I vertici di Fincantieri e Cassa depositi e prestiti insieme a Genova, sotto il moncone ovest del Ponte Morandi. Con l’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, che si fa avanti e dice: “Siamo qui per confrontarci con la Regione e il Comune e per capire in quale modo il Gruppo può dare sostegno finanziario per le imprese e le infrastrutture”. E il suo omologo in Fincantieri Giuseppe Bono che evidenzia “siamo in grado di ricostruire il ponte”, salvo poi precisare che “nessuno per il momento ce lo ha chiesto“. Semmpre il procuratore Francesco Cozzi in conferenza stampa a pochi km di distanza ha fatto il punto sull’inchiesta sul crollo: “Al momento non ci sono indagati“. Il capo dell’ufficio inquirente ligure ha inoltre spiegato che – a parere dei tecnici – “Lo stato di gravità della parte ovest è compatibile con quello della parte est ed “è precedente al crollo del viadotto Morandi”. In pratica tutto il ponte era a rischio, non solo la parte crollata. In serata il governatore della Liguria Giovanni Toti fa sapere che “il ponte lo abbatteremo di sicuro. Nel giro di cinque giorni lavorativi verrà presentato alla struttura commissariale il piano o più piani di Autostrade per demolire il manufatto”.

Succede la mattina dopo il nuovo scontro tra Atlantia e il governo, con la controllante di Autostrade per l’Italia che mercoledì ha riunito il suo cda ed è passata alle minacce: “Valutiamo gli effetti delle continue esternazioni. Abbiamo avviato verifiche sull’impatto” dell’eventuale revoca delle concessioni. In serata parlando a Radio24 il ministro Danilo Toninelli ha replicato che sull’avvio della procedura c’è “totale allineamento” nel governo. E sull’ipotesi di un intervento di Cdp nella gestione delle autostrade ha aggiunto:  “Non escludiamo alcun tipo di strada per ristabilire l’equilibrio tra l’interesse pubblico e quello privato”. Ma mercoledì è stato anche il giorno dei primi sequestri di documenti nelle sedi di Autostrade, oltre che del sollecito del governatore della Liguria Giovanni Toti alla stessa società dei Benetton per cominciare “subito” i lavori di messa in sicurezza e demolizione di ciò che resta del Ponte Morandi.

Cdp e Fincantieri si muovono, intanto per la ricostruzione – Intanto Cdp si muove comunque per Genova, anche se al momento il suo intervento non riguarda la concessione. Fincantieri, con la sua Infrastructure, potrebbe essere coinvolta da Cdp nei progetti di sostegno e ricostruzione della città, a cominciare dal nuovo viadotto. Anche Toti era presente allo stabilimento di Ansaldo Energia che è stato sfiorato dal crollo insieme a Palermo, Bono, l’ad di Ansaldo Energia Giuseppe Zampini e il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi. E ha voluto sottolineare che “Autostrade ha la titolarità e la responsabilità dei lavori di ricostruzione, ma da un punto di vista politico, auspico che prenda in considerazione la disponibilità di un colosso come Cdp data la qualità e quantità di tecnologia delle aziende che ci sono dentro”. “Per un’opera di questa portata – ha aggiunto Toti – è auspicabile ipotizzare il coinvolgimento dei grandi gruppi industriali del Paese”.

E Fincantieri non si nasconde. L’ad Bono ha sottolineato che “ha tutte le capacità e le conoscenze per costruire un’opera di questo genere. Ne stiamo facendo quattro in Belgio“. L’azienda pubblica italiana ha un interesse diretto nella ricostruzione del viadotto sul torrente Polcevera, data la presenza dello stabilimento di Sestri Ponente: “Non prevedo crisi per Fincantieri dopo il crollo  – ha detto Bono – l’unico problema potrebbe riguardare la viabilità visto che ogni giorno entrano ed escono dal nostro cantiere 40 camion“.

Il governatore Giovanni Toti: “Entro 5 giorni il piano di abbattimento” – A fare il punto sul futuro di ciò che rimane del Ponte Morandi è il governatore della Liguria Giovanni Toti: “Nel giro di cinque giorni lavorativi verrà presentato alla struttura commissariale il piano o più piani di Autostrade per demolire il manufatto”. Nel frattempo, “società Autostrade si è presentata oggi e ci ha spiegato che sta lavorando a un piano di messa in sicurezza e demolizione dell’intero manufatto, che si può svolgere con procedure differenti e diversi impatti”. Nessun piano dettagliato ancora, “gli abbiamo dato tempo fino a venerdì prossimo”, ha sottolineato il presidente della regione e commissario delegato per l’emergenza Toti. Al termine del lungo tavolo tecnico con Autostrade, a cui hanno preso parte anche il sindaco di Genova, Marco Bucci, il prefetto Fiamma Spena, il procuratore capo, Francesco Cozzi, e l’aggiunto, Paolo D’Ovidio un certezza però c’è:  “L’intero ponte sarà demolito“.   Sul come verrà abbattuto il ponte c’è ancora incertezza, perché l’infrastruttuta è “complessa” perché” si incrocia con tante variabili, dal traffico alla presenza degli stabilimenti”. “Anche se si procederà con esplosioni, al momento non sappiamo quanto questo impatterà sulle abitazioni sottostanti”, rassicura Toti.  Il piano dovrà essere sottoposto prima alla Procura, “perché serve il dissequestro dei tronconi del ponte, e poi andrà sottoposto ai nostri tecnici, quindi andrà in giunta”. Nella riunione si è anche ribadito che “le esigenze di giustizia non intralceranno i lavori”.

