Sono entrati in azione di notte sostituendo la scritta “Bella Ciao” con il motto fascista “Duce a noi”. In un luogo simbolico di Milano, il cavalcavia Buccari, all’Ortica, da dove era partito un progetto che vuole fare del quartiere un museo a cielo aperto della memoria. Lì negli scorsi mesi erano stati realizzati venti murales da studenti, cittadini e artisti della zona tra cui quello cancellato, uno dei più significativi.

La denuncia è arrivata dalla presidente Municipio 3, Caterina Antola, ed è stata rilanciata dal segretario milanese Pd, Pietro Bussolati. “Un oltraggio vile e inaccettabile compiuto da vigliacchi fascisti nascosti nel buio da dove provengono”, dice Bussolati. Mentre Antola parla di “uno sfregio alla convivenza civile e al progetto che sta nascendo”.

“Dobbiamo prendere atto della deriva xenofoba e fascista a cui stiamo assistendo – denuncia Bussolati – Ormai non si tratta più solo di minacce sporadiche. Noi non ci voltiamo dall’altra parte, ma continueremo opporci con forza a questi signori che vorrebbero riportare in auge chi la storia ha sconfitto”. Antola sottolinea che l'”atto gravissimo”, definito una “provocazione inaccettabile” arriva pochi giorni dopo l’irruzione dei naziskin a Como nella sede dell’associazione Como senza frontiere.

“Ortica, quartiere caro alla Resistenza, è più forte di loro. Per questo – insiste Bussolati – è ancora più importante partecipare alla manifestazione di Como, sabato 9”, dove è prevista la risposta proprio al blitz del Veneto Fronte Skinhead. “Per dire a questi fascisti – conclude il segretario del Pd – che non riscriveranno la storia”.

Sempre a Milano, lo scorso aprile, nel giorno della commemorazione di Sergio Ramelli, l’estrema destra fece un blitz al Campo X del cimitero Maggiore per omaggiare i repubblichini. In quell’occasione in centinaia si esibirono nel saluto romano e lo diffusero sui social tramite i canali di CasaPound. Un modo per aggirare il divieto imposto in occasione del 25 aprile. Poi nel corso della manifestazione, i circa 2mila militanti giunti a Milano chiamarono il “presente” alzando il braccio destro al cielo.

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