La riforma della giustizia è pronta per arrivare in Consiglio dei ministri già questa settimana. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha fretta, perché “bloccare una riforma che riduce i tempi della giustizia civile e penale significa bloccare l’economia italiana”. Il suo testo però ha ricevuto negli ultimi giorni le critiche del vicepremier leghista, Matteo Salvini. Una riforma “troppo timida”, servono “tempi ancora più rapidi”, è l’accusa che arriva dal Carroccio. Ma la vera preoccupazione del ministro dell’Interno riguardano il tema delle intercettazioni, su cui vorrebbe mettere mano, insieme alla separazione delle carriere tra giudici e pm. “Inserirli in questa proposta – risponde Bonafede nella sua intervista al Corriere della Sera – significa affrontare altri tipi di questioni e quindi procrastinare i tempi di questa riforma”. Ritardare tutto quindi, di nuovo. “Il Paese non se lo può permettere”, afferma il Guardasigilli.

“Non si può più aspettare”, ribadisce il ministro della Giustizia parlando al Corsera. Sottolinea che “abbiamo fatto investimenti con un piano assunzioni per 8mila unità e avviato un concorso per funzionari che non si faceva da 20 anni”. Di fronte alle critiche di Salvini, ricorda che il testo presentato “è il frutto di costanti incontri avuti con la ministra della Lega Giulia Bongiorno, oltre che del confronti con magistrati e avvocati”. “Mi aspetto un atteggiamento costruttivo e favorevole”, aggiunge quindi Bonafede, ricordando le modifiche inserite man mano alla sua bozza per venire incontro alle richieste del Carroccio e a quelle dei togati.

A partire dai tempi dei processi, argomento spesso usato dai leghisti. C’è una stretta sulla tempistica per le indagini preliminari, con sanzioni disciplinari per i pm che per “dolo o negligenza inescusabile” non la rispettano. Ma soprattutto il limite di anni per un processo, abbassato dai 9 della proposta originaria a 6 anni: “Se un procedimento non è concluso, i magistrati saranno chiamati a rendere conto del loro operato”, spiega Bonafede. Poi ci sono i vincoli per chi fa politica che ora non consentiranno più al magistrato di rimettere la toga dopo aver svolto un ruolo nella pubblica amministrazione.

Separazione delle carriere tra giudici e pm, così come la riforma delle intercettazioni, non sono invece stati inseriti perché la prima “prevede modifiche costituzionali“, mentre la seconda “non incide sui tempi della giustizia”, spiega Bonafede. Mettere mano al testo per aggiungerle, come vorrebbe Salvini, significa ritardare tutto. “Sarebbe assurdo bloccarla ora da parte della Lega – dice Bonafede – attendo di capire e vedere che atteggiamento avranno. Confido che anche stavolta non si voglia bloccare una riforma epocale”. Una riforma “urgente a prescindere dalla prescrizione“, sottolinea il Guardasigilli, perché a fine anno entra in vigore il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado che la Lega ha condizionato proprio alla riforma sulla riduzione dei tempi dei processi.

Oltre al dialogo con il Carroccio, Bonafede ha avuto anche quello con magistrati e avvocati: “Io diffido dalle leggi che accontentano tutti. Magistrati e avvocati non possono che confermare di essere stati convocati e ascoltati, ma poi le decisioni finali spettano a me, che me ne assumo la responsabilità. E ritengo che sia nel settore civile che in quello penale abbiamo introdotto novità importanti di cui si gioveranno tutti”. Le critiche sono arrivate soprattutto sul tema del sorteggio tra i togati eletti al Csm: “Abbiamo modificato il meccanismo: prima ci sarà il sorteggio tra i candidati e poi l’elezione vera e propria, dunque i componenti del Csm saranno eletti, come prescrive la Costituzione”, spiega Bonafede. E poi, aggiunge, “è un modo per sottrarre l’organo di autogoverno alle derive del correntismo e restituire credibilità alla magistratura e alla giustizia, insieme alla regola che dopo aver fatto parte del Csm non si possono ricoprire incarichi apicali per quattro anni e altre modifiche”. È cambiata anche la parte di bozza sul procuratori aggiunti nominati dal Csm che “resteranno”, sottolinea il Guardasigilli. Poi conclude: “È arrivato il momento di decidere, e con urgenza. Per tutelare i diritti e l’economia l’italia ha bisogno di una giustizia veloce e moderna“.

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