Il punto sulle indagini – Nessun avviso di garanzia. È la prima puntualizzazione del procuratore di Genova davanti alle telecamere. Cozzi ha smentito l’attuale iscrizione nel registro degli indagati di “10-12 persone“. “Allo stato non c’è nessuna richiesta di incidente probatorio e non c’è nessuna lista”, ha affermato. “È già stata acquisita documentazione molto rilevante presso la direzione di Autostrade in varie località e ulteriori acquisizioni verranno decise”, ha aggiunto il procuratore Cozzi in merito al decreto di sequestro eseguito mercoledì dalla Guardia di Finanza nelle sedi Aspi di Genova, Firenze e Roma.

Nella giornata di mercoledì al centro del dibattito è stato anche l’abbattimento dei due tronconi del ponte. “E’ stato accertato uno stato severo di degrado anche del moncone del lato ovest di ponte Morandi. Il grado di gravità del lato est è un risultato di una misurazione che era stata fatta dagli organi tecnici”, ha confermato il procuratore. “Se dovranno fare l’abbattimento chiederemo, attraverso i nostri consulenti, che venga fatto con modalità tale da salvaguardare materiale utile sul piano investigativo”, ha infine precisato. A informare della necessità di “abbattere i due tronconi” del viadotto è stata una relazione della commissione ministeriale. Secondo i tecnici, invece, lo stato di gravità della parte ovest è compatibile con quello della parte est ed “è precedente al crollo del viadotto Morandi”. Nella parte est, la la pila n.10, sopravvissuta al crollo, mostra un degrado dei materiali di grado 4 su una scala 5, superiore di quello del pilone crollato.

Sequestrati ad autostrade 15 cellulari – Tra il materiale sequestrato ieri dalla guardia di finanza nelle sedi di Autostrade, anche copia dei dati contenuti nelle sim di 15 cellulari di dirigenti della società. Non sono invece stati sequestrati video, che erano già stati acquisiti in precedenza. Sequestrata anche tutta la corrispondenza tra Autostrade e Ministero delle Infrastrutture relativa a ponte Morandi. La Guardia di finanza è anche oggi, a quanto si apprende, nelle sedi di Autostrade di Genova, Roma e Firenze per proseguire nell’acquisizione di materiale utile all’inchiesta. Questo è necessario, in particolare, per completare sul piano tecnico la copia del server di posta elettronica, operazione che richiede almeno tre, quattro giorni di lavoro.

Ferrazza: “Nessuno mi ha chiesto passo indietro” – Commissione presieduta da Roberto Ferrazza. l’architetto tra i firmatari della relazione dello scorso primo febbraio sul progetto di Autostrade ora sotto esame della procura di Genova. Per ora non è stato sentito dai pm, ha riferito Ferrazza all’Ansa. “Sono tranquillo, sento di non avere nulla da rimproverarmi. E personalmente non vedo un conflitto d’interesse, ma non sta a me giudicarlo”, ha aggiunto. Al fattoquotidiano.it il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha assicurato che è in corso una valutazione per una sostituzione, ma lo stesso architetto ha precisato: “Per ora nessuno dal ministero mi ha chiesto un passo indietro“.

Ferrazza sul tema delle competenze e sul perché il ponte non sia stato chiuso ha spiegato: “Non mi piace ragionare in questo modo: chi vede una persona in pericolo, non sta a domandarsi se deve chiamare il 112, lo chiama. Il punto è un altro. Noi non abbiamo avuto segnali. E soprattutto: non abbiamo esaminato il malato, ma la cura. Fuor di metafora: non abbiamo esaminato il ponte, ma il progetto esecutivo per ripararlo. Dalla documentazione era chiaro che ci fosse un ammaloramento del 10-20%, il che però significa anche che l’80% dell’armatura era integra”. Il procuratore Cozzi ha anche aggiunto che la posizione di Roberto Ferrazza “è una questione che non ci riguarda“.

 

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