Nel giorno del giuramento del nuovo governo con ormai Matteo Salvini fuori dal Viminale da Milano arrivano i primi esiti delle indagini sull’affaire Metropol. Dall’analisi dei due telefoni sequestrati a Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e presidente dell’Associazione Russia, indagato per corruzione internazionale, non ci sarebbero contatti, né via chat né via mail o telefonici, con il segretario della Lega. Sarebbero emersi invece contatti preparatori all’incontro dell’hotel di Mosca, almeno dall’estate dello scorso anno, fra Savoini, gli altri due italiani coinvolti e persone legate agli interlocutori russi. A quel tavolo si è discusso di una compravendita di petrolio, che grazie a una retrocessione, avrebbe dovuto portare fondi nelle casse del Carroccio per affrontare le elezioni europee. Eventualità sempre esclusa dall’ex vicepremier.

Gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dall’aggiunto Fabio De Pasquale e dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, avrebbero trovato nei telefoni di Savoini, come riporta l’Ansa, elementi utili (come chat ed email soprattutto) dai quali si evince che l’uomo avrebbe avuto una serie di contatti, almeno dal giugno dello scorso anno, preparatori all’incontro nell’albergo moscovita. Contatti, che emergerebbero anche dai tabulati, non solo con l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci (gli altri due italiani indagati per corruzione internazionale) ma anche con persone legate ai tre russi (Ilya Andreevich Yakunin e Andrey Yuryevich Kharchenko sono i due nomi emersi finora) che erano seduti al tavolo il 18 ottobre scorso. Gli inquirenti stanno anche lavorando per identificare con certezza il funzionario o i funzionari che avrebbero dovuto intascare le presunte tangenti attraverso la trattativa. Ad acquistare il petrolio, stando sempre alla registrazione, avrebbe dovuto essere l’Eni, che ha più volte smentito ogni coinvolgimento nella vicenda.

Intanto il Tribunale del Riesame di Milano si è riservato sulla richiesta della difesa di Savoini di ottenere il dissequestro di computer e cellulari acquisito nel corso delle perquisizioni scattate lo scorso luglio su ordine della procura. Ora i giudici hanno cinque giorni per decidere. Gli avvocati hanno insistito sulla non utilizzabilità dell’audio relativo all’incontro avvenuto il 18 ottobre 2018 dal sito statunitense BuzzFeed. Il legale Lara Pellegrini ha depositato una memoria di 20 pagine “sollevando la questione di utilizzabilità dell’audio. Non essendo certa la provenienza del file non si può porre alla base di un provvedimento di sequestro”, spiega. “Se la captazione è illecita”, e non si conosce in che modo e da chi è stata fatta, “allora non può legittimare un sequestro. Ho fatto anche – aggiunge il difensore – un rilievo relativo a un problema di traduzione della conversazione che i pm hanno depositato”. L’accusa, rappresentata dai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, nell’udienza a porte chiuse a cui non ha partecipato l’indagato ha insistito sulla legittimità del sequestro scattato lo scorso luglio.

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