Quando era all’opposizione voleva “chiuderlo subito” perché era una “vergogna a cielo aperto” e mancavano “solo Gesù Bambino e i marziani” a chiedere di sigillarlo. E invece no. Il centro per richiedendi asilo di Mineo non chiude. Neanche ora che Matteo Salvini è ministro dell’Interno. Il “fottuto centro di Mineo“, come lo chiamava il leader della Lega su Radio Padania, rimarrà aperto. Ridurrà soltanto la sua capienza: da tremila ospiti passerà a 2.400. Un taglio del venti percento. Verrà inoltre ridotto il contributo a carico dello Stato: i 29 euro al giorno diventeranno 15. In pratica saranno dimezzati i soldi destinati a ogni migrante, che già nel 2014 – come ha documentato il fattoquotidiano.it – vivevano in condizioni deplorevoli. “Sarà meno oneroso e meno affollato. La misura comporterà risparmi superiori a 10 milioni di euro in un anno“, fanno sapere dal Viminale. “L’obiettivo finale resta la chiusura ma stiamo dimostrando di aver imboccato la strada giusta. Dalle parole ai fatti”, dice Salvini. Le cui parole, però, erano molto diverse. Il neo ministro, infatti, parlava esplicitamente di chiusura immediata e non certo di riduzione di contributi o capienza.

Chiudere il cara di Mineo, bloccare mafia e invasione. Si può fare“, scriveva sui social network il leader del Carroccio il 13 febbraio del 2017. Era il giorno in cui la procura di Catania aveva chiesto il rinvio a giudizio per diciassette persone: tra loro c’è anche Giuseppe Castiglione, all’epoca sottosegretario all’Agricoltura e leader del Nuovo Centrodestra. Era uno degli uomini chiave di Angelino Alfano, predecessore di Salvini al Viminale e nemico numero uno del segretario della Lega. Che infatti era arrivata a presentare una mozione di sfiducia per l’ex ministro dell’Interno, motivandola con un’inchiesta del fattoquotidiano.it sugli uomini legati di Ncd e il business dell’accoglienza.

L’ossessione di Salvini, però, era rappresentata soprattutto da Mineo. “Scandalo Mineo rinviati a giudizio sindaco e Castiglione, Via Alfano, via il Cara!“, è uno dei tanti tweet dell’attuale ministro, ai tempi in cui era solo un europarlamentare. E frequentava assiduamente il centro in provincia di Catania. “Quanto sangue ancora dovrà scorrere prima che quegli incompetenti di Renzi e Alfano intervengano? Il fottuto centro di Mineo deve essere chiuso subito e sigillato. È la quarta volta che vengo qua: non so quali altre inchieste, quali altri interventi e omicidi e disastri debbano ancora accadere per far chiudere il Cara di Mineo: qui ci sono cento milioni di euro buttati via“, diceva il 31 agosto del 2015. Nel maggio dello stesso anno, invece, Salvini aveva addirittura ottenuto il permesso di passare una notte al centro. “Questo è solo un centro commerciale di carne umana, che non integra nessuno. Ho osservato abusi di vario tipo”, aveva raccontato al risveglio rilanciando la necessità di chiudere “la vergogna a cielo aperto. Lo chiedono anche il quotidiano dei vescovi, i rappresentanti dei 5 Stelle, Forza Italia, mancano solo Gesù Bambino e i marziani”.

Creato per ospitare le famiglie dei soldati americani di stanza a Sigonella, il residence degli Aranci – come si chiama il complesso di villette nella piana di Catania – era stato trasformato in centro per richiedenti asilo nel 2011 per decisione dell’allora premier Silvio Berlusconi e di Roberto Maroni, predecessore di Salvini sia al ministero dell’Interno che al vertice della Lega. Doveva essere un centro temporaneo, divenne un ghetto permanente. Numerose negli anni le proteste degli ospiti, costretti a vivere in un luogo sovraffollato – sette otto persone per ogni stanza – e in pessime condizioni igienico sanitarie.

Poi sono arrivate le indagini della magistratura. Il Cara, infatti, è finito al centro dell’inchiesta della procura di Roma su Mafia capitale, ma anche di quelle dei pm di Catania e Caltagirone per turbativa d’asta e corruzione. I magistrati di parlano  “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”, ma si sono concentrati anche sulla gara d’appalto da 100 milioni per la gestione del centro. Un bando che per il direttore dell’Anac, Raffaele Cantone, sembrava “cucito addosso” ai vecchi gestori.

Anche per questo motivo il centro era poi stato commissariato dalla prefettura. Il primo a denunciare i vari “buchi neri” rappresentati dal centro per richiedenti asilo era stato già nel 2014 Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana, seguito dai parlamentari del Movimento 5 stelle. E poi appunto da Salvini. “Il Cara di Mineo? Tornerò a visitarlo, spero che sia l’ultima volta“, diceva il 3 giugno scorso. Non sarà così.

Twitter: @pipitone87

*Nella foto: Salvini dorme al Cara di Mineo

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