I problemi di sicurezza del ponte Morandi si erano manifestati nei dieci anni precedenti al crollo del 14 agosto 2018 che provocò 43 morti. È quanto sostiene il Financial Times, che ha avuto modo di leggere un report di Atlantia, commissionato dopo il disastro di Genova, e arrivato al Consiglio di amministrazione lo scorso 9 novembre. Il documento mai reso pubblico – ma stando a quanto spiegato dalla holding controllata dalla famiglia Benetton messo a disposizione degli inquirenti – è composto da 87 pagine e la sua presentazione è avvenuta in maniera “affrettata, senza abbastanza tempo per elaborare i risultati”, scrive il quotidiano della City londinese citando fonti vicine al board. Le stesse fonti hanno espresso dubbi sulla decisione di non diffondere il documento, frutto di un audit interno, e hanno spiegato che la risposta di Atlantia al crollo del viadotto dell’autostrada è stata “disorganizzata”, portando ad esempio la prima riunione del Cda tenuta solo una settimana dopo il disastro.

Ma cosa dice il documento? L’inchiesta interna, durata circa due mesi, ha permesso – stando a quanto scritto il Financial Times – di ricostruire nel corso del tempo le urgenze di intervento sul Morandi, classificandole in una scala da 10 a 70. Maggiore era il punteggio, maggiore l’urgenza. In almeno un caso, il problema ha avuto un valore di 60: si trattava di quello sui tiranti, identificato nel 2011. Il report è stato confermato da Atlantia che ha però precisato come le molteplici analisi e “diagnosi” fatte prima del crollo non avessero mai fornito come risposta la necessità di un intervento urgente. La holding ha spiegato al Financial Times che i rischi di grado 50, ad esempio, non indicano difetti strutturali e mostrano una necessità di manutenzione entro cinque anni.

Dopo la pubblicazione dell’articolo sul sito del quotidiano finanziario inglese, però, Atlantia ha alzato il tiro replicando duramente: “L’audit citato dal Financial Times non ha evidenziato alcun problema di sicurezza del Ponte Morandi, come erroneamente riportato nell’articolo”. Al contrario, sostiene la società che lunedì è stata scelta da Ferrovie dello Stato come partner per il salvataggio di Alitalia – ha certificato “il pieno rispetto degli obblighi di manutenzione previsti dalla Convenzione”. Il documento – prosegue la nota – “fu elaborato dalla Direzione Internal Audit di Atlantia, con il supporto tecnico qualificato di tre soggetti esterni indipendenti e di standing internazionale in ambito legale e tecnico-ingegneristico” e lo scopo “era quello di effettuare una verifica circa il rispetto degli obblighi manutentivi convenzionali da parte della società controllata Autostrade per l’Italia dall’inizio della Convenzione fino al 2018″.

Articolo Precedente

Lega-Russia, il procuratore di Milano Greco: “Indagini lunghe e laboriose. Sentire Salvini? Assolutamente no”

next
Articolo Successivo

Stefano Cucchi, 8 carabinieri a processo per i depistaggi sulle cause della morte

next