La prima sezione penale del Tribunale di Milano ha condannato Salvatore Ligresti a 5 annni e 100.000 euro di multa per aggiotaggio. Il collegio ha inflitto anche a 4 anni e 80.000 euro di multa l’ex immobiliarista Giancarlo de Filippo e a 3 anni e 60.000 euro di multa il fiduciario Niccolò Lucchini nell’ambito del processo per una presunta manipolazione del mercato sui titoli Premafin. I giudici hanno anche disposto la confisca delle azioni UnipolSai già sequestrate e 250.000 euro di risarcimento alla Consob.

La Procura aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere per il primo, e 3 anni gli altri due, arrivando a concludere che, i beneficiari delle operazioni sotto accusa – tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010, sarebbe stato manipolato il valore di Borsa del titolo Premafin (confluita in UnipolSai) con compravendite effettuate da due trust off-shore con sede alle Bahamas (Ever Green ed Heritage) riconducibili all’ingegnere di Paternò e titolari del 20% del capitale della società – sarebbero stati i Ligresti e le loro ‘galassia’ societaria, in particolare Imco e Sinergia, poi fallite. Le difese hanno invece sostenuto che il procedimento si fonda su “catena di presunzioni senza prove oggettive”, su “vizio di fondo dell’impostazione accusatoria” e su una “contestazione costruita a tavolino”.

Decisa dai giudici anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’Ingegnere. Gli imputati dovranno pagare alla Consob, parte civile nel procedimento, 250mila euro per “danno non patrimoniale”, i piccoli azionisti di Premafin dovranno invece rivolgersi alla giustizia civile per il risarcimento patrimoniale e non. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni. Al centro del processo, chiesto dal pm Luigi Orsi prima del suo trasferimento a Roma in Cassazione, ci sono una serie di operazioni effettuate da due trust esteri, con sede alle Bahamas, su titoli Premafin, realizzate tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010, e che sarebbero state finalizzate a tenere alto il prezzo dei titoli della società, all’epoca quotata.

Per l’accusa, Ligresti aveva tutto l’interesse a mantenere alto il prezzo delle azioni Premafin in quanto erano gli asset che le due holding della famiglia, Imco e Sinergia, avevano dato come garanzia per i loro debiti. Inoltre, l’Ingegnere non voleva correre il rischio di vedere diluita la sua quota in Premafin per non perderne il controllo. Premafin doveva fare un aumento di capitale e, secondo la ricostruzione della procura, con il valore più alto dei titoli, ci sarebbe stata una minore emissione di nuovi titoli e quindi un minore rischio di diluzione per gli azionisti. Giancarlo de Filippo risulta essere, per l’accusa, il trustee del fondo Heritage e l’asset manager dell’altro veicolo coinvolto, The ever green security trust, mentre Lucchini è imputato in quanto considerato colui che ha ricevuto il mandato a operare sul titolo Premafin. Interpellato dopo la sentenza, Gian Luigi Tizzoni, avvocato dell’Ingegnere, dichiara: “Attendiamo di leggere le motivazioni e valuteremo di proporre appello. Sarà importante capire come il tribunale ha valutato il quadro indiziario proposto dalla pubblica accusa che a nostro avviso si reggeva su presunzioni e non su elementi oggettivi”.

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