Hanno chiesto di essere parte civile al processo per i depistaggi dell’inchiesta su Stefano Cucchi. È l’istanza presentata dall’Arma dei carabinieri, dal ministero della Difesa, da quello dell’Interno e dalla presidenza del consiglio nel corso dell’udienza preliminare di oggi. La procura di Roma ha messo sotto accusa otto carabinieri, tra cui anche ufficiali. Nell’atto depositato oggi dall’Avvocatura generale dello Stato, a chiedere la costituzione di parte lesa sono “per la presidenza del Consiglio dei Ministri – il Ministero della Difesa – Comando Generale dell’Arma – Il Ministero dell’Interno – in persona rispettivamente del consiglio dei ministri e dei ministri pro tempore, rappresentati dall’Avvocatura generale dello Stato”. Il gup si è riservato di decidere. A presentare istanza è stata anche la famiglia Cucchi, l’appuntato Riccardo Casamassima, gli agenti di polizia penitenziaria, il Sindacato dei Militari e Cittadinanzattiva.

Ilaria Cucchi: “Arma per la prima volta al nostro fianco” – “Dopo dieci anni questa è una giornata significativa e sono emozionata per il fatto che si sia costituito parte civile, al nostro fianco, il comando generale dell’Arma”, ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. “La cosa mi risulta cosa senza precedenti, e la dedico a tutti quelli che hanno insinuato e continuano a insinuare che la famiglia Cucchi è contro l’Arma e viceversa. Una riconciliazione che per me è anche tra i cittadini, le persone normali e le istituzioni”. Sull’istanza di costituzione di parte civile da parte del sindacato dei Militari, Ilaria ha poi aggiunto:  “In vicende come la nostra troppe volte ho visto i sindacati di polizia intromettersi contro le nostre famiglie. In quest’aula per la prima volta un sindacato si è schierato al nostro fianco e non contro di noi. Questo lo dedico al signor Gianni Tonelli“. Il riferimento è per l’ex segretario generale del sindacato di polizia Sap e parlamentare della Lega, che denunciò Ilaria Cucchi per diffamazione

Casamassima: “Me la stanno facendo pagare per aver parlato” – Chiede di essere parte civile anche Casamassima, uno dei testi chiave dell’inchiesta Cucchi,  per il quale la stessa procura di Roma ha chiesto di recente il processo  con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio. “Me la stanno facendo pagare in ogni modo da anni per aver parlato e anche la recente vicenda che mi vede indagato per spaccio di droga ne è la dimostrazione”, ha detto il militare. “Durante le perquisizioni – ha ripetuto riferendosi alla vicenda che lo vede coinvolto  – non è mai stato trovato nulla e nelle intercettazioni che ci tirano in ballo è stato detto di tutto, perfino che avrei partecipato ad assalti a portavalori. Assurdo. Secondo Casamassima, però, “la richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’Arma è una farsa“. Nel 2016 Casamassima ha fatto riaprire l’inchiesta sulla morte di Cucchi. Ha riferito alcune informazioni imporanti sul pestaggio subito in caserma dal geometra 31enne la notte del suo arresto, quella tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Cucchi morì sei giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. In seguito Casamassima ha ripetuto in aula le accuse ai suoi colleghi nel processo per omicidio preterintenzionale che si sta celebrando in corte d’Assise. Ha poi denunciato di esser stato demansionato con anche una riduzione dello stipendio per la collaborazione fornita ai magistrati.

Otto carabinieri accusati di falso, calunnia e favoreggiamento – Tra i militari dell’Arma coinvolti nel procedimento per il depistaggio ci sono alti ufficiali come il generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma e il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale. Gli otto sono indagati a vario titolo per falso, omessa denuncia, calunnia e favoreggiamento. L’inchiesta coinvolge anche Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi venne portato dopo il pestaggio, Francesco Di Sano, che a Tor Sapienza era in servizio quando arrivò il geometra, Francesco Cavallo all’epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani. Il procedimento, coordinato dal pm Giovanni Musarò, ruota attorno alle due annotazioni redatte dopo la morte del geometra romano e modificate per far sparire ogni riferimento ai dolori che il giovane lamentava la notte dell’arresto dopo il pestaggio subito nella stazione della compagnia Appia.

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