Tredici colpi di pistola contro le vetrine del supermercato Lidl. Un incendio doloso ha distrutto l’ingresso della storica azienda vinicola “Tramontana”, il cui titolare è il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Antonino Tramontana. Le due intimidazioni si sono consumate a distanza di un chilometro. Tutto nella stessa notte. Il quartiere di Gallico, la periferia nord della città dello Stretto, si conferma uno dei posti più caldi sul fronte della criminalità organizzata. Nei giorni scorsi altri esercizi commerciali hanno subito attentati. La storia è sempre la stessa.

Ad accorgersi dei colpi di pistola contro la struttura che ospita il supermercato Lidl sono stati alcuni dipendenti. Prima dell’orario di apertura, infatti, gli impiegati della catena hanno avvertito i carabinieri della stazione di Gallico e del Nucleo radiomobile che hanno eseguito i rilievi sequestrando pure i filmati delle telecamere a circuito chiuso nella speranza che possano fornire elementi utili alle indagini. Lo stesso è stato fatto in via Casa Savoia, poco distante, dove il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana ha consegnato l’hard-disk con i filmati registrati dalla telecamera che riprendeva l’ingresso dell’azienda vinicola. Il video dovrebbe aver ripreso chi, durante la notte, ha prima poggiato una gomma di auto e poi ha cosparso di benzina l’insegna e il portone del punto vendita. Come suo padre Vincenzo e suo nonno prima di lui, Ninni Tramontana è il titolare di una delle aziende di vino più antiche di Reggio. Quasi 120 anni di attività che, oggi, l’imprenditore cerca di far conciliare con l’incarico di presidente della Camera di Commercio.

Un impegno che, nell’ultimo anno, lo ha visto più volte partecipare ad iniziative antimafia. Stamattina si è svegliato con l’odore di fumo. Abita davanti al punto vendita preso di mira da quelli che lui stesso definisce “vigliacchi”. “Sono cose che ti colpiscono perché non siamo abituati a subire intimidazioni – commenta Tramontana a ilfattoquotidiano.it – Sono cose che ti segnano in famiglia. Io abito di fronte ma non ho sentito nulla durante la notte. Quando mi sono svegliato, alle 6, ho visto l’insegna abbassata, si era sciolta. Praticamente hanno messo un copertone con della benzina di fronte alla porta di ingresso e hanno appiccato il rogo. A Gallico c’è una brutta aria da diverse settimane. Stanotte hanno sparato pure al Lidl. Nei giorni scorsi è toccato ad altri commercianti. Non so cosa stia succedendo. A parte essere amareggiato per quest’atto, come presidente della Camera di commercio non arretrerò neanche di un passo. Anzi quest’episodio mi dà più forza e, pensando a questi vigliacchi che hanno messo fuoco all’azienda, cercheremo sempre più di combattere, di parlarne e di sensibilizzare gli imprenditori”.

Negli ultimi mesi, la Camera di commercio di Reggio ha partecipato a diversi incontri con Libera: “Cerchiamo di stimolare chi subisce questi atti a denunciare”. Stamattina è toccato a lui: “Ho presentato la denuncia e consegnato le immagini delle telecamere. Spero che ci diano dei risultati. Il mio messaggio agli imprenditori è quello di avere la forza di andare avanti, di far finta di nulla. Sono soltanto vili atti che ci devono dare più forza contro la criminalità”. Tuttavia Tramontana non ritiene che l’intimidazione subita possa essere collegata al suo impegno di presidente di categoria: “Se fosse stato un periodo tranquillo per il territorio, avrei pensato che quest’intimidazione potesse essere collegata alla mia attività alla Camera di Commercio. Solo che ci sono stati tanti episodi in questo mese a Gallico. Non lo so interpretare”.

Di certo è che il quartiere a nord di Reggio Calabria è quello dove la Direzione distrettuale antimafia sta riscontrando più frizioni all’interno della ‘ndrangheta: boss che entrano ed escono dal carcere da dove non hanno mai smesso di dettare gli ordini agli affiliati. Ma anche omicidi di capicosca (come il boss Mimmo Chirico avvenuto nel 2010) sui quali le forze di polizia stanno ancora indagando e delitti eccellenti (come l’agguato del 2011 all’aspirante boss Giuseppe Canale), in parte risolti con l’arresto, la settimana scorsa, dei responsabili. Dalle carte dell’inchiesta emergono episodi inquietanti come le autorizzazioni che chi vuole avviare un esercizio commerciale deve chiedere alla cosca. Soggetti non identificati che si presentano con un “Sono lo zio Peppe” e che, ai parenti del capolocale, chiedono di fare da tramite con chi sta più in alto nella famiglia mafiosa. “Senti una cosa, con quell’amico di Archi sei sempre in amicizia?”. “Si”. “Lui sta aprendo qualche cosa di barche…yatch… è un amico mio”. La ‘ndrangheta è anche questo. Ha ragione Ninni Tramontana: “A Gallico si respira una brutta aria”.

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