Cinema

Sir – Cenerentola a Mumbai, una storia d’amore romantica ma dal finale durissimo

L’appartamento ultramoderno con terrazzone sulla città è il set centrale in cui i due si parlano, si guardano, si sfiorano

di Davide Turrini

“Tutti hanno diritto ai propri sogni”. Aggiornate l’archivio delle Cenerentole cinematografiche. In sala in questi giorni ce n’è una bellissima, anticlassista, delicata e toccante, protagonista di Sir – Cenerentola a Mumbai. Ratna è una “serva”. Nell’attico che sovrasta Mumbai del giovane “padrone” Ashwin – il “sir” del titolo secco, in originale – prepara acqua e lime, accende l’aria condizionata, acquista montone turandosi il naso perché vegetariana, scalza e silente si rintana nel bugigattolo dove dorme dietro la cucina. Un quadretto poco edificante per l’India contemporanea che dovrebbe spaccare economicamente il mondo, ma tant’è.

Qui siamo dalle parti della fabula e il “padrone” è un ragazzo affabile, affascinante ed educato con Ratna. Forse perché è appena stato lasciato dalla sua futura sposa, forse perché anima un po’ inquieta da intellettuale (dice di aver scritto articoli e racconti quando era a New York), forse perché oppresso da una madre ingombrante e un padre riccone dell’edilizia molto severo, quando sente il cuore che batte eccolo tentare di abbattere le barriere socio-economiche che rendono l’India un paesello medioevale. Ratna dal canto suo si è trasferita dal villaggio natio, vedova a 19 anni post matrimonio combinato, piegata a ciò che la tradizione vuole per lei mettendo però via i soldi per pagare gli studi alla sorella più piccola. L’appartamento ultramoderno con terrazzone sulla città è il set centrale in cui i due si parlano, si guardano, si sfiorano. E c’è grande pudore nella rappresentazione dell’affettività e del sentimento che nasce tra i due protagonisti con un cicaleccio semplice fatto di sguardi fugaci, di pacchetti regalo e di mansioni domestiche che sembrano ritrarre più una coppia marito e moglie.

Come c’è notevole abilità nel montare in crescendo le sequenze del reiterarsi di quelle situazioni padrone-serva in cui lei in piedi sbuca da dietro il corridoio chiedendo cosa lui desideri, e lui in panciolle concede a lei sempre più libertà e spazio. La solarità e vivacità della minuta ma decisa ragazza colmano l’abitudine annoiata fatta di squash, cene, flute di champagne dell’alta borghesia del bel ragazzo ricco. Ma allo stesso tempo la rigidissima divisione in caste schiaccia l’impossibilità dell’amore che sboccia naturale e sincero, senza troppi infingimenti melodrammatici. Impostato apparentemente su un registro neorealistico, di linee spaziali e urbane alto/basso e di sprezzante classismo esibito a parole e nei fatti, Sir – Cenerentola a Mumbai si lascia poi trasportare da un batticuore romantico che trascina dolcemente il racconto verso un finale durissimo e forse screziato da una timida speranza futura. La regista e sceneggiatrice è Rohena Gera alla sua opera prima. Ashwin è Vivik Gomber, mentre Ratna è interpretata da Tillotama Shome, star del cinema hindi vista fin dal 2001 nel leone d’oro a Venezia, Monsoon Wedding, qui in Sir davvero forza della natura nell’espandere e comprimere con dolcezza e durezza magistrali i sentimenti del suo personaggio.

Sir – Cenerentola a Mumbai, una storia d’amore romantica ma dal finale durissimo
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