È la quarta operazione Antiterrorismo in pochi giorni quella portata a termine questa mattina in Piemonte. Un cittadino marocchino residente in Italia è stato fermato all’alba dai Carabinieri del Ros e da quelli del Comando provinciale di Cuneo per terrorismo. Cuore dell’indagine, coordinata dalla Procura distrettuale di Roma, le “attività criminali” dell’uomo “fortemente indiziato” di istigazione a delinquere per finalità di terrorismo e di far parte di una associazione terroristica. L’arresto arriva il giorno dopo quelli che hanno attaccato la rete italiana di Anis Amri, bloccati tra Roma e Latina quattro tunisini e un palestinese accusati di essere fiancheggiatore dell’autore della strage di Berlino, e 48 ore dopo il fermo in provincia di Torino di un giovane accusato di progettare attentati con un camion. Tre giorni fa invece l’arresto del presidente di un centro islamico che indottrinava in bambini dai 4 ai 10 anni al jihad. 

Ilyass Hadouz, 19 anni, è stato bloccato a Fossano (Cuneo) ieri dai Carabinieri del comando provicinciale e del Ros. Il giovane aveva molti account (Facebook, Instagram, Twitter) con cui rilancianva “una intensa propaganda jihadista inneggiante al martirio, alla ricompensa che Dio concederà alla comunità dei musulmani impegnati nel jihad, alla punizione che – si legge in una nota degli investigatori –  la stessa riserverà ai miscredenti, esaltando le gesta, il valore ed il coraggio dei combattenti in nome di Allah”. Tra le frasi più significative censite su alcuni dei suoi canali Facebook, in particolare, meritano di essere richiamati i riferimenti alla morte nella concezione dello shahid, per il quale “…È deprimente morire di vecchiaia…” e quello al destino che la divinità ha in serbo per coloro che non credono nella parola di Allah “…Ai miscredenti saranno destinati giorni neri che faranno imbiancare i capelli ai bambini…” impegnati a “…toglierci la luce senza sapere che siamo l’oscurità…”.

Hadouz è finito nel mirino degli investigatori che hanno documentato “l’adesione alle tesi della narrativa islamista filo-terrorista“, una ipotesi testimoniata anche dalla scoperta di un ulteriore profilo Facebook (reso anonimo nelle indicazioni personali e delocalizzato nei riferimenti geografici che contiene), collegato direttamente a blog e comunity Facebook “intrise di retorica jihadista”. Secondo chi indaga il marocchino è un “esempio di scuola” del cosiddetto terrorismo homegrown, “una minaccia estremamente insidiosa e complicata da contrastare perché si origina, prende forma e si sviluppa tra le pareti di casa, dove il soggetto si avvicina alle tesi del terrorismo, ne rimane affascinato e aderisce al programma dell’organizzazione di riferimento ponendo in atto condotte funzionali all’attuazione del programma criminale della stessa struttura”.

L’escalation della radicalizzazione, che aveva scelto un nuovo nome Ilyass El Magrebi, è cominciata a febbraio scorso quando i carabinieri hanno documentato le ricerche e i “viaggi” online – tutti di notte – su siti contenenti materiale di propaganda direttamente riferibile a Daesh (Isis, ndr), “ma anche attraverso l’assunzione di comportamenti emulatori della gestualità tipica dei mujaheddin. Emblematiche ed estremamente preoccupanti, in tal senso, sono state le immagini acquisite direttamente all’interno dell’abitazione di Ilyass in cui assume le gestualità tipiche dei miliziani-terroristi di Daesh di cui visionava i filmati”. Negli ultimi giorn su uno dei profili riconducibili all’indagato, è stata postata quale “immagine di sfondo” la foto suggestiva di un Corano esposto alla luce di un cielo stellato su una distesa di sabbia, contenente un riferimento diretto a Isis. Negli stessi frangenti veniva modificato anche lo “stato” del profilo attraverso l’implementazione di una frase evocativa della protezione di Dio e della buona sorte nell’accingersi ad affrontare una nuova sfida.

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