Qui da due settimane ho preso coraggio; ho portato meco alcuni piccoli fogli nelle vallette, sulle alture delle ville, e senza porvi importanza di sorta, ho fatta una serie di schizzi, i quali portano propriamente l’impronta meridionale della campagna di Roma, ed ora proverò, confidando nella mia buona stella, ad aggiungervi la luce e le ombre.

Così Wolfgang Goethe della campagna romana nel suo “Viaggio in Italia”. Quella campagna romana sempre più erosa dall’espandersi disordinato della cerchia cittadina. Quello che oggi gli urbanisti chiamano “sprawl”. Ma qualcosa per fortuna rimane ancora di quegli splendidi paesaggi che contornavano la cerchia urbana ai tempi del poeta.

Ad esempio, leggiamo sul sito di Roma Natura, l’ente pubblico che gestisce le aree naturali protette del comune di Roma: “La Riserva naturale Decima Malafede è la più grande area protetta del sistema dei parchi gestito da RomaNatura. Le maggiori aree boschive dell’Agro Romano sono comprese in questa zona e costituiscono una delle maggiori foreste planiziali del bacino del Mediterraneo”. In effetti, la riserva di Decima è fra le aree protette romane quella più estesa e che conserva la maggiore biodiversità: 25 specie di mammiferi (che vanno dal minuscolo mustiolo etrusco al daino ed al cinghiale), 13 di pesci, 8 di rettili, 9 di anfibi (fra cui il rarissimo ululone dal ventre giallo, che vive proprio in quest’area), circa 200 di uccelli di cui poco meno della metà nidificanti, un elenco floristico che conta un quinto di tutta la flora italiana, con presenza di numerosi esemplari plurisecolari, fra cui le sughere dei monti della Caccia e di Macchiagrande di Trigoria, i lentischi di Monte Cicoriaro, il pioppo del Risaro, le farnie del fosso della Torretta e così via.

Orbene, all’interno della riserva, vi sono le spallette boschive di Castel Romano, 21 ettari di bosco misto (Quercia, Cerro e Leccio, Corbezzolo, Lentisco, Fillirea, Ginestra, Perastro, Prugnolo), con presenza di numerose specie faunistiche. Il territorio è di proprietà della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (Propaganda Fide), ente religioso impegnato nelle missioni nel mondo, con sede in un bellissimo palazzo (possedimento extraterritoriale della Santa Sede) con affaccio su Piazza di Spagna. Questo ente – per la gestione della proprietà agricola – ha creato una tal società agricola Le Tenute s.r.l. Appare evidente ciò dal fatto che Monsignor Viale Ermes Giovanni, Rappresentante della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è anche amministratore della società.

Ora, cosa accade? Accade che Roma Natura abbia autorizzato il taglio dei 21 ettari di bosco, evidentemente ritenendo prevalenti gli interessi economici della congregazione religiosa rispetto alla tutela della natura. Il fatto non è passato inosservato agli occhi di chi ama l’Agro romano (e vorrebbe che diventasse Patrimonio dell’Umanità), nonché all’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico, che il 9 febbraio ha inoltrato agli enti competenti (Ministero, Soprintendenza, RomaNatura) una richiesta di accesso agli atti, anche perché non risulta che sussista il nulla osta paesaggistico.

Ma il caso non è solo emblematico del fatto che in Italia gli interessi economici prevalgano sempre e costantemente su quelli della natura (ormai si afferma addirittura che le aree protette debbano produrre ricchezza). Esso si segnala anche per un episodio curioso. Il presidente di RomaNatura è tal Maurizio Gubbiotti, il quale, su Flickr si presenta così: “Sono uno dei fondatori di Legambiente Lazio di cui sono stato Presidente dal 1989 al 1995 segretario”.

Non è singolare che chi è di Legambiente trovi spazio in politica (Roberto Della Seta, Ermete Realacci, Chicco Testa sono solo alcuni esempi), quanto il fatto che egli affermi in data 10 febbraio che l’autorizzazione al taglio sarebbe una bufala (adesso si chiamano “fake news”), quando esistono sia il nulla osta sia l’autorizzazione, in data 19 settembre il primo e 19 ottobre la seconda.

Ultima ma non meno importante annotazione. Quello che sta accadendo nella riserva di Decima Malafede è facilitato dal fatto che nella riserva manca il piano di assetto, che dovrebbe prescrivere divieti più stringenti per l’area. Esso è fermo dal 2002. Si potrebbe anche pensare male, come diceva il buon Andreotti: non lo si approva dimodoché i vincoli sono meno stretti e più facile per i privati portare a termine i loro progetti.

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