Circa 7 anni fa un’auto invase la nostra carreggiata e distrusse la nostra vettura: io, mio marito e i bambini ci salvammo per miracolo. Da allora abbiamo deciso di non ricomprarla.

Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, le nostre motivazioni si sono rafforzate e approfondite. Ci siamo organizzati, abbiamo conosciuto tante altre famiglie senz’auto, creato una rete e la nostra scelta di vita è diventato impegno civile e politico. Sabato scorso il primo raduno delle Famiglie senz’auto, e oggi una lettera aperta ai ministri per chiedere più mobilità sostenibile e incentivi per chi sceglie questa vita.

Gentilissimi ministro dell’Ambiente Sergio Costa e ministro dei Trasporti Danilo Toninelli,

ci presentiamo: siamo famiglie che dal Nord al Sud dell’Italia hanno scelto (o stanno cercando) di fare a meno dell’auto, per motivazioni etiche, ambientali, economiche, di salute e sicurezza. Ci siamo da poco incontrati a Bologna per il raduno Famiglie senz’auto, con grande rilievo datoci dai media.

In un’Italia dove l’auto è status symbol, con un tasso di motorizzazione altissimo (62 auto ogni 100 abitanti), molto più alto della media europea (51 auto ogni 100 abitanti) e secondo solo al Lussemburgo, non avere l’auto fa scalpore. Eppure rinunciare all’auto (e condividerla tra più famiglie) è una scelta che il Governo dovrebbe incentivare e facilitare: meno auto in circolazione vuol dire meno inquinamento dell’aria, più spazio per pedoni e ciclisti, città più vivibili, meno consumo di suolo, meno incidenti, meno malattie, risparmio economico per le famiglie e per lo Stato, più turismo sostenibile.

Noi e i nostri figli viaggiamo in bici, a piedi, in treno, in bus, o quando necessario facciamo carpooling o carsharing. Mentre in tanti Paesi nordeuropei questo stile di vita è la normalità, in Italia non è facile vivere senz’auto. La maggior parte delle città italiane non sono bike friendly né amiche dei bambini in movimento. Lo spazio pubblico è letteralmente invaso dalle auto che sostano fin sopra i marciapiedi, le scuole sono assediate dalle auto e dallo smog. Nella maggior parte delle città e paesi mancano sufficienti spazi verdi, piste ciclabili, carsharing, incentivi alla mobilità sostenibile. Mancano mezzi pubblici capillari ed efficienti, soprattutto nell’entroterra e nel Sud Italia, dove interi paesi sono isolati. Nei treni Ic non ci sono vagoni per le bici né spazi per i passeggini.

Eppure le statistiche dicono che prendere la patente e avere l’automobile non è oggi più una priorità per i giovani. La mentalità sta (per fortuna) cambiando, il modello dell’auto di proprietà comincia ad essere superato dalle nuove generazioni, a favore dei mezzi pubblici, delle bici, delle auto elettriche condivise.

Ma il governo e le istituzioni devono favorire questo cambiamento. È necessario investire nei mezzi pubblici (non solo nell’alta velocità ma anche e soprattutto nei treni regionali e su una rete capillare efficiente di bus), nell’intermodalità (treni+bici, bus+bici), nei percorsi pedonali e ciclabili sicuri, nelle corsie preferenziali e nei sistemi di priorità semaforica per i mezzi pubblici, nelle zone 30, nelle isole pedonali e a traffico limitato davanti le scuole e nei centri storici. Ci aspettiamo, così come chiede la Fiab e altre associazioni per la mobilità sostenibile con cui siamo in contatto, che il Codice della strada venga presto riformato a tutela degli utenti deboli (pedoni e ciclisti).

Chiediamo ai ministri dell’Ambiente e dei Trasporti di compiere queste prime urgenti e significative azioni:

1. discutere nella conferenza Stato-Regioni e con Trenitalia la petizione che abbiamo lanciato mesi fa per rendere gratuiti i mezzi pubblici per bambini e ragazzi fino a 15 anni accompagnati, onde favorire le famiglie con bambini che viaggiano con i mezzi pubblici.

2. Una politica nazionale sul bike to work, come già avviene in Francia Belgio, che renda obbligatori gli incentivi a chi va al lavoro in bici.

3. Incentivi fiscali alle famiglie con bambini che scelgono di non avere un’auto.

4. come atto simbolico dichiarare entro il 4 ottobre “carfree” i dicasteri dell’Ambiente e dei Trasporti, lanciando la sfida “Carfree challenge” a tutte le istituzioni pubbliche (così come è stata lanciata la sfida “plastic free“): cioè ridurre i parcheggi, invitare e incentivare chi lavora in queste istituzioni a raggiungere il luogo del lavoro in bici, mezzi pubblici o carpooling, dando buon esempio a tutta la cittadinanza.

In attesa di una vostra risposta e di un possibile incontro,
porgiamo cordiali saluti,
Portavoce Gruppo famiglie senz’auto

Articolo Precedente

Diesel, taglio agli incentivi? Il ministero dell’Ambiente: “Noi al lavoro su trasporto pubblico locale elettrico e ibrido”

next
Articolo Successivo

Bologna, per l’urbanistica prenda esempio da Napoli

next