Un cartello fra le maggiori aziende del settore per costringere la società capitolina dei rifiuti ad alzare la base d’asta per lo smaltimento dell’immondizia indifferenziata fuori dalla Regione. E’ il sospetto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha avviato un’istruttoria sull’operato delle società Herambiente, Hera, Linea Ambiente, Linea Group Holding, A2A, Rea Dalmine, Sogliano Ambiente e Core – Consorzio Recuperi Energetici, in occasione delle due ultime gare bandite dalla municipalizzata romana Ama Spa, rispettivamente nel febbraio e nel luglio 2018 per i prezzi iniziali di 150 euro e 154,50 euro a tonnellata. Entrambe le procedure, infatti, sono andate deserte, nonostante fossero più vantaggiose o comunque allineate alle precedenti aggiudicazioni e ai prezzi del mercato. Circostanza che ha messo in seria difficoltà la società capitolina e tutto il ciclo dei rifiuti di Roma, crisi culminata con il devastante incendio del Tmb Salario lo scorso 11 dicembre.

Proprio dai due impianti Ama di Rocca Cencia e via Salaria, infatti, sarebbero dovuto partire i materiali recuperati, con destinazione gli impianti di smaltimento in capo alle aziende vincitrici. Gli 11 lotti proposti, fra l’altro, assicuravano la possibilità per tutti di accedere al lavoro commissionato dalla società capitolina. “Dalle informazione raccolte – scrive l’Antitrust – emerge che, in considerazione della condizione di necessità nella quale Ama è venuta a trovarsi a seguito del fallimento di dette procedure, i fornitori tradizionali di Ama, nonché alcuni altri operatori, sono riusciti a ottenere per i predetti servizi dei corrispettivi più elevati di quelli previsti quali base d’asta delle gare”.

I sospetti dell’Authority sono piuttosto pesanti. Si ritiene, infatti, che “si potrebbe ipotizzare che le parti abbiano posto in essere un accordo volto ad astenersi dalla partecipazione alle sopramenzionate gare, con la conseguenza che i medesimi servizi sono stati acquisiti da parte di Ama a trattativa privata e a condizioni economiche più onerose”. Non solo. “Non si può neppure escludere – si legge nel provvedimento – che, più in generale, la mancata partecipazione alle gare faccia parte di un più ampio piano di ripartizione degli affidamenti nel settore interessato a livello nazionale”, tenuto conto che “non si può escludere che il successo di un’eventuale concertazione abbia richiesto il coinvolgimento di due tra i principali gruppi italiani attivi nel settore (le multiutilities A2A e Hera), i quali avrebbero potuto presentare offerte alle gare bandite da Ama e gestire i relativi servizi”.

Il sospetto di un cartello volto a penalizzare la società capitolina aleggia da tempo per gli uffici di via Calderon de La Barca. Il 4 maggio il presidente Lorenzo Bagnacani aveva scritto all’Anac proprio per denunciare questa situazione. “E’ allarmante e preoccupante – denunciava l’attuale presidente della commissione parlamentare Ecomafie, Stefano Vignaroli, deputato M5S – E’ evidente che nel settore rifiuti c’è chi sta giocando sporco. Le gare sono l’abc della trasparenza, se qualcuno facendo ‘cartello’ pensa di sabotare la trasparenza per cercare di mandare in tilt Roma, è tempo che le autorità competenti intervengano”.

In occasione del noto contenzioso fra Ama e Campidoglio, che non ha permesso l’approvazione del bilancio della municipalizzata in tempi consoni, proprio una delle società ispezionate, Herambiente aveva manifestato preoccupazione circa i crediti vantati nei confronti della municipalizzata. Nella giornata di ieri i funzionari dell’Autorità, con la collaborazione del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni nelle sedi di tutte le società coinvolte nell’istruttoria. Il procedimento si concluderà entro il 31 dicembre 2019.

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