La mala depurazione resta uno dei principali nemici per mare e laghi italiani, come emerso dal viaggio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi di Legambiente. Tra i 262 punti campionati lungo le coste italiane dalle due navi, più di uno su tre presenta forti criticità, con valori di inquinanti oltre i limiti di legge. Una situazione preoccupante è quella che riguarda molte regioni del Sud (Sicilia, Campania e Calabria su tutte) dove persistono problemi storici legati all’assenza di impianti di depurazione e di allacciamento alla rete fognaria. Non va meglio la situazione dei laghi: anche qui Legambiente ha riscontrato criticità in un punto su tre rispetto agli 83 monitorati in 19 laghi italiani. Per quanto riguarda la mancata depurazione, tra l’altro, l’Unione europea chiede da tempo impegni concreti al nostro Paese. Si tratta di una problematica che ci è costata una prima multa da 25 milioni di euro, a cui si sommano circa 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma dei sistemi di depurazione. Il bilancio delle due storiche campagne di Legambiente a tutela del mare e delle acque interne è stato presentato questa mattina a Roma da Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Serena Carpentieri, vicedirettrice di Legambiente e Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico dell’associazione.

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I COSTI DELLA MALA DEPURAZIONE
“Le opere necessarie per il completamento della rete fognaria e di depurazione delle acque reflue sono una priorità per dare il via a quella grande opera pubblica di cui non si parla mai in Italia”, spiega Ciafani, sottolineando che l’obiettivo non è solo quello di “tutelare le acque dall’inquinamento, ma anche evitare di continuare a sprecare inutilmente soldi pubblici, visto che delle quattro procedure di infrazione aperte dall’Unione Europea a causa della cattiva depurazione del nostro Paese, due sono già sfociate in condanna e altre potrebbero arrivare presto”. Quella che è costata all’Italia 25 milioni di euro è del maggio 2018 e coinvolge 74 agglomerati di grandi dimensioni (per l’82% in Sicilia e in Calabria). C’è però anche un’altra condanna che grava sull’Italia ed è relativa, secondo gli ultimi aggiornamenti disponibili, a 14 agglomerati di grandi dimensioni che scaricano in aree sensibili. In fase di ricorso è la terza procedura di infrazione (2014-2019), relativa a oltre 700 agglomerati con dimensioni maggiori di 2mila abitanti e 32 aree sensibili e che coinvolge tutte le regioni eccetto il Molise, l’Emilia Romagna e la provincia autonoma di Bolzano. Una quarta procedura d’infrazione notificata lo scorso anno, ora in fase di parere motivato, riguarda infine 13 regioni con 237 agglomerati con più di 2mila abitanti che scaricano in aree normali e sensibili.

IL MONITORAGGIO
Il monitoraggio effettuato da Goletta Verde e Goletta dei Laghi prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al ‘maggior rischio’ presunto di inquinamento. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come ‘inquinati’ i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e ‘fortemente inquinati’ quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore consentito. “Le foci di fiumi e torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge o in prossimità dei laghi – spiega Serena Carpentieri, vice direttrice generale di Legambiente – sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare”.

LE ANALISI DI GOLETTA VERDE
Dei 262 punti campionati nelle 15 regioni costiere italiane, più del 36% è risultato con valori di inquinanti elevati (di questi il 29% sono stati giudicati fortemente inquinati, il 7% inquinati). Il restante 64% è risultato entro i limiti di legge. Il 51% dei campionamenti, 135 su 262, è stato eseguito presso foci di fiumi e torrenti, fossi o canali, risultando inquinato nel 62% dei casi. Il 49% presso spiagge con situazioni sospette: sono state rilevate cariche batteriche elevate solo nell’8% dei prelievi e delle analisi eseguite. Il 45% dei punti di campionamento scelti da Goletta Verde sono luoghi in cui non esiste alcun controllo ufficiale delle autorità competenti: viene dato per scontato che le foci dei corsi d’acqua debbano essere inquinate e, quindi, non balneabili. La metà di queste ‘acque abbandonate’ è risultata inquinata. Rispetto ai 131 punti dove la balneazione è vietata, inoltre, o per divieto temporaneo di balneazione o perché non monitorata, nel 72% dei casi monitorati non c’è nessun cartello che indichi chiaramente il divieto. “Eppure è frequente – spiega il rapporto – trovare molte persone a fare il bagno, ignare dei rischi per la propria salute”. La normativa vigente obbliga le amministrazioni comunali a segnalare in maniera tempestiva, chiara e facilmente accessibile tanto i cartelli di divieto di balneazione che quelli informativi sulla qualità delle acque. Eppure nel 93% dei casi (130 punti su 140 campionati e ‘definiti’ balneabili dalle autorità competenti) questi cartelli non sono stati avvistati dai tecnici di Legambiente.

LE ANALISI DI GOLETTA DEI LAGHI
Da giugno a luglio scorso sono stati 6mila i chilometri percorsi dall’equipaggio della Goletta dei Laghi, che ha monitorato 19 laghi (Lago di Albano, Bolsena, Bracciano, Canterno, Ceresio, Como, Fogliano , Fondi, Garda, Iseo, Maggiore, Matese, Orta, Piediluco, Sabaudia, Santa Croce, Trasimeno, Varano, Vico) in 10 regioni diverse. Un viaggio da nord a sud della penisola durante il quale sono stati presi in esame 83 punti per le analisi microbiologiche. Il 33,7% di questi è risultato fortemente inquinato (21 punti) o inquinato (7). Degli 83 punti oggetto di analisi, 35 corrispondono a porzioni di laghi definiti balneabili dalle autorità competenti, 44 non risultano campionati, due sono aree con divieto temporaneo di balneazione. Dei 35 punti definiti balneabili dalle autorità competenti, 11 sono risultati con cariche batteriche oltre i limiti di legge (di questi cinque giudicati inquinati e sei sono fortemente inquinati). Dei 44 punti non campionati invece dalle autorità competenti, ben 16 presentavano cariche batteriche elevate (14 giudicati fortemente inquinati e due inquinati).

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