Si chiamano Andrey Yuryevich Kharchenko e Ilya Andreevich Yakunin. Sono due dei tre russi presenti seduti all’hotel Metropol a Mosca il 18 ottobre 2018 insieme a Gianluca Savoini. Lo rivela il sito BuzzFeed e, secondo l’Ansa, la conferma della loro identificazione arriva anche da fonti vicine all’inchiesta che vede indagato a Milano il presidente dell’Associazione Culturale Lombardia Russia e braccio destro di Matteo Salvini nei rapporti con Mosca. Il nome di Yakunin era già emerso e i due russi, scrive BuzzFeed, hanno legami “con il demagogo di estrema destra” Aleksandr Dugin e con Vladimir Pligin, politico vicino a Vladimir Putin.

A luglio BuzzFeed aveva diffuso l’audio dell’incontro all’hotel moscovita tra tre italiani, ossia Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci (tutti indagati per corruzione internazionale nell’inchiesta dei pm di Milano), e tre russi con al centro una presunta compravendita di petrolio per far arrivare 65 milioni di dollari alla Lega ma anche ‘stecche’ a funzionari russi.

Ora BuzzFeed ha rivelato i nomi di due dei tre russi, gli stessi nomi, da quanto si è saputo, già sul tavolo degli inquirenti. “Hanno legami con il demagogo di estrema destra di alto profilo Aleksandr Dugin e Vladimir Pligin, un politico profondamente invischiato nell’inner circle del presidente Vladimir Putin”, scrive il sito americano. “Dugin – riporta ancora BuzzFeed – è il padre di un’ideologia che Putin ha abbracciato in anni recenti che vede una Russia rinascente baluardo contro l’ovest liberale”. Pligin, invece, prosegue il sito, ha avuto un ruolo nella politica estera russa lavorando anche “ad una bozza di legge” per dare l’avvallo all’annessione della Crimea.

Nel frattempo, da quanto si è saputo, nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e dai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta sono stati già identificati tutti e tre i russi (il terzo uomo, tra l’altro, non sarebbe stato un semplice traduttore nell’incontro, come è stato scritto nelle scorse settimane) e, in particolare, Yakunin sarebbe stato un “veicolo” di intermediazione nella presunta trattativa. Nell’ipotesi della Procura, infatti, la presunta compravendita doveva servire anche a far arrivare denaro ad uno o più funzionari pubblici russi. Da qui l’accusa di corruzione internazionale.

Dalla quale Savoini comincerà a difendersi da giovedì. L’uomo che da 25 anni tiene i rapporti tra via Bellerio e Mosca ha deciso di non rinunciare al procedimento davanti al Tribunale del Riesame di Milano per discutere il ricorso contro i sequestri a sua carico effettuali lo scorso luglio. Da quanto ha appreso l’Ansa il suo legale, Lara Pellegrini, sta preparando una memoria da depositare nell’udienza di giovedì. Meranda e Vannucci, invece, hanno rinunciato al Riesame, come ha reso noto il legale dei due, Ersi Bozheku, spiegando che i pm, in vista dell’udienza, hanno depositato solo il nastro dell’incontro al Metropol, il cui contento, “riteniamo non configuri” alcuna “ipotesi di responsabilità”.

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