A gennaio 2018 fu uccisa una guardia giurata mia conoscente, Quincy Frater, durante un raid delle Forze speciali a Ocho Rios. La polizia entrò in casa, e alle sue proteste, gli sparò a sangue freddo. La Scientifica cercò di depistare le indagini, mettendo una pistola per terra, incolpandolo di averla puntata sugli agenti. La famiglia approvò il mio intervento, e con l’aiuto dell’Avvocato di Stato esaminai la scena del delitto. Seguendo la scia di sangue, appurammo che l’uomo fu colpito a morte quando era già a terra ferito. L’agenzia Indecom venne tacitata per motivi politici, e il delitto rimase impunito, come altri precedenti.

Da allora però, il corso degli eventi in Giamaica è cambiato radicalmente: innanzitutto, un alto ufficiale dell’esercito è diventato capo della polizia, epurando i vertici corrotti e ridando a Indecom l’autorità che le era stata sottratta. E le teste dei poliziotti-killer ora cominciano a cadere: da settembre 2018 a maggio 2019, non solo le Corti negano la libertà su cauzione agli agenti incriminati, procedura che prima era la norma, ma iniziano ad affibbiar loro pene pesantissime. Ha fatto scalpore la sentenza del 25 gennaio, che ha registrato ben tre ergastoli per omicidio volontario e istigazione all’omicidio, a carico di un agente serial killer che ne aveva fatti fuori tre.

Considerando che in Giamaica non esiste in pratica il ricorso in appello, tali condanne vanno considerate definitive. Non era mai successo prima che Jcf subisse una batosta del genere. E paradossalmente, alla fine del 2018 si è registrato un calo degli omicidi in generale del 22%: 1.287 contro 1.641 del 2017. A riprova che le esecuzioni a freddo non sono un deterrente del crimine.

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Giamaica, finalmente un duro colpo per i killer in divisa

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