Il progetto TransLagorai è una degli ultimi “investimenti di sviluppo” elaborato dall’uscente Giunta provinciale del Trentino. È stato inserito nel luglio scorso nell’intento, a detta della provincia di Trento, di creare sviluppo in un’area turistica definita strategica per il Trentino. Chi conosce queste montagne, percorrendole nei suoi meravigliosi sentieri che guidano attraverso percorsi quasi incontaminati, non può non rimanere, a dir poco, perplesso leggendo questa iniziativa che di ambientalmente sostenibile ha davvero ben poco. Così la pensa anche Mountain Wilderness.

Il progetto, infatti, di per sé preso avrebbe anche uno scopo nobile e interessante, definito così: “Gli interventi che si intendono realizzare riguardano la ristrutturazione di alcune strutture esistenti – malga Val Maggiore, malga Lagorai, malga Cadinello, malga Miesnotta, malga Conseria, malga Valsolero ed il rifugio Monte Cauriol -, la sistemazione della sentieristica, la verifica del funzionamento del sistema delle telecomunicazioni e la realizzazione di idonee campagne di comunicazione per far conoscere l’itinerario”. E fin qui, come detto, la descrizione potrebbe indurre a capire che si vuole valorizzare le strutture esistenti, salvaguardandole e ripristinandole, per poi promuovere il percorso che, davvero, pare calato in un mondo incantato.

Ma, è necessario però approfondire meglio la tipologia di interventi che si vogliono celare dietro a definizioni apparentemente nobili.
L’investimento complessivo è di 3 milioni di euro distribuiti su 3 anni, con un finanziamento provinciale di 2.381.440 euro. Quindi risulta davvero strano che, per ristrutturare alcune malghe di montagna e rifugi, con la sistemazione di alcuni sentieri, si possa giungere a spese simili. Approfondendo il tutto si scopre che il progetto prevede una serie di interventi che di utile per il percorso hanno veramente poco. La motivazione principale del progetto, avallato e partecipato purtroppo dalla Sat – Società Alpinisti Tridentini, è che i punti di appoggio sarebbero troppo pochi ed eccessivamente distanti tra loro, perciò sussisterebbe l’esigenza di crearne di nuovi. Moltissimi appassionati di montagna e di escursionismo, ambientalisti e naturalisti, hanno notato subito però una serie di incongruenze.

La Translagorai esiste già, quindi non è necessario creare percorsi strani aggiuntivi.
Chiunque conosca il Lagorai sa che il percorso esiste già nella sua interezza, ben tracciato e ben segnato, e non ha alcun necessità di essere “riqualificato”. A testimonianza di ciò, le migliaia di trekkers che hanno compiuto la traversata negli ultimi trent’anni senza particolari problemi, in tenda o sfruttando i bivacchi e i (pochi) punti di appoggio esistenti.

I punti di appoggio previsti sono a bassa quota. E’ curioso che si sostenga di voler “valorizzare” la Translagorai non facendo nulla dove servirebbe, ovvero in quota lungo il percorso, realizzando un bivacco in più, massimo due. Al contrario gli sforzi, soprattutto edilizi, sono concentrati più a valle, dove non servono. Addirittura sono previsti due ristoranti, uno a Malga Valsolero e l’altro a Malga Lagorai. Cosa c’entra tutto questo con la Translagorai? Parrebbe più una necessità commerciale, che non una vera e propria riqualificazione dell’esistente.

Il territorio del Lagorai è particolarmente apprezzato perché è una delle ultime zone wilderness del Trentino: il progetto è in contraddizione quando afferma di voler preservare l’ambiente e la sua naturalità e nello stesso momento intende sviluppare ulteriormente le infrastrutture turistiche.

Per facilitare la traversata basterebbe un solo bivacco aggiuntivo, da collocare più o meno nella zona di Forcella Valsorda a 2256 metri. Tra l’altro, se non si vuole costruire nulla in quota, poco più a valle in Val delle Stue esiste l’abbandonata Malga Stellune a 1980 metri: perché non si è pensato di ristrutturare un bivacco nell’edificio? Volendo esagerare, un altro eventuale bivacco potrebbe essere installato nei pressi di Forcella Litegosa, al posto del Bivacco Teatin attualmente in pessimo stato, che potrebbe invece essere recuperato.

Tutte le altre tratte della traversata sono coperte egregiamente da bivacchi ed alcuni rifugi.

Gli interventi previsti dal progetto sono quasi irrilevanti per chi intende percorrere la traversata. Sono inoltre in contraddizione con le finalità di conservazione della natura dei piani di gestione di Rete Natura 2000, sotto cui il Lagorai ricade. Il Lagorai è zona protetta ZPS (Zona di Protezione Speciale) e parte integrante della Rete Natura 2000. Sul sito Aree Protette della Provincia di Trento è definito: “Ambiente ad elevata naturalità. Include foreste, praterie montane, ambienti rocciosi d’alta quota e varie tipologie di zone umide. Sono presenti notevoli rarità floristiche ed endemismi cui si somma la presenza di aspetti vegetazionali di eccezionale pregio (ad es. la comunità delle sorgenti glaciali su detrito dolomitico raggiunge qui l’estremo limite sud-orientale del suo areale alpino).

Sono stati censiti in quest’area ben 35 habitat di interesse comunitario (su 57 reperiti nell’intera provincia). Nel Vanoi e in Val Campelle sono presenti foreste di abete bianco, di notevole interesse, essendo la specie in regresso sull’arco alpino. Il sito è di rilevante interesse per la presenza e la riproduzione di specie animali in via di estinzione, importanti relitti glaciali, esclusive e/o tipiche delle Alpi”. In qualità di zona di protezione speciale, qualsiasi intervento nel territorio del Lagorai deve essere soggetto a valutazione di impatto ambientale.

In sostanza, gli interventi previsti dal progetto vedono investimenti edilizi che riguardano quote non pertinenti al percorso della Translagorai, bensì paiono più mirati a sviluppare e incrementare lo sfruttamento esasperato di un territorio che, invece, dovrebbe rimanere integro e selvaggio così com’è ora. Sinceramente l’operazione appare più come l’ennesima speculazione edilizia travestita da investimento per uno sviluppo sostenibile che di sostenibile pare avere ben poco. Molte associazioni e privati cittadini, in Trentino, si stanno accorgendo di questa situazione e oltre 10.000 firme sono state raccolte nel passato per uno sviluppo sostenibile dell’area, nemmeno considerate.

E, intanto, il Trentino si avvia al rinnovo della giunta provinciale, il prossimo 21 ottobre, con questi investimenti che incombono, proposti da un centrosinistra autonomista uscente. Ma, le prospettive elettorali vedono un’ascesa della controparte di centrodestra, che certamente non disdegna investimenti simili, tant’è che si torna a parlare della realizzazione della Valdastico, prosecuzione di un’autostrada da Piovene Rocchetta a Rovereto-Trento, che avrà impatti ambientali enormi e costi economici non sostenibili. Altra storia, questa, altri suonatori, ma spartiti sempre uguali. In sostanza il fruscio dei soldi non ha colore politico. Sempre nell’interesse collettivo dichiarato, ovviamente.

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