Televisione

Masterchef, i finalisti decisi da 7 platesse e dalla sindrome di D’Alema (ma aridatece er sangue)

Masterchef si fa sempre più una cosa seria, non come quell'altra roba che succede domenica che viene. E il tasso agonistico assomiglia sempre di più alla finale di biathlon, con la differenza che ci sono molti più spettatori, anche in studio

di La Sila

Ho un fritto nella scarpa, ahi
La prova della mistery è un po’ una baracconata, ricorda da vicino la presentazione del sedicente governo M5s. Oltre ad alcuni ingredienti a sorpresa, gli aspiranti chef trovano una serie di oggetti astrusi, come una maschera per andare sott’acqua, un casco da operaio, un mattone, una moka e via andare. Tutta roba, dicono i giudici, che non è – come si potrebbe pensare – l’esito di uno sgombero di una cantina, ma serve ad accendere la fantasia di un impiattamento un po’ ye-ye. E’ in questa fase che si scopre che una volta, su richiesta (si spera ben remunerata), chef Cannavacciuolo ha portato al tavolo un fritto infilato dentro una scarpa. Barbieri non credeva alle sue orecchie: “E l’hai portato dentro alla scarpa?”. Al sì di Cannavacciuolo, Barbieri ha fatto una faccia che, tradotta con i sottotitoli (tasto giallo del telecomando), significava letteralmente: al solo pensiero, mi verrebbe di cambiare mestiere, cambiare vita e finalmente fare qualcosa per cui non conti mai una sega ma almeno riesci sempre a spuntarla, tipo Maurizio Lupi, che domenica sarà rieletto nonostante non abbia più nemmeno un partito.

Masterchef, i finalisti decisi da 7 platesse e dalla sindrome di D’Alema (ma aridatece er sangue) - 2/8
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