesto dalla Commissione Ue. Sull’esito dei procedimenti amministrativi, tuttavia, la Regione è ottimista ed evidenzia che, con tutta probabilità, nessun euro sarà sborsato dall’Arif.

La delibera regionale in questione fu approvata per dare più efficacia alle azioni di contenimento della fitopatia così come imposto dall’Unione europea che, nell’ambito di una procedura di infrazione aperta nel 2015, il 5 settembre ha condannato l’Italia per non aver messo in atto le misure di contrasto alla diffusione del batterio responsabile del disseccamento di milioni di ulivi in Puglia.

L’eradicazione delle piante infette, però, non è il solo problema cui far fronte. Coldiretti Puglia, infatti, si concentra sui reimpianti che “le commissioni Paesaggio in provincia di Lecce stanno negando anche nelle aree senza vincoli paesaggistici”. Per questo l’associazione chiede un “intervento immediato del ministro per l’Agricoltura, Teresa Bellanova”. “Il Salento muore – evidenzia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – e finora sono stati reimpiantati solo 300 ettari con le specie resistenti al batterio, quali Leccino e Favolosa: Bellanova – conclude – consenta agli agricoltori di espiantare e reimpiantare, anche diversificando le colture, restituendo al Salento il bel volto che sta perdendo”.

Articolo Precedente

Clima, l’11enne foggiano che ha manifestato da solo: ‘Gli adulti ci criticano perché vogliono nascondere ciò che lasceranno in eredità’

next
Articolo Successivo

Clima, con certi personaggi in giro non è che ci meritiamo davvero l’estinzione?

next