Alla tv tedesca Ard il cardinale Kasper ha detto ad alta voce ciò che molti hanno già capito da mesi in Vaticano. “C’è gente a cui semplicemente non piace questo pontificato. Vogliono terminarlo il più presto possibile e insomma, per così dire, vogliono tenere un nuovo conclave”. Era stato l’ex direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, a usare per la prima volta in un editoriale dell’organo ufficiale vaticano (all’indomani dell’attacco dell’ex nunzio Viganò) il termine “opposizione interna” per qualificare gli avversari di Francesco. Anzi Vian, nell’agosto 2018, aveva descritto la richiesta di dimissioni papali, avanzata dall’ex nunzio negli Stati Uniti, come un “nuovo episodio di opposizione interna”.

Questa espressione così laica, che bene illustra la guerra civile sotterranea in corso nella Chiesa cattolica, viene ora esplicitata da Kasper, grande elettore di papa Bergoglio e attento osservatore degli umori in Vaticano ma anche in seno alla Chiesa universale. Queste persone a cui “non piace” la linea di Francesco, prosegue il cardinale Kasper, “vogliono anche preparare il conclave in modo che abbia un esito secondo le loro intenzioni”. E perciò, conclude il porporato tedesco, “utilizzano a questo scopo lo scandalo degli abusi”. Kasper, sia ben chiaro, è per la tolleranza zero riguardo agli abusi. Delinea semplicemente il contesto in cui si sta svolgendo la battaglia in corso nella Chiesa. Non c’è dubbio, infatti, che la mossa di Viganò (accompagnata dal silenzioso plauso degli ultraconservatori) sia stata eminentemente politica. Per la prima volta la rabbia teologica di coloro, che non condividono le aperture pastorali del papa argentino, si è collegata all’indignazione dell’opinione pubblica per l’ampiezza degli scandali di abuso clericale. Non c’è dubbio che un consistente fronte ecclesiale ma anche politico-economico voglia mettere Francesco con le spalle al muro.

In queste manovre contro papa Bergoglio si incontrano due blocchi. Da un lato i seguaci di un ritorno al centralismo romano e alla linea teologica di Ratzinger sui cosiddetti “principi non negoziabili” vogliono sabotare il riformismo del papa argentino in molti campi, compreso quello del riconoscimento di un accesso delle donne a ruoli decisionali all’interno della Chiesa. Dall’altro, gli avversari politici ed economici del pontefice, che chiamano “comunista”, vogliono sminuire il suo prestigio internazionale perché trovano insopportabile e dannoso il suo impegno contro le diseguaglianze, l’economia finanziaria di rapina, il degrado ambientale e sociale nonché la sua insistenza sul problema dei migranti.

Gli stessi ambienti sovranisti, xenofobi e fondamentalisti americani che vogliono disgregare l’Unione europea – sottolineano diversi prelati in Vaticano – sono anche quelli che avversano tenacemente la leadership etica di Francesco sul piano internazionale. E gli stessi ambienti clericali, che non hanno mosso un dito per decenni di fronte agli abusi e hanno alimentato un’insopportabile omertà, attendono ora che la politica di contrasto della pedofilia perseguita da Francesco non riesca a concretizzarsi in una prassi universale immediatamente efficace.

L’appuntamento del 21-24 febbraio con la riunione a Roma di tutti i presidenti delle conferenze episcopali del mondo, da questo punto di vista, è cruciale per il futuro del pontificato. Francesco è in difficoltà. Gli episcopati che hanno preso sul serio la lotta alla pedofilia sono pochi: Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Austria, Irlanda, tanto per fare alcuni esempi. Poi ci sono quelli che hanno appena cominciato a occuparsene realmente (Francia e, a passi cautissimi, Italia). Infine c’è una massa di episcopati che non hanno capito la gravità del problema o temono di aprire un vaso di Pandora o si nascondono (nel sud cattolico del mondo) dietro la giustificazione che sono discussioni tipiche delle Chiese occidentali. Il rischio paventato da molti è che la grande riunione si concluda unicamente con dichiarazioni di principio. E allora ogni nuovo episodio di abuso servirà per un rinnovato stillicidio di accuse contro Francesco, a cui verrà imputato di essere un monarca che non sa farsi ubbidire.

Dalle parole di Kasper si evidenzia che le grandi manovre per il prossimo conclave sono già cominciate e non è difficile intravvederne le tappe.

1. La prima consiste nello sviluppare ulteriormente l’azione di delegittimazione nei confronti del pontefice.

2. La seconda tappa è in corso con la raccolta di dossier sui principali papabili o gerarchi influenti – a opera di un gruppo tradizionalista americano ben finanziato, dal nome Red Hat Report, Dossier berrette rosse – in modo da poter ricattare o accusare in pubbliche campagne stile elettorale Usa quei porporati che potrebbero essere d’intralcio alla svolta frenante.

3. La terza tappa è programmata per il conclave vero e proprio: la scelta di un candidato-papa “moderato”.

Indietro del tutto non si può tornare, lo sanno anche i conservatori. L’importante è che non arrivi assolutamente un Francesco II.

